Sgombriamo subito il campo: la Liguria ha quattro province, la città metropolitana di Genova, Imperia, La Spezia e Savona. E dato che ci siamo: Novi Ligure è in provincia di Alessandria, in Piemonte; l’Emilia Romagna non confina con il Trentino Alto Adige; il Giappone non confina con la Cina; il Cile non è il Venezuela; Times Square non si trova a Londra. Tanto per correggere qualche gaffe geografica. Ma quando i politici perdono la bussola, sono guai. Vedere per credere l’ultimo esempio di Andrea Orlando, candidato alla presidenza della Regione Liguria che aveva un obiettivo su tutti da raggiungere in campagna elettorale: far dimenticare che (quasi) tutta la sua carriera politica si è svolta direttamente a Roma, tra parlamento e ministeri. E invece: a una settimana dall’esame delle urne, è caduto anche lui sulla geografia dicendo che le province liguri sono cinque anziché quattro.

Le gaffe geografiche dei politici

Ora, ricordato che, taglio dopo taglio, la geografia a scuola è stata ridotta all’osso (dalla politica), essa di tanto in tanto si vendica. E Andrea Orlando, l’ultima vittima della serie, ha fatto bene a prenderla con autoironia aprendo l’ultimo comizio così:

“Un saluto a tutti gli abitanti delle sei province liguri…”

Avrebbe potuto utilizzare un modo migliore per rispondere alle accuse degli avversari politici? Quest’ultimi non hanno perso tempo a dargli addosso: 

“L’Orlando smemorato, dopo essersi dimenticato per vent’anni della Liguria, tanto che per farsi eleggere in parlamento si è presentato in Emilia Romagna, eccolo colpire ancora. Prima di candidarsi a presidente della Liguria il romano Orlando poteva almeno fare un ripasso di geografia ed educazione civica…”

Gli ha rimproverato Stefania Cosso, una candidata del centrodestra.

Certo: mai come Osho, al secolo Federico Palmaroli, che questa mattina, nella sua vignetta sulla prima de Il Tempo, lo ritraeva assieme a Elly Schlein, con quest’ultima che gli diceva: “Ma io dico… come fai a governà ‘na regione senza conosce manco i capoluoghi?. E lui: “Però i fiumi e i laghi li so tutti”.

E insomma: la tentazione di aggrapparsi sugli specchi, in questi casi, è fortissima. Orlando, infatti, ha fatto riferimento anche alla stanchezza della campagna elettorale: in meno di un mese ha presenziato a 220 tappe, un errore può capitare. Ma meglio affidarsi all’autoironia: miglior medicina, per una gaffe, non esiste.

E comunque: se l’ex ministro della Giustizia è scaramantico, sarà anche contento. Nel 2015, a fare una gaffe simile fu niente di meno che Giovanni Toti, il belzebù (per di più nato fuori regione: a Viareggio) contro il quale ora la sinistra si batte. Quell’anno, infatti, nonostante la gaffe di situare Novi Ligure in Liguria, quelle elezioni le vinse e da allora divenne signore di Genova (e dintorni).

A ben vedere, però, anche in quel caso fu l’ironia a cavarlo d’impaccio: appena eletto, gli fu chiesto: “Quale sarà il suo primo atto da presidente?” E lui rispose: “L’annessione di Novi Ligure! Ora proponiamo un referendum..”.

Il precedente di Lucia Borgonzoni, la leghista che voleva difendere i confini (sbagliati) dell’Emilia Romagna

In ogni caso: regione che vai, gaffe geografica che trovi. Nel 2019, Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra per le regionali contro Stefano Bonaccini, fu interrogata da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari nel corso della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” a proposito dei confini della regione che avrebbe voluto amministrare: anzi, i sacri confini, visto che si trattava di una esponente di spicco della Lega e, come insegna la vicenda di Salvini in questi giorni, questi rappresentano la priorità delle priorità per chi fa politica nel Carroccio.

Tuttavia, sempre a proposito di profili: un Matteo Salvini 2020, all’inizio della pandemia da Coronavirus, asserì che qualcuno, in Italia, doveva chiedere scusa se contavamo più contagiati del Giappone, “Paese che confina con la Cina”. Peccato che tra il Giappone e la Cina c’è di mezzo il mare.

Il precedente di Luigi Di Maio che confuse il Cile con il Venezuela

Altro precedente sempreverde risale al 2016. Luigi Di Maio, all’epoca, era solo la punta di diamante del Movimento Cinque Stelle: non era ancora stato nominato ministro degli Esteri nè Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico. Parlando del dittatore cileno Augusto Pinochet, lo abbinò al Venezuela.

La Times Square londinese del povero Sangiuliano (che si accorse della gaffe ma non ebbe la prontezza di fermarsi)

Last but not least, impossibile non citare il povero Gennaro Sangiuliano. L’ex ministro della cultura, evidentemente, era già alle prese con la storiaccia con Maria Rosaria Boccia, quando gli scappò detto che Times Square era a Londra anziché a New York.

Patrick Facciolo, un analista della comunicazione nonché public speaking coach, sostiene che Sangiuliano si accorse della gaffe quasi nell’istante stesso in cui la commise. L’errore dell’ex ministro, evidentemente, fu non fermarsi. Scusarsi, correggersi. Magari far tesoro di un pò di sana autoironia. E andare avanti.