La Settima Arte si ricompatta nella lotta e nella protesta. È già successo nella storia, dal Sessantotto al recente sciopero degli attori di Hollywood, e si concretizza anche alle nostre latitudini. Per l’esattezza, alla Festa del Cinema di Roma 2024 dove l’associazione Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo) è protagonista oggi, 21 ottobre 2024, sul red carpet, per far sentire la propria voce di protesta e quella di tutto il comparto in relazione ai problemi che lo affliggono.

A partire dalla questione del diritto d’autore e dello sfruttamento illegittimo delle sembianze o della voce di attrici e attori, mediante l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Un problema cruciale intorno al quale proprio il sindacato degli attori di Hollywood ha mosso guerra all’industria lo scorso anno, paralizzandola fino a ottenere risposta alle proprie richieste.

Poi c’è il braccio di ferro continuo con il governo. Gli artisti non hanno dimenticato i ritardi accumulati dal ministero della Cultura per i decreti attuativi sui finanziamenti che, di fatto, hanno bloccato le produzioni per mesi. Dal tappeto rosso della kermesse romana, eccoli dunque chiedere in coro un confronto risolutivo, che dia prospettive per il presente e il futuro del settore.

Gianmarco Tognazzi e il nuovo Imaie alla Festa del Cinema di Roma: “Risolvere i problemi è il dramma di questo Paese”

Dopo mesi di polemiche e confronti, in quella che è sembrata una vera e propria guerra aperta dall’esecutivo e dal ministero della Cultura al mondo del cinema, oggi il festival romano dà voce proprio ai professionisti e ai volti noti del settore per far sentire forte il loro grido di allarme.

Un grido lanciato da tempo dalle maestranze e dai reparti tecnici, quelli più colpiti dalla crisi e dall’immobilismo delle produzioni perché lontani anni luce dagli stipendi faraonici delle star. Proprio loro scesero in piazza all’inizio dell’estate per chiedere conto non solo del ritardo accumulato per i decreti attuativi delle leggi su finanziamenti e tax credit (il credito d’imposta riconosciuto a chi finanzia e investe nella produzione di un film) ma anche del silenzio distaccato ricevuto dall’allora ministro Sangiuliano di fronte alle richieste di chiarimenti e confronti avanzate dal settore.

Anche i ‘big’ del cinema si sono fatti sentire, con Nanni Moretti che, dal palco dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ha invitato i colleghi a farsi sentire contro una legge sul cinema definita “pessima:

Oggi la Festa del Cinema di Roma dedica un’intera giornata a questa crisi, aprendola con l’incontro ‘Film, musica e piattaforme social: quale futuro per i compensi degli artisti’, alla presenza di Gianmarco Tognazzi e della cantante Noemi, in rappresentanza dell’associazione Nuovo Imaie.

Raggiunto dall’inviato di TAG24 Thomas Cardinali, Tognazzi ha detto chiaramente che “c’è preoccupazione” per quanto riguarda lo sfruttamento dell’immagine degli artisti da parte di social e piattaforme digitali. Lo sfruttamento della popolarità degli artisti permette, infatti, a queste grandi compagnie internazionali di fatturare profitti considerevoli attraverso la pubblicità ma, di queste cifre, poco o nulla arriva ai talent.

Proprio questo fu uno dei motivi per cui scoppiò lo sciopero degli attori di Hollywood lo scorso anno, portando a un blocco dell’industria cinematografica e televisiva come la Mecca del Cinema non ne aveva mai visti prima.

Una questione che va risolta, secondo il figlio del grande Ugo Tognazzi, al pari di quella dell’intelligenza artificiale e della sua capacità di manipolare immagine e voci delle celebrità. Ma prima, sottolinea, è necessario intervenire su problemi che definisce “atavici” del sistema, a partire proprio dalle leggi sul finanziamento emesse dal governo per le quali è necessario, dice senza mezzi termini, darsi una mossa:

“La cosa più importante è la volontà di risolverle. E questo problema non riguarda solo il nostro settore ma il nostro Paese. Si parla tanto ma poi diventa difficile ‘quagliare’. Invece è venuto il tempo di quagliare“.

