Da circa dieci anni, la Russia affronta diversi cicli di sanzioni. La prima ondata è iniziata dopo l’annessione, nel 2014, della Crimea, la penisola affacciata sul Mar Nero. Tuttavia, la maggior parte delle sanzioni è stata imposta successivamente, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle sue forze armate.

Sebbene le prime sanzioni annunciate dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nel febbraio 2022, abbiano colpito duramente la Russia, non hanno affondato l’economia del paese. Nel 2023, l’economia russa ha registrato una forte crescita rispetto l’anno precedente. Dietro a questa resistenza ci sono varie motivazioni ma non è garantito che ciò possa continuare negli anni a venire.

L’economia della Russia resiste alle sanzioni occidentali

Nel 2014, la Russia ha annesso la Crimea, una mossa cruciale di Mosca che ha poi portato all’invasione dell’Ucraina. Già 10 anni fa, l’Occidente aveva imposto sanzioni contro la Russia in sostegno alla visione di un'”Ucraina unita e libera”. A partire da febbraio 2022, l’anno in cui è iniziata l’invasione del territorio ucraino, Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito hanno introdotto ulteriori sanzioni contro la Russia, colpendo oligarchi ed esponenti del regime. Diversi alleati, inoltre, hanno congelato beni russi.

Le sanzioni occidentali hanno inizialmente frenato la capacità bellica di Mosca. Subito dopo lo scoppio della guerra, il paese ha anche affrontato una crisi finanziaria legata principalmente alla sfiducia dei cittadini russi, che ha portato ad un tentativo collettivo di prelievo di denaro dalle banche. In questo periodo, la valuta russa, il rublo, ha perso oltre il 40 per cento del suo valore. Mosca è riuscita a stabilizzare la situazione aumentando i tassi di interesse fino al 20 per cento.

Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, nel 2024 l’economia russa crescerà del 3,6 per cento rispetto alla precedente previsione del 3,2. La crescita dell’economia è stata alimentata da diversi fattori. Le autorità hanno cercato di stimolare la ripresa aumentando la spesa pubblica nel settore militare, in quello edilizio e in quello manifatturiero che hanno registrato i maggiori incrementi. Nel periodo successivo, la produzione dell’industria bellica ha mostrato un trend di crescita. Le regioni hanno contribuito in modi differenti: quelle caratterizzate dalla produzione industriale hanno registrato una forte crescita economica, mentre le regioni più povere hanno partecipato principalmente al reclutamento militare. L’attività economica è stata sostenuta anche dai ricavi provenienti dall’esportazione di petrolio e gas.

Perché le sanzioni non sono state efficaci?

Secondo alcuni analisti, la progettazione delle sanzioni non ha prodotto i risultati sperati. Questo è dovuto, in particolare, al fatto che le restrizioni sono state introdotte gradualmente e non in maniera tempestiva. L’imposizione graduale avrebbe permesso a Mosca di adattarsi progressivamente trovando soluzioni alternative per le aree dell’economia colpite.

La situazione attuale non implica necessariamente che le sanzioni siano fallite. In realtà, alcuni studiosi indicano che gli effetti saranno più evidenti nel lungo periodo. In particolare, il settore delle esportazioni energetiche potrebbe diventare più vulnerabile a ulteriori sanzioni in futuro. L’embargo sui componenti elettronici avrà un impatto significativo in settori chiave come l’automotive poiché il paese dipende in gran parte dalla tecnologia occidentale.

Anche gli interventi dello stato potrebbero avere un loro impatto. Il crescente squilibrio di un’economia, orientata verso la produzione militare, sarà accompagnato da un’inflazione elevata che avrà un effetto significativo sulle dinamiche future. La produzione civile e diversi settori fondamentali come l’agricoltura rischiano di andare in crisi, e questo, insieme alle tendenze di calo di manodopera, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Il tasso di disoccupazione è al 2,4 per cento il che suggerisce che una disponibilità di manodopera limitata.

È possibile una tregua nel 2025?

La guerra ormai si avvicina al quarto anno. La Russia da mesi continua ad avanzare nelle regioni sudorientali dell’Ucraina mentre le forze di Kiev mantengono le loro posizioni nella regione russa di Kursk. Negli ultimi giorni, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha presentato al pubblico il suo piano di vittoria che, come annunciato precedentemente, vuole ottenere una pace giusta per il suo paese, senza perdite di territori. Il piano di Zelensky si basa principalmente sull’aiuto dei suoi alleati e soprattutto degli Stati Uniti. A meno di due settimane dalle elezioni presidenziali, non è chiara la strada che possa prendere Washington riguardo alla guerra in Ucraina. Tutto dipenderà dalle politiche che adotterà il prossimo inquilino della Casa Bianca.