I paesi membri dell’Unione Europea stanno lavorando ad una riforma delle norme sull’immigrazione. Dal 2011, anno in cui è scoppiata la guerra in Siria, e dal 2015, quando è iniziata la crisi migratoria in Europa, lo scenario mondiale e le rotte dei migranti sono cambiati. Nei primi sette mesi del 2024, gli attraversamenti irregolari delle frontiere sono diminuiti del 36 per cento, secondo i dati di Frontex.

Il calo degli arrivi è in parte dovuto alle politiche restrittive sull’immigrazione adottate da governi anti-immigrazione. Tuttavia, diversi paesi europei, tra cui Francia, Germania e Austria, hanno visto crescere notevolmente il sostegno ai partiti anti-immigrazione. I paesi dell’Europa orientale, come la Polonia, si trovano, inoltre, sotto pressione a causa degli arrivi dai paesi terzi. In questo contesto, è facile prevedere un inasprimento delle leggi sul flusso dei migranti.

L’Unione europea sta discutendo in questi giorni della possibilità di coinvolgere paesi terzi al fine di ridurre la pressione nei territori nazionali. Tra le opzioni sul tavolo ci sono la creazione di “centri per migranti”, “hotspot” e “hub per i rimpatri”. L’Italia è stata la prima nazione ad implementare un accordo sull’immigrazione che prevede la localizzazione di queste strutture in Albania. Lunedì 14 ottobre, è stato trasferito il primo gruppo di 16 migranti (tra cui 4 rimandati indietro per la possibile minore età o per motivi di salute) in uno dei centri di accoglienza. Il governo Meloni punta ora ad esportare il proprio modello agli altri paesi dell’Unione ma i leader europei restano divisi.

Migranti in Albania, i Paesi europei discutono il modello italiano

L’Italia ha recentemente aperto tre strutture in Albania: un centro con una capienza di 880 richiedenti asilo, un Cpr con 144 posti e una prigione con 20 posti. Il patto tra i due paesi è stato firmato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel novembre 2023. L’accordo ha suscitato fin dall’inizio preoccupazioni da parte delle associazioni per i diritti umani in particolare riguardo alla possibile violazione del diritto internazionale. Inoltre, ha acceso un dibattito sui costi del piano. Il 15 ottobre, Meloni, durante un intervento alla Camera, ha invitato a fare “una valutazione sul costo a valle”.

La premier ha, infatti, affermato che l’Italia è diventata un “modello da seguire” e questo potrebbe effettivamente essere vero. I leader europei, pur con diverse motivazioni, hanno comunque espresso l’intenzione di adottare un nuovo modello per la gestione dei richiedenti asilo e delle politiche di rimpatrio.

In questi giorni, la Commissione europea ha mostrato segnali di voler inasprire le norme sull’immigrazione. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una lettera ai leader, ha invitato a considerare l’adozione di un modello europeo che preveda l’istituzione di centri di rimpatrio al di fuori dell’Unione.

Durante l’incontro dei leader europei del 17 ottobre, l’immigrazione è stata al centro delle discussioni. Attualmente, l’Ue sta valutando diverse opzioni, tra cui soprattutto la possibilità di “delocalizzare” fuori dai confini europei. Tra le proposte in discussione vi è la creazione di centri per migranti, hotspot o hub per il rimpatrio in paesi terzi. Si sta anche considerando l’estensione di accordi di partenariato simili a quelli già siglati con Libia, Tunisia e Turchia.

Chi appoggia l’idea di Meloni e chi è scettico

Il modello italiano potrebbe essere esteso anche agli altri paesi europei ma i leader restano divisi. Attualmente, Belgio e Francia sono due dei paesi che non supportano questo modello. Il premier belga, Alexander De Croo, ha espresso dubbi sui possibili risultati della strategia, preferendo invece investire nei paesi d’origine per ridurre i flussi migratori. Dall’Eliseo, fonti indicano che la Francia favorisce il rafforzamento dei rimpatri piuttosto che la costruzione di centri nei paesi terzi.

Il modello Italia-Albania ha suscitato grande interesse in Paesi Bassi e Danimarca. Prima dell’inizio del summit, entrambi i paesi hanno partecipato a una riunione guidata dall’Italia sul tema. Diversi altri paesi europei, tra cui Grecia, Cipro, Austria, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria, hanno manifestato interesse per la delocalizzazione dei centri per migranti al di fuori dei confini europei.

Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha espresso posizioni simili a quelle della Francia. In un’intervista al Financial Times, ha dichiarato di essere cauto riguardo al modello Italia-Albania e ha chiesto maggiori sforzi per aumentare l’immigrazione legale:

I rimpatri sono l’anello mancante della nostra politica migratoria. Vorrei essere prudente. Si tratta di un accordo bilaterale. Non so se possa essere replicato a livello europeo. Dobbiamo anche vedere se funziona davvero… Chi raccoglierà le nostre olive? Siamo un continente che si sta restringendo e tutti riconosciamo che per mantenere la nostra produttività avremo bisogno di manodopera, qualificata o non qualificata.

Perché l’immigrazione è diventato il tema centrale?

I dati di Frontex indicano un significativo calo degli attraversamenti irregolari delle frontiere. In generale, gli attraversamenti sono diminuiti del 36 per cento. Più nello specifico, sulla rotta del Mediterraneo centrale, che interessa principalmente l’Italia, è stato registrato un calo del 64 per cento. Nel comunicato di Frontex si legge che questo trend è attribuibile alle “misure preventive delle autorità tunisine e libiche per interrompere le attività dei trafficanti”.

Attualmente, i partiti di estrema destra sono al governo in sette paesi europei. Dove, invece, non guidano l’esecutivo, come in Germania, Alternative für Deutschland, in Francia, Rassemblement National, e in Austria, FPÖ, hanno comunque registrato progressi storici alle ultime elezioni.

Alla luce di questi avvenimenti, diversi paesi, pur non avendo un programma strettamente anti-immigrazione, tendono a restringere gli ingressi nel tentativo di bloccare l’afflusso, citando questioni legate al sovraccarico dei propri sistemi di asilo e alla sicurezza. Alcuni di loro agiscono nel tentativo di evitare un eventuale calo di consenso. Il governo socialdemocratico in Germania, un tempo promotore di politiche liberali in materia di immigrazione, ha deciso di reintrodurre i controlli ai confini terrestri mentre si prepara alle elezioni legislative. In Polonia, il governo Tusk, inoltre, sta considerando di sostenere il diritto di asilo in vista delle elezioni per coloro che attraversano il confine con la Bielorussia.