Stefano Accorsi e Fabrizio Gifuni si rivolgono al ministro: “Cinema bistrattato ma è un bene indispensabile”

Ma è dal red carpet allestito in serata che la battaglia sindacale degli artisti di cinema e teatro prende definitivamente la scena.

L’occasione è il premio che viene assegnato proprio dai membri dell’associazione. Raggiante la presidente di UNITA, Vittoria Puccini, che esalta il valore del riconoscimento, il primo in cui “finalmente gli attori premiano gli attori“:

“Questo premio ha un valore speciale perché un riconoscimento a un’attrice o un attore da parte dei propri colleghi è sicuramente una grande gratificazione per chi fa il nostro lavoro. Perché noi come attori sappiamo riconoscere il lavoro, la fatica che c’è dietro alla costruzione di un personaggio”.

Oltre alle celebrazioni, però, il tappeto rosso è l’occasione per alcuni ‘big’ del nostro cinema, di far sentire la propria voce, in primo luogo verso le istituzioni.

Ecco, dunque, che Stefano Accorsi dice chiaramente che nell’ultimo periodo, il cinema è stato bistrattato” dalle istituzioni. L’attore di “Radiofreccia“, “Romanzo criminale“, “A casa tutti bene” e altri grandi successi del cinema italiano, ricorda come il cinema non sia fatto soltanto dai divi come lui ma da “centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo” e chiede anche per loro serietà e un dialogo che, finora, sembra essere mancato:

“Chiediamo solo attenzione e ascolto. Ascolto reciproco onesto e sincero, senza pregiudizi e senza preconcetti. Quando sono i pregiudizi a guidare un’azione invece che un ascolto leale, questo danneggia tutti”.

Gli fa eco Fabrizio Gifuni che, senza troppi giri di parole, si rivolge al ministro per chiedergli maggiore serietà nei riguardi del cinema:

“Gli chiederei di trattare il cinema e, in generale, il teatro e anche la musica come meritano, come beni indispensabili. Non come cose di cui ci si occupa nel tempo libero. Di avere, quindi, un atteggiamento finalmente serio da parte delle istituzioni. Questo è un gioco, ma è un gioco molto serio”.

Greta Scarano e Beppe Fiorello alla Festa del Cinema di Roma: “Prendeteci sul serio perché facciamo sul serio”

Dalle parole dei professionisti emerge con chiarezza un elemento: il ministero della Cultura, finora, ha evitato o ridotto ai minimi termini il dialogo con il settore. Da tutti, dai protagonisti del grande come del piccolo schermo a quelli dei palcoscenici teatrali, emerge con chiarezza una richiesta di attenzione evidentemente, fin qui, disattesa.

Anche Giuseppe Fiorello, uno dei volti più amati della serialità Rai, non chiede altro che questo: un confronto tra le istituzioni e tutte le componenti del settore coinvolte:

“La prima cosa è di non rendere ideologica questa discussione che, invece, va messa su un tavolo dove si devono sedere gli artisti, i produttori e la politica. Per guardarci negli occhi e dialogare tranquillamente, creativamente, politicamente, di cosa è giusto fare e cosa no. Di fare autocritica, noi e loro, e cercare un dialogo”.

Più decisa l’attrice Greta Scarano che, prima, si rifugia in una battuta e, riferendosi alla fama di ‘egocentrismo’ che circonda divi e dive, sostiene che attori e attrici si prendono probabilmente più sul serio di quanto non facciano le istituzioni.

Poi, però, il suo discorso diventa decisamente più accigliato, quando ricorda come il cinema crei “tanto lavoro e tanto indotto“, chiedendo alle istituzioni di prendersene più cura, convinta che il benessere di una società si misuri “sul benessere della sua cultura:

“Credo che si debba dare più attenzione e spessore a un compartimento fondamentale dal punto di vista economico e che alza il livello della società. Quindi vogliamo che ci prendano sul serio perché noi facciamo sul serio“.

Attrici e attori che, dunque, hanno parlato con una sola voce dalla Festa del Cinema, con una chiarezza e un’unità d’intenti che raramente si è vista nel panorama, solitamente ‘slegato’ e disomogeneo, del cinema italiano. Ora la palla passa al governo e al ministro Giuli.