Un puro fatto di cronaca o una vicenda politica? Il processo che vede imputato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini vive oggi, 18 ottobre 2024, una giornata decisiva, con l’arringa difensiva dell’avvocata Giulia Bongiorno e il possibile pronunciamento della sentenza di primo grado.

Mentre lo ‘stato maggiore’ della Lega si raduna in piazza a Palermo a sostegno del suo leader, la legale pronuncia la sua difesa. Un intervento nel quale Bongiorno passa all’attacco, spiegando come i primi responsabili della trasformazione della vicenda in un caso politico siano stati proprio gli attivisti di Open arms, che hanno messo così a rischio l’incolumità delle persone che dicevano di voler salvare.

In un passaggio dichiaratamente politico, l’avvocata accusa sostanzialmente la ong di aver avuto contatti diretti con “qualcuno” che diede loro indicazioni precise su dove intercettare il barcone con i profughi. Un’accusa politica che segue la linea della delegittimazione delle ong che operano nel Mediterraneo, imputate di favorire l’immigrazione clandestina operando al di fuori della legge. Attacchi che le ong hanno sempre respinto al mittente, sostenendo che la propria azione è mirata esclusivamente all’aiuto incondizionato a chiunque sia in pericolo di vita in mare aperto.

Processo Salvini, il ministro arriva a Palermo “senza paura, per l’Italia e gli italiani”

Che la giornata sia decisiva è testimoniato dallo stesso imputato, che attraverso il suo account su X (ex Twitter) mostra una foto del suo arrivo all’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo dove avrà luogo l’udienza.

Ostenta sicurezza, Matteo Salvini, e fiducia nei confronti della sua legale, e senatrice della Lega, Giulia Bongiorno, chiamata a rispondere delle accuse pronunciate dai pm lo scorso 14 settembre. Pubblici ministeri che avevano chiarito come le linee politiche dell’accusato – la difesa dei confini o il contrasto all’immigrazione clandestina – non avessero “nulla a che vedere con questo processo“. Per loro l’accusa riguardava l’aver messo a rischio la vita dei 147 migranti costringendoli a bordo della nave Open arms per 19 giorni, senza poter sbarcare.

Tuttavia, il carattere politico del procedimento è ribadito con forza dallo stesso Salvini e dai suoi sodali, radunatisi in piazza Politeama a Palermo per una manifestazione di solidarietà e sostegno al loro leader. Presenti i ministri del governo Meloni, da Giancarlo Giorgetti (Economia) a Giuseppe Valditara (Istruzione) fino a Roberto Calderoli (Affari regionali e le autonomie), oltre a numerosi parlamentari con indosso una maglietta il cui slogan rivela chiaramente le intenzioni dei leghisti:

“Colpevole di aver difeso l’Italia, io sto con Salvini”.

La linea è, dunque, quella di inquadrare lo scontro giudiziario in una contesa politica tra chi cerca di impedire una presunta invasione di immigrati clandestini e chi, al contrario, la favorisce.

L’arringa dell’avvocata Bongiorno contro Open arms: “Il loro obiettivo politico era far cadere Salvini”

Una linea che l’avvocata Bongiorno chiarisce definitivamente con la sua arringa difensiva.

La legale, nella sua introduzione, spiega di aver depositato una memoria di 296 pagine, sottolineando come, alla base delle sue parole, ci sia un’attenta e cospicua opera di indagine. Prove che intendono, in primo luogo, ribaltare quanto sostenuto dall’accusa, sostenendo che non fu l’allora ministro dell’Interno a impedire lo sbarco ma che furono gli attivisti di Open arms a rifiutare le soluzioni proposte.

Bongiorno sostiene che, dal 15 al 20 agosto, la Guardia costiera fornì molteplici possibilità all’imbarcazione, che furono respinte. A quale scopo? La domanda (retorica) dell’avvocata trova la sua risposta in un video del 20 agosto, in cui le persone a bordo della nave esultano non per la notizia della concessione dello sbarco ma perché ‘Salvini è caduto’, come si sente dire chiaramente da Oscar Camps, il fondatore di Open arms.

Un motivo politico che non ha nulla a che vedere con i diritti umani, incalza Bongiorno che, poi, ‘cala’ il suo ‘asso nella manica’, puntando il dito sulle ombre che, a suo dire, avvolgono l’attività di soccorso svolte dalla ong:

“Open arms non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata perché qualcuno ha dato indicazioni precise a Open Arms molto prima della segnalazione di Alarm Phone che, peraltro, non era corretta”.

Per Bongiorno, tra Giuseppe Conte e Salvini c’era “identità di vedute sui migranti”

Frasi che sembrano adatte ai banchi di Palazzo Madama, più che all’aula bunker del carcere Pagliarelli. Un discorso che trova la sua definitiva connotazione politica in un passaggio successivo dell’arringa, in cui a essere tirato in ballo è Giuseppe Conte, presidente del Consiglio all’epoca dei fatti.

Il leader del M5s, Giuseppe Conte.

Il leader Cinquestelle diventa una specie di coimputato, con Bongiorno che parla esplicitamente di identità di vedute tra lui e il suo ministro dell’Interno sulla faccenda.

“In quel momento si stava occupando lui stesso dei migranti, stava facendo telefonate per ridistribuire prima dello sbarco. Contesta Salvini solo sui minori che dice di fare sbarcare, ma non è vero affatto che Conte volesse fare scendere tutti i migranti“.

La difesa non è più, dunque, soltanto di un imputato accusato di un reato, ma di un’intera linea politica incentrata sulla salvaguardia dei confini nazionali, come la Bongiorno chiarisce una volta per tutte quando sostiene che “le esigenze di salute sono certamente primarie, ma qui si deve parlare anche dell’interesse dello Stato“.