Sono di disperazione le parole affidate alla stampa da Andrea Farinelli, il 23enne di Esine che sabato sera ha perso il fratello Simone, di tre anni più giovane, nell’alluvione di Pianoro, in provincia di Bologna. Parole che colpiscono, che scuotono, mentre l’Emilia Romagna torna in ginocchio: ammontano a più di tremila le persone evacuate e a 15mila i blackout elettrici registrati a causa dei 175 millimetri di acqua caduti in pochi giorni.

Andrea Farinelli e il racconto della morte del fratello nell’alluvione di Pianoro, a Bologna

“L’ho tenuto fino a che ho potuto, ma a un certo punto… A un certo punto ho perso la presa. E non l’ho più sentito”, ha raccontato al Corriere della Sera Andrea Farinelli, fratello del ragazzo di appena 20 anni che sabato sera è stato travolto e ucciso dalla piena del torrente Zena mentre tornava a casa in auto dall’abitazione del compagno della madre, sull’Appenino.

Erano insieme, a bordo della Toyota Yaris bianca di famiglia, nei pressi di Botteghino di Zocca, una frazione di Pianoro. “Saranno state le nove e mezza circa”, spiega Andrea. “Un’onda d’acqua improvvisa è arrivata giù dalla collina. E ci ha portato via”. Lui si è salvato. “Sono riuscito a uscire dalla macchina, a tirarmi su aiutandomi con lo specchietto e ad afferrare mio fratello”. Simone non ce l’ha fatta.

La corrente era troppo forte: in pochi attimi l’ha trascinato via con tutta la macchina. Il suo corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco dopo ore di intense di ricerche solo domenica mattina. E Andrea non riesce a perdonarselo. Non riesce a perdonarsi di non aver avuto la forza di tenerlo stretto a sé. Così scrive ora sui social:

Ti ho amato dal primo giorno che ti ho visto, ti ho quasi considerato come un figlio. Il mio unico pensiero era quello di portarti a casa, volevo portarti al sicuro, ci sto pensando da ore: se avessi fatto scelte diverse forse tu saresti qui con me […]. L’acqua della pioggia ti ha portato via. L’acqua delle lacrime mi sta distruggendo.

Chi era la vittima, il 20enne Simone Farinelli

Simone “amava l’arte, il disegno e il cinema”. Oggi, 21 ottobre 2024, avrebbe dovuto iniziare a frequentare l’Accademia delle Belle Arti. Nato ad Esine, in provincia di Brescia, con i familiari viveva a Ozzano Emilia, non lontano dal luogo in cui si è consumata la tragedia. Si era diplomato al liceo Artistico “Arcangeli” di Bologna. E si occupava di volontariato.

L’Emilia Romagna torna in ginocchio: dichiarato lo stato d’emergenza per il maltempo

Il bilancio regionale è terribile: in pochi giorni si sono abbattuti sull’Emilia-Romagna 175 millimetri d’acqua. Nei capoluoghi di provincia più a rischio inondazione oltre tremila persone sono state evacuate in via precauzionale; 15mila i blackout elettrici registrati in poche ore; centinaia gli interventi dei vigili del fuoco in varie aree. L’allerta, per la giornata di oggi, è arancione.

Molte scuole sono state chiuse e lo rimarranno. L’obiettivo è limitare i danni, alle cose ma anche alle persone, ormai stremate dagli eventi. Risalgono a nemmeno un anno e mezzo fa le alluvioni che fecero 17 morti e diversi miliardi di perdite. La situazione è la stessa, secondo qualcuno anche “peggio del 2023”. C’è chi ha perso tutto. Come Andrea. “Non potrò più rivedere mio fratello”, dice al Corriere della Sera.

Lo ha capito subito, quando ha visto il fango e l’acqua inghiottire tutto. Ha capito che i soccorsi, nonostante gli sforzi, non sarebbero riusciti a riportarglielo vivo. La sua storia ricorderà a qualcuno quella dei tre ragazzi travolti dal fiume Natisone, i cui ultimi istanti di vita furono catturati in un video.