La prestigiosa sfilata di Giorgio Armani a New York è stata interrotta ieri da un’azione eclatante di protesta.
Un attivista di PETA, insanguinato, ha invaso la passerella con un cartellone, gridando contro l’utilizzo di pelli animali selvatici nelle collezioni dello stilista italiano.
L’episodio ha causato sgomento e stupore tra gli ospiti, mentre le guardie di sicurezza sono intervenute prontamente per allontanarlo.
Con questa azione, PETA intende lanciare un messaggio forte e chiaro: l’utilizzo di pelli esotiche e di animali allevati in condizioni spesso cruenti è da tempo al centro del dibattito e le proteste degli animalisti si moltiplicano in tutto il mondo.
Giorgio Armani, animalista insanguinato interrompe la sfilata
Ieri la sfilata di Re Giorgio nella Grande Mela è stata interrotta da un attivista di PETA che, sporco di sangue artificiale, ha invaso la passerella per diffondere la sua protesta.
Ecco il video, pubblicato da PETA stessa, su X.
Quali sono le accuse degli animalisti contro Giorgio Armani
La moda “di lusso” non dovrebbe utilizzare più la pelle di animali selvatici. Questa è la convinzione di PETA e delle altre associazioni animaliste.
E così, per far sentire la loro voce, ieri durante la sfilata di Armani a New York, un manifestante, vestito con una tuta da rettile e sporco di sangue artificiale, ha esortato lo stilista a non utilizzare più queste pelli nelle sue collezioni.
Ad onor del vero, Giorgio Armani ha già vietato pellicce e angora nelle sue collezioni, soprattutto dopo le altre campagne portate avanti da PETA.
Ma la casa di moda continua comunque a produrre e vendere accessori (orologi, cinte, borse) prodotti con pelli di rettile, nonostante ormai si sia a conoscenza della crudeltà atroce con la quale questi animali vengono uccisi.
Gli allevamenti spesso stipano gli alligatori in pozze umide e confinano i coccodrilli in fosse di cemento affollate e sterili. Tutto questo, secondo gli animalisti, è inaccettabile.
Un’indagine dell’associazione ha addirittura scoperto che i lavoratori uccidono gli animali tagliando grossolanamente il loro collo ( quindi non muoiono subito) oppure cercano di fracassare le loro teste con barre di metallo. Queste modalità sono cruente e provocano indicibili sofferenze.
Alcuni animali non muoiono subito e continuano ad agitarsi e a scalciare anche alcuni minuti dopo che i lavoratori li hanno colpiti.
Testimoni oculari, ascoltati da PETA, hanno visto operai che tagliavano le pelli da rettili ancora vivi e li lasciavano morire dissanguati.
Non solo! La filiale di PETA Asia avrebbe scoperto che i dipendenti sono soliti decapitare le lucertole e gonfiare i serpenti con l’acqua prima di scuoiarli, con tutta probabilità mentre sono ancora vivi.
L’obbiettivo di PETA è fare in modo che anche Armani commercializzi unicamente prodotti sostenibili e rispettosi degli animali. Ci sono varie opzioni di pelle vegana ricavate da foglie di ananas, funghi, mele, cactus e altro ancora.
Grazie a queste opzioni si possono produrre ancora oggetti e vestiti di lusso, senza far soffrire alcun animale.
Giorgio Armani ha eliminato le pellicce dalle sue collezioni a partire dal 2016
A partire dalla stagione Autunno/Inverno 2016, la casa di moda di Giorgio Armani ha eliminato del tutto le pellicce dalle sue collezioni.
Lo stilista ha spiegato che i progressi tecnologici hanno reso disponibili alternative valide alle pellicce animali, in questo modo si può mantenere il lusso dei prodotti, senza la necessità di pratiche crudeli verso gli animali. Questa scelta è stata accolta positivamente dalle organizzazioni per i diritti degli animali, come la Fur Free Alliance e PETA.
Quest’ultima associazione, però, chiede di più, come abbiamo visto. Chiede che la casa di moda elimini anche l’utilizzo di pelli di animali esotici come coccodrilli, alligatori, lucertole e serpenti. Ne terrà conto Giorgio Armani?