Il Napoli è letteralmente nelle mani del suo traghettatore Antonio Conte che ancora una volta veste i panni del leader indiscusso come lo era nella sua Juventus da capitano in mezzo al campo e da allenatore che ha aperto l’ultimo ciclo vincente di Madama durato un decennio con tre scudetti consecutivi.

I malumori dell’antijuventinità non lo hanno né colpito né minimamente sfiorato perché ha messo subito le cose in chiaro (…io sarà sempre il primo tifoso delle squadre che alleno…) e si è fatto voler bene dal primo giorno di ritiro dai tifosi napoletani che si sono totalmente affidati a lui.

Napoli, Conte e la mentalità tanto odiata dai napoletani che sta premiando la squadra

Gli stessi tifosi compreso il patron De Laurentiis che quando vedono la Juve spolverano odio a tutto tondo hanno capito che la mentalità di uno Juventino Doc è la giusta ricetta per vincere ed è la struttura portante del primato fin qui meritato.

Il bell’Antonio fantastico interprete del centrocampo della Juve di Trapattoni prima e di Lippi poi che ha assunto nel suo essere allenatore vincente negli anni le sembianze di una creatura che sta nel mezzo tra il Trap e il Paul Newman italiano dunque oggi è il vero trascinatore di una squadra che può far sognare nuovamente una città intera quale Napoli.

Concretezza e non ricerca forzata dell’estetica, punti e non noccioline da contare a fine partita col senso del rammarico, testa alta e pedalare sempre fino al 90esimo minuto, pressing e ripartenze letali sono gli ingredienti principali che tanto l’allenatore di Cusano Milanino quanto quelli di Viareggio hanno trasmesso ad Antonio Conte attraverso un lavoro che non accetta mai scuse se qualche volta ci scappa una sconfitta o un pareggio, un lavoro che sta premiando il Napoli consentendogli di guardare tutti dall’alto verso il basso.

La differenze con la stagione scorsa

Già in queste prime giornate della Serie A 24/25 il Napoli capolista ha dimostrato di aver colmato un gap con le rivali che l’hanno scorso l’ha costretto a terminare al decimo posto in classifica. Ma cosa è successo e dove risiede tutta questa differenza con la scorsa stagione? In primis nella scelta della nuova guida tecnica da parte di De Laurentiis che ha fatto discutere molto e ha indirizzato in malo modo la stagione.

Via Spalletti (allenatore dal gioco bello, concreto e dominante) cha ha voluto rescindere il contratto anzi tempo per poi investirsi del ruolo di CT della nostra nazionale è arrivato all’ombra del Vesuvio il francese Garcia, tecnico ex Lille e Roma ormai fuori dalle grandi competizioni (esonerato anche in Saudi League pertanto attorniato da un alone di diffidenza sulla possibilità che egli potesse raccogliere l’eredità del tecnico toscano) e sollevato successivamente dall’incarico dopo la falsa partenza in campionato.

In secondo luogo la partenza nel campionato edizione 23/24 sancendo alla fine 41 punti di distacco dall’Inter campione d’Italia e addirittura 15 punti dall’ultimo posto Champions disponibile (dal Bologna 5° in classifica) ha rappresentato un passato a dir poco disastroso.

Caratterizzato da una politica di mercato che aveva previsto solo il cambio d’allenatore mantenendo inalterato invece il parco giocatori laureatosi campione d’Italia nel campionato precedente ha preso una brutta piega, molto probabilmente, anche per l’appagamento di calciatori non abituati a vincere tutti gli anni sicché pure il subentro in panchina di Calzona, CT della Repubblica Ceca, non ha sortito effetti positivi.

Le differenze con il Napoli scudettato di Spalletti

Se da un lato il Napoli di Antonio Conte ha un identità ben precisa rispetto a quella di Garcia e di Calzona dello scorso e anche più convinzione nei propri mezzi dall’altro è sicuramente simile a quello scudettato di due anni fa per unità di intendi fra campo e spogliatoio.

Quali sono però le differenze? Tutto ruota attorno al modo di interpretare il gioco del calcio.

Più pulito, dominante (sempre col pallone fra i piedi) e tremendamente bello oltre ad essere devastante in fase realizzativa il Napoli di Spalletti.

Più concreto, dunque efficace con l’intento di non badare troppo ai fronzoli e il pregio di saper subire soffrendo per poi ripartite in contropiede per far male all’avversario quello di Antonio Conte che ha anche inserito sette nuovi innesti (Buongiorno, Spinazzola, McTominay, Lukaku, Neres, Marin e Gilmour).