La regione del Medio Oriente registra un’escalation delle tensioni. La guerra tra Israele e Hamas prosegue ormai da oltre un anno. Nell’ultimo mese, è scoppiato anche un nuovo conflitto in Libano tra l’esercito israeliano e Hezbollah.
In questi conflitti le forze armate di Tel Aviv hanno ucciso i comandanti di alto rango e i leader delle organizzazioni sostenute dall’Iran. Il 30 luglio, l’Idf ha ucciso il comandante di Hezbollah, Fouad Shukur, e pochi giorni dopo anche il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Successivamente sono stati uccisi diversi esponenti di Hamas e Hezbollah tra cui il leader del gruppo libanese, Hassan Nasrallah, e, lo scorso 17 ottobre, Yahya Sinwar.
Le guerre in Medio Oriente non si arrestano anche dopo la morte dell’ideatore del massacro del 7 ottobre ma è solo l'”inizio della fine” dei combattimenti, come annunciato dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Come si potrebbe arrivare ad una tregua? Secondo il regista israeliano, Eran Riklis, “serve un uomo che porti la pace”.
L’augurio di Eran Riklis per la pace in Medio Oriente
È possibile raggiungere la pace solo con i leader giusti. Il regista israeliano, Eran Riklis, oggi 19 ottobre, era alla Festa del Cinema di Roma per presentare il suo nuovo film “Reading Lolita in Tehran”, tratto dal libro della scritrice iraniana, Azar Nafisi.
Durante il suo intervento, Riklis ha parlato anche della situazione bellica in Medio Oriente. Ha rievocato la guerra dello Yom Kippur del 1973 per ricordare due influenti politici di quel momento Anwar Sadat e Menachem Begin che hanno ridefinito gli equilibri nella regione con la loro volontà di trovare la pace.
Quella guerra era stata combattuta nell’ottobre del 1973 tra Israele e gli stati arabi guidati da Egitto e Siria. “Ero un giovane soldato nel 1973… Nel 1977 accadde qualcosa di incredibile”, ha ricordato Riklis. Quell’anno, infatti, Anwar Sadat è stato il primo leader arabo a fare una visita ufficiale in Israele. Sadat ha incontrato l’allora primo ministro Begin. I due leader hanno continuato il loro sforzo per la pace regionale e due anni dopo, nel 1979, hanno firmato un trattato.
Ora penso a questi due uomini e credo che sia ciò che manca in questo momento, perché io sono preoccupato per Israele, sono preoccupato per l’Iran, sono preoccupato per il Libano, sono preoccupato per i Palestinesi. Sono preoccupato per così tante persone in tutto il mondo. Eppure penso che in un certo momento, in una certa epoca, basti una sola persona per cambiare le cose. E credo che alla fine quella persona si presenterà. Non so chi sia, non so da dove verrà, ma succederà.
La situazione in Medio Oriente
Secondo le parole di Netanyahu dello scorso 17 ottobre, in seguito all’uccisione di Yahya Sinwar, la guerra potrebbe finire anche subito “se Hamas deponesse le armi e restituisse gli ostaggi”. Nella giornata del 19 ottobre è stato lanciato un drone dal Libano verso la residenza del premier Netanyahu. Non ci sono state vittime.
Mentre la guerra a Gaza prosegue, Hamas si prepara a nominare il successore di Sinwar. Secondo quanto riporta la Bbc con riferimento ai funzionari di Hamas, il vice di Sinwar, Khalil al-Hayya, è considerato il favorito per diventare il nuovo leader.
La crisi umanitaria
Dall’inizio della recente ostilità tra Hezbollah e Israele circa 1,2 milioni di libanesi sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni. In un anno di scambio di attacchi, quasi 2.500 persone hanno perso la vità e circa 11.500 sono rimaste ferite.
Secondo i dati del ministro della Sanità di Gaza, ad oggi, almeno 42.500 palestinesi sono morti mentre i feriti sarebbero oltre 99.500. Gli ultimi attacchi israeliani del 19 ottobre hanno colpito il campo profughi di Jabalia nel nord della Striscia provocando almeno 33 morti e 85 feriti.