La morte di Sinwar, l’ultimo capo di Hamas rimasto in vita dopo il pogrom del 7 ottobre 2023 che fece 1200 morti e 250 ostaggi tra la popolazione ebrea civile e diede inizio all’attuale guerra in Medioriente, può cambiare il corso della storia? Può far iniziare finalmente un processo di pace? È ciò che si augura Gadi Tachè, il fratello di Stefano, rimasto vittima del terrorismo palestinese quando aveva appena due anni in seguito all’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982. Contattato da Tag24.it, confida: “Io lo spero che la guerra possa finire, anche perché non ne possiamo più”.
Morte Sinwar, l’appello di Gadi Tachè per la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra
Una settimana fa, il 9 ottobre, Gadi Tachè e i suoi genitori hanno vissuto il quarantaduesimo anniversario dell’attentato alla Sinagoga in cui persero Stefano: a soli due anni, non sopravvisse alle schegge e ai proiettili dei terroristi palestinesi che fecero precipitare il Ghetto di Roma di nuovo nel terrore della violenza. Lo stesso Gadiel Gaj Tachè, intervistato da Tag24.it, ha confidato di sentirsi “un miracolo vivente”: quel giorno risultò essere uno dei feriti più gravi. Fu salvato dai medici del San Camillo dove arrivò in eliambulanza in condizioni disperate: delle schegge delle bombe a mano lo colpirono al piede sinistro, a una gamba e gli recisero un’arteria femorale. Quarantadue anni dopo, ha confidato di provare dolore e rabbia per quel giorno. Dolore per la perdita del fratellino, naturalmente. Rabbia perché la giustizia non ha mai fatto il suo corso: per l’attentato alla Sinagoga, nessuno ha mai pagato. E rabbia, poi, perché quest’anno, dopo l’inizio della guerra in Medioriente, anche per la comunità ebraica di Roma c’è da fronteggiare una nuova ondata di antisemitismo:
“Si confonde l’attuale governo di Israele con l’intero popolo ebraico”
ha detto Gadi.
La morte di Sinwar può far finire la guerra?
E oggi? Oggi, 17 ottobre 2024, davanti all’immagine terrificante di Sinwar, la mente del pogrom del 7 ottobre 2023, colpito a morte a Gaza, cosa è venuto da pensare a una vittima del terrorismo palestinese? Che effetto gli ha fatto?
“Che effetto? Mi è venuto solo di sperare che ora si riescano a recuperare gli ostaggi: questa è la prima cosa che mi interessa. Spero che la morte di Sinwar lo renda possibile, il primo obiettivo deve essere questo”
Delle circa 250 persone (tra cui anche bambini piccolissimi) catturati da Hamas il 7 ottobre 2023, ne sarebbero ancora in vita 101.
Ma la morte di Sinwar, l’uomo simbolo del pogrom del 7 ottobre, l’ultimo grande capo di Hamas rimasto in vita dopo 377 giorni di guerra, ora potrebbe far finire la guerra? Da oggi si potrebbe considerare tutti gli obiettivi militari di Israele raggiunti? Gadi la mette così:
“Non sarà così semplice far finire la guerra: finché su Israele arriveranno i missili, finché ci saranno minacce ai confini per la sua sicurezza, credo che sarà difficile. Di sicuro, però, lo spero. Spero che la guerra finisca il primo possibile anche perché non ne possiamo più”
Il Ghetto blindato
Gadi dice “non ne possiamo più della guerra” anche perché, pur lontano da Israele, le operazioni militari decise dal Governo Netanyahu e scattate all’indomani dell’attacco di Hamas hanno provocato un rigurgito di antisemitismo. La comunità ebraica di Roma è da un anno che in pratica vive blindata. Il Ghetto è costantemente presidiato dalle forze dell’ordine. Anche le ultime manifestazioni lo hanno testimoniato: prima l’iniziativa promossa dagli studenti degli orsacchiotti insanguinati apparsi nei luoghi più iconici della capitale per ricordare gli ostaggi; poi il primo anniversario del pogrom del 7 ottobre; due giorni dopo il quarantaduesimo dell’attentato alla Sinagoga; infine, ieri, 16 ottobre, l’ottantunesimo del rastrellamento nazifascista del 1943: 1259 arresti, 1007 deportati nel campo di concentramento di Auschwitz, solo 16 sopravvissuti. Una spirale di violenza cui si vorrebbe porre fine.