C’era una volta la Roma di Luciano Spalletti capace di segnare 90 gol in 38 partite di Serie A nella stagione 2016/2017. Oggi, a distanza di sette anni, dalle parti di Trigoria è cambiato tutto. I giallorossi faticano in zona gol e persino la tanto criticata squadra dello scorso anno sembra un dolce ricordo. La Roma targata Mourinho-De Rossi, infatti, chiuse la stagione con 65 reti e il quarto migliore attacco del campionato.
Ad oggi la pericolosità offensiva della Roma è ridotta al minimo. Otto gol in otto giornate, con l’imbarazzante media di una rete a partita. Peggio fanno solo Empoli, Genoa, Lecce, Monza e Venezia, squadre con altre ambizioni di classifica e con mezzi tecnici evidentemente diversi. Ma cosa c’è dietro alla crisi dell’attacco giallorosso? Analizziamo le principali ragioni che hanno portato all’attuale situazione.
Roma, continua la crisi dell’attacco: non basta il solo Dovbyk
Lo 0-1 incassato contro l’Inter ha riproposto le difficoltà del reparto offensivo di Juric. La Roma ha avuto il controllo del gioco per buona parte della gara ma non è riuscita a concretizzare le azioni pericolose. I 3 tiri verso la porta di Sommer non sono bastati per trovare la via del gol e pareggiare la sfida dell’Olimpico. E se Dovbyk continua a dare segnali positivi il solo ucraino non può bastare per colmare le lacune dei suoi compagni.
Il numero 9 della Roma ha già realizzato 3 reti in campionato e una in Europa League. Anche ieri si è sacrificato per la squadra pur non brillando. Fino a questo momento l’ex Girona è la sola nota positiva dell’attacco giallorosso. Dybala sembra essere un lontano parente di quello ammirato nelle ultime stagioni e la posizione in campo non facilita il suo modo di giocare.
La Joya viene spesso a prendersi la palla allontanandosi così dall’area di rigore avversaria. Questo movimento, già visto a tratti nell’esperienza juventina, lo penalizza fortemente in zona gol. La sensazione è che Juric debba schierarlo più avanti e affidare i compiti di rifinitura ad altri interpreti. Dybala non era mai partito così male nei suoi anni alla Roma e l’unico gol realizzato su rigore contro l’Udinese preoccupa i tifosi.
Il periodo nero di Pellegrini
Chi dovrebbe cucire il gioco e fare da tramite tra il centrocampo e l’attacco è Lorenzo Pellegrini. L’ex Sassuolo, ancora a secco in campionato, sta vivendo un momento da incubo e fatica ad imporsi in zona offensiva. Con l’Inter si è visto qualche sprazzo positivo ma il numero 7 deve cambiare marcia così come il resto dell’attacco.
Nelle ultime stagioni il contributo di Pellegrini è sempre stato importante: lo scorso anno ha chiuso con 8 reti in campionato, mentre nel 2022 si era fermato a quota 4. Juric ha bisogno dei suoi gol e gli ha chiesto di prendere in mano la trequarti della Roma insieme a Dybala. Se non si sbloccherà anche dal punto di vista emotivo la stagione di Pellegrini rischia però di essere un flop.
Le scelte di mercato
I limiti della Roma derivano anche da alcune scelte di mercato alquanto discutibili. L’impatto di Soulè, arrivato dalla Juventus per 25 milioni di euro, è stato evanescente anche a causa dello scarso minutaggio. L’ex bianconero è ad oggi una seconda scelta e il 3-4-2-1 di Juric non esalta certo le sue caratteristiche. A Frosinone il classe 2003 ha dimostrato di trovarsi meglio sulla fascia e il ruolo da trequartista limita il suo estro e la capacità di rendersi pericoloso.
Ai giallorossi manca poi un vice Dovbyk che possa essere schierato al fianco dell’ucraino o prendere il suo posto. L’unica alternativa porta il nome di Eldor Shomurodov, centravanti che non è mai andato oltre gli 8 gol stagionali in Serie A e che è reduce da una stagione con sole tre reti all’attivo. Insomma, una mancanza di alternative che non può non incidere sui numeri dei giallorossi.