Nascono sempre meno in bambini in Italia e le conseguenze negative del trend a ribasso non riguardano solo il futuro del nostro Paese. A fare le spese delle nascite che diminuiscono di anno in anno sono anche quelle aziende che hanno legato il proprio brand all’infanzia, quelle aziende, cioè, che producono i prodotti riservati ai più piccoli e alla maternità. A risentire del calo demografico è la Peg Perego, fondata ad Arcore, in provincia di Monza e della Brianza, nel 1949, uno dei simboli più importanti del Made in Italy. La storia tutta italiana, fatta di qualità e innovazione, rischia di interrompersi. Da anni la società, leader per decenni del settore con curatissimi e resistenti passeggini, trio, seggioloni e giochi, vive una crisi dettata dai numeri in negativo della natalità. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, nel 2023 le nascite sono calate del 3,4% rispetto al 2022 e le previsioni per il 2024 non sono migliori. Anzi. In questo contesto così nero provano a sopravvivere le aziende italiane che hanno investito nel mercato dell’infanzia. La Peg Perego sta nuotando in acque torbide e in questo mare provano a galleggiare i dipendenti: sono a rischio 104 lavoratori, il 40% del totale. “Siamo molto preoccupati perché si tratta di persone che lavorano lì da 15-20 anni, hanno dai 45 anni in sù e una ricollocazione nel mondo del lavoro, vista l’età, risulta molto difficile”, spiega in esclusiva a Tag24 Gloriana Fontana della Fim Cisl Monza Brianza Lecco che si sta occupando della vertenza. A marzo 2025 scadrà la cassa integrazione straordinaria, che ne sarà di loro?

Peg Perego paga lo scotto del calo demografico in Italia, a rischio 103 posti di lavoro. Il 28 ottobre incontro Regione Lombardia-sindacati

E’ in corso, da tempo, un costante dialogo tra la proprietà, i sindacati e la Regione Lombardia. Il 3 ottobre 2024 si è svolto un confronto tra le parti a cui ha partecipato anche Confindustria. La famiglia Perego ha messo in evidenza le difficoltà degli ultimi anni causate dal numero di nascite che scende continuamente e dalla concorrenza cinese che strozza le imprese:

L’E-commerce consente ai consumatori di comprare prodotti direttamente dai produttori cinesi di qualsiasi sorta e, purtroppo, a questo fattore si aggiunge anche il fatto che assistiamo ad un fiorire di brand che aumentano la concorrenza. Giusto per farvi capire la situazione ad oggi abbiamo due brand cinesi che detengono il 70% delle quote di mercato. Il restante 30% se lo spartiscono gli altri, tra cui noi.

Lunedì 28 ottobre 2024 le sigle sindacali e le Rsu sono chiamate nuovamente in Regione per un altro incontro. La posta in gioco è alta e i tempi sono troppo stretti. I 104 dipendenti vanno salvati, la Peg Perego va salvata. “So che la Regione Lombardia, la Direzione Generale Sviluppo Economico, ha avuto un ulteriore confronto con la proprietà per discutere di un rilancio industriale. Sapremo il succo del colloquio il 28 ottobre – afferma Gloriana Fontana – quello che la Regione ha proposto e quello che l’azienda ha risposto. La maggior parte dei dipendenti lavora ormai 20 ore, il loro stipendio si è più che dimezzato. Tra cassa integrazione e stipendio guadagnano 750/800 euro al mese“.

La paura dei sindacati, Gloriana Fontana Fim Cisl MBL : “Temiamo la delocalizzazione della Peg Perego in Cina”

La crisi occupazionale attanaglia la Peg Perego da diversi anni, l’andamento dell’azienda segue, com’è normale che sia, il passo delle nascite in Italia. Oggi su 263 dipendenti 104 rischiano di rimanere senza lavoro. “E pensare che nello stabilimento c’erano 500 dipendenti e man mano il numero è stato sfoltito – racconta la sindacalista – a trainare la società sono i giocattoli perché la produzione dei passeggini ha subito un drastico calo. Un po’ per la natalità, un po’ per il costo di un trio per esempio, un po’ per il ricorso all’usato. Insomma per una serie di fattori. Dobbiamo dire che i prodotti della Peg Perego sono eccellenti, qualità altissima”.

E’ reale il rischio di una delocalizzazione in Cina, portare lì la produzione? “Al momento il prodotto che mandano in Cina è ridotto, comunque sta cominciando – dice Gloriana Fontana – In Cina la manodopera costa la metà della metà rispetto all’Italia e la politica non può fermare questo esodo. Se questo accadesse la qualità sicuramente non sarebbe più la stessa. Il timore c’è“.

La Peg Perego non sarebbe interessata a cambi di produzioni e strategie. Intende continuare a legare il proprio nome ai prodotti per l’infanzia: “Abbiamo proposto all’azienda di convertire parte della produzione in articoli per gli anziani o per gli animali. Queste idee non sono state prese in considerazione – chiarisce la sindacalista Fim Cisl- vogliono rimanere Peg e quando dici Peg dici bambino, non cane o anziano”.

Calo delle nascite nel 2023, Istat: “13mila in meno rispetto al 2022”

Il Report sulla natalità e fecondità della popolazione residente nel 2023 targato Istat mette in luce ancora una volta il preoccupante e drastico calo della nascite, -3,4% rispetto al 2022. Un calo che riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Non migliorano i dati nel 2024, secondo le stime provvisorie da gennaio a luglio le nascite sono 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023.