Donne lavoratrici: nel 2030 il 45% sarà single. Ad oggi una su cinque oggi esce dal mondo del lavoro, dopo il parto, per via dell’impossibilità di conciliare vita professionale e famiglia. Tant’è che siamo il Paese col più basso tasso di occupazione femminile, meno di una donna su due ha un impiego. Una vecchia storia, a cui si aggiunge il tanto discusso e irrisolto divario retributivo, ma tutto a breve sarà un ricordo. Nel 2030 quasi la metà delle donne lavoratrici sarà single, abbiamo voluto leggere il fenomeno con l’aiuto del sociologo Nicola Ferrigni.

Donne lavoratrici: professione libertà e autodeterminazione

Si tratta di una “dichiarazione di indipendenza – ha spiegato Ferrigni – il crescente numero di donne che sceglie di essere single, e indipendente, mette in discussione i ruoli di genere tradizionali evidenziando come la professione non sia solo un percorso economico, ma anche un mezzo per conquistare maggiore libertà e autodeterminazione. Il lavoro non trasforma solo l’identità personale, ma ridefinisce il tessuto sociale aprendo spazi a nuove forme di vita e relazione. Lavorare significa costruire una nuova identità in cui autonomia e indipendenza si intrecciano. La donna di oggi, non cerca solo uno stipendio e la parità, cerca spazio, libertà e possibilità di ridefinire chi è, senza dover rendere conto a nessuno.”

Chi sono le donne single?

Le donne single, e lavoratrici, sono l’icona del futuro – ha aggiunto Ferrigni – libere, indipendenti e sempre meno inclini a sacrificare la loro libertà: è la rivoluzione silenziosa destinata a riscrivere la storia. La crescente indipendenza femminile non è un segnale di crisi, ma un sintomo di evoluzione sociale. Siamo al capolinea dell’individualismo, ma è un viaggio necessario. La crescente indipendenza delle donne è il segnale di cambiamento sociale. Non tutte le donne lavoratrici single vivono la propria condizione come una scelta pienamente emancipata. In molti casi, essere single e lavorare rappresenta più una necessità che una conquista.”

Ripercussioni demografiche

E’ un cambiamento che avrà ripercussioni demografiche. “Il calo della natalità è il sintomo di un male più profondo. La donna contemporanea rifiuta il compromesso: o le istituzioni si svegliano e creano un mondo dove famiglia e carriera convivono in armonia, o ci ritroveremo in un mondo con meno bambini, ma molte più donne libere e soddisfatte. La società deve adattarsi, non cercare di ‘aggiustare’ le donne: politiche sociali innovative potrebbero ridisegnare il futuro, ma solo se capiamo che le donne non torneranno indietro. La libertà non si scambia più per convenzioni familiari antiquate. Il calo della natalità è sintomatico altresì di una frammentazione sociale più ampia. In una società dove il “noi” collettivo si indebolisce, la scelta di fare figli viene sempre più ritardata o evitata. Il lavoro diventa centrale nella vita delle donne, ma senza il supporto delle istituzioni per conciliare vita lavorativa e privata, la natalità continua a calare.”

La demografa Alessandra Minello: sceglieranno la carriera

“La carriera avrà la precedenza sulla famiglia, così come le prospettive di ascesa professionale aumenteranno. E’ una questione di scelte di percorsi di vita: investire sul lavoro può voler dire occuparsi meno della vita di coppia. La vedo come un’apertura, non come una diminutio – ha sottolineato la demografa Alessandra Minello, in un’intervista in esclusiva a TAG24.IT – è la scelta consapevole di non voler investire allo stesso modo negli affetti. La situazione è già critica oggi, la percentuale di persone senza figli sta aumentando in Italia e nel mondo, ma la maggior parte di questi sono uomini. In Italia l’Istat stima che il 25% delle nate negli anni ’80 finirà il periodo fertile senza aver avuto figli: una parte per scelta, una parte perché non sono riuscite ad averne pur desiderandoli: più che una questione di genere, ne farei una questione generazionale.”

Il significato del matrimonio

Il matrimonio, così come lo conosciamo, è obsoleto, non più un obbligo sociale. Un buon matrimonio? Certo, se è basato sulla parità totale e su una dose massiccia di libertà. Molte donne oggi non hanno bisogno di sposarsi per sentirsi realizzate. Il grande amore è una scelta, non un imperativo – ha sottolineato Ferrigni – l’unico limite è quello che la società impone, e oggi le donne stanno imparando a smantellarlo pezzo per pezzo. È tempo di capire che le donne non cercano di ‘farsi strada’ in un mondo maschile: stanno costruendo un mondo nuovo. L’amore? Sì, ma solo alle loro condizioni, senza compromessi che ne ostacolino la libertà.”

La leadership femminile è necessaria

“La leadership femminile è il jolly del mercato del lavoro moderno. Le aziende guidate da donne non sono solo più efficienti, ma sono quelle che sopravviveranno alla tempesta del mercato moderno. Più inclusione, più innovazione, più creatività: è il tocco magico delle donne – fa notare il sociologo – portano una visione inclusiva che fa prosperare i business. A differenza degli stili di leadership tradizionalmente maschili, basati su competizione, aggressività e controllo.”

Una sfida per il futuro

“La vera sfida è creare un modello di leadership differente, capace di valorizzare qualità come l’empatia, l’inclusione e la collaborazione, che non sempre trovano spazio nel contesto aziendale attuale. E per molte donne, la realtà lavorativa è tutt’altro che un traguardo di libertà: è una lotta quotidiana contro discriminazioni, salari inferiori e una continua pressione a dimostrare di essere all’altezza in un ambiente ancora largamente maschilista – conclude Nicola Ferrigni – mi piace tuttavia evidenziare un segnale chiaro: il futuro del business è rosa, e chi non lo capisce è destinato a restare indietro, tra i rottami del vecchio capitalismo.”