Il MIA Market 2024, in corso di svolgimento al Cinema Barberini di Roma, ha ospitato oggi 17 ottobre 2024 la regista canadese Odessa Rae, vincitrice di un BAFTA e di un Oscar per il suo docufilm “Navalny”.

Un’opera che ha avuto modo di esser apprezzata da molti per il tentativo di raccontare la complessa figura dell’oppositore russo, morto all’inizio del 2024 in una prigione russa.

Nell’intervista in esclusiva a Tag24, Rae mostra di aver voluto realizzare “Navalny” non soltanto per omaggiare una figura politica così importante, ma anche per mostrare che la verità – se raccontata bene – può davvero cambiare il mondo.

Odessa Rae parla del docufilm “Navalny” al Mia Market 2024: “Raccontare la verità una sfida, non posso più tornare in Russia”

Ottobre all’insegna del cinema e dei prodotti audiovisivi per la regione Lazio. Non soltanto la Festa del Cinema a Roma, ma anche il MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo) che ha aperto le proprie porte (fino al 18 ottobre 2024) ai venditori internazionali al Cinema Barberini di Roma: un modo per mettere in contatto registi e produttori con chi poi compra i format.

Organizzato da ANICA e APA, il MIA ha avuto modo oggi 17 ottobre 2024 di sentire la voce di Odessa Rae, acclamata regista di origini canadesi che ha vinto un Oscar e un BAFTA nel 2023 per il suo docufilm “Navalny”.

E proprio su quest’opera si è concentrata l’intervista in esclusiva per Tag24. La figura di Alexei Navalny non è mai stata dimenticata, non soltanto in ragione per la sua morte in circostanze poco chiare in un carcere russo ma anche per la prossima uscita di una sua autobiografia a lui dedicata.

Rae era al MIA per spiegare e mostrare cosa significhi realizzare un docufilm su una figura che divide come Navalny, fra chi lo indica come simbolo dei russi che resistono al potere autocratico di Putin e chi invece lo vede come una costruzione mediatica occidentale.

La regista canadese si schiera decisamente nel primo ambito, ritenendo un suo dovere civico e politico creare un docufilm ben fatto su Navalny:

Ero in Ucraina a lavorare su un altro progetto quando Navalny venne avvelenato, ne leggevo sui media internazionali e al tempo non conoscevo bene la realtà dell’opposizione politica russa. Ero però consapevole che qualcosa di enorme stesse accadendo: era stato davvero avvelenato? La politica internazionale è la mia passione della vita, e ad un certo punto ho iniziato la mia investigazione: è la ricerca della verità a guidarmi.

Il docufilm su Navalny è arrivato al grande pubblