È mai possibile che un presidente del Senato che ha prestato la voce a un personaggio dei Simpson, che è stato un cavallo di battaglia di Fiorello imitatore, che ha ricevuto un assegno in bianco da Aurelio De Laurentiis perché lo voleva in uno dei suoi cinepanettoni, che sfoglia la Gazzetta dello Sport mentre dirige i lavori di Palazzo Madama, che non ha problemi a confidare di avere a casa un busto di Mussolini, che davanti alle telecamere litiga, scalcia, canta, tifa (Inter), indica, come il mister più navigato, titolari e tattica alla nazionale politici prima della Partita del Cuore, oggi, 21 ottobre 2024, sia ricercato su Google per una semplice intervista sullo scontro politica-magistratura e un libro sugli anni di piombo (in uscita domani) come se fosse un politico qualsiasi?

Capita a Ignazio La Russa, dopo che, da seconda carica dello Stato, ha rivendicato per la sua destra “rispetto” dai magistrati e dopo che ha testimoniato nel libro di Nicola Rao “Il tempo delle chiavi. L’omicidio Ramelli e la stagione dell’intolleranza” (edizioni Piemme) che negli anni Settanta di piombo, quando era il leader dei giovani missini di Milano, i rossi volevano ucciderlo. A salvarlo furono la sua fidanzata dell’epoca, un carabiniere e, “diciaaamolo”, per dirla come farebbe Fiorello imitandolo, il suo cane lupo.

Ignazio La Russa, l’intervista e il libro che fanno discutere

Quando, il 13 ottobre 2022, fu eletto presidente del Senato, fu chiamato sullo scranno più alto di Palazzo Madama da Liliana Segre, che dirigeva nell’occasione l’assemblea da senatrice anziana. La scena apparve quasi un paradosso, uno scherzo della storia. O, magari, solo la dimostrazione plastica della forza della nostra democrazia: la sopravvissuta alla Shoah proclamava seconda carica della Repubblica il figlio di Antonino, il segretario del Partito Nazionale Fascista di Paternò, la città siciliana in cui Ignazio Benito Maria nacque nel 1947 prima di trasferirsi a Milano. E lui, da attore (politico) consumato (è in Parlamento dal 1992), entrò in scena nella sua nuova veste a modo suo: con un mazzo di rose bianche da offrire alla signora.

E comunque: in quei giorni, i giornali (non certo quelli di area centrodestra) scrissero che “la commedia italiana era giunta al vertice delle istituzioni”. E che, di questa commedia, “La Russa era un esponente decisivo”: con lui seconda carica dello Stato, si passava “dalla politica-spettacolo allo spettacolo della politica”:

“L’occhio fiammeggiante, la barba aristotelica, la voce cavernosa con quel curioso accento siculo-milanese, la sua gestualità, fanno di La Russa quello che si dice un personaggione”

ebbe modo di sentenziare lo storico parlamentarista Filippo Ceccarelli senza mancare di sottolineare:

“Lui lo sa e ci ha preso gusto”

Magari anche per questo, già nel 2011, quando era ministro della Difesa, non esitò a scalciare Corrado Formigli che lo tallonava da inviato di Anno zero. A uno come lui lo si poteva già perdonare.

L’intervista sui rapporti politica-magistratura

E in effetti: ormai sono due anni che Ignazio La Russa interpreta il ruolo di presidente del Senato a modo suo. Non facendo niente, vale a dire, per apparire ciò che non è. Lui è di parte. E anche nelle vesti di presidente del Senato, fuori dall’aula, bisogna dirlo, non fa nulla per nasconderlo. Anche oggi, dando l’intervista a Repubblica sui rapporti politica-magistratura, è impossibile sostenere che non parli da leader di Fratelli d’Italia. Alla domanda “davvero credete che un pezzo di magistratura voglia far cadere il governo?” la sua risposta ha fatto riferimento anche alla possibilità di una riforma costituzionale:

“Io dico una cosa completamente diversa: la destra, che vuole governare, vorrebbe rispetto per le prerogative della politica. Ed è per questo che dobbiamo chiarire la zona grigia. Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica. Insieme, in modo concorde – maggioranza, opposizione, magistrati – dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona”

La Russa ha proposto la riforma del Titolo IV della nostra Carta:

“A chi spetta definire esattamente i ruoli della politica e della giustizia? Se la Costituzione non appare sufficientemente chiara, si può chiarire meglio. Potrebbe essere utile una riforma che faccia maggiore chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura, così non funziona”

Le reazioni dei politici

Apriti cielo. Le parole di La Russa sullo scontro tra politica e magistratura hanno acceso lo scontro tra maggioranza e opposizione. Il microfono dell’inviato di Tag24.it Lorenzo Brancati è stato caldo tutto il giorno attorno ai Palazzi. Ad aprire il fuoco di fila è stato il capogruppo in Senato del Pd Francesco Boccia:

“La costituzione è molto chiara a proposito della divisione dei poteri: la magistratura è autonoma e indipendente e l’esecutivo deve rispettarla. Evidentemente, la seconda carica dello Stato non sente sua la Costituzione”

Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra è stato tranchant:

“Se La Russa si sente un leader politico si dimetta da presidente del Senato”

A difendere La Russa è stato il suo collega di partito Giovanni Donzelli:

“La sua è una proposta interessante. Noi non abbiamo alcun problema con la magistratura, ma almeno un magistrato si vede che ne ha con Giorgia Meloni”

ha detto riferendosi al caso Patarnello

Il libro sugli anni di piombo

Fatto sta che Ignazio La Russa, oggi, è stato protagonista anche per un libro che debutterà domani: “Il tempo delle chiavi” di Nicola Rao. Parla degli anni di piombo di Milano, e La Russa confessa che doveva essere ucciso al posto di Sergio Ramelli, il 19enne legato al Fronte della Gioventù morto in seguito all’aggressione di un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia nel 1975. Il loro obiettivo, però, era proprio l’attuale presidente del Senato che ha confidato di essersi salvato, una volta, perché un colpo, anziché lui, finì sulla spalla della sua ragazza, un carabiniere sparò per disperdere gli aggressori. E perché, in ogni caso, sempre, La Russa andava in giro con il suo cane lupo.

“Evidentemente, lo credevano ferocissimo. Invece era buonissimo”

In fondo, così proprio come vuole apparire lui: la parte in commedia che si è scelto è quella dell’ex fascista cattivo diventato buono. Istituzionale, a modo suo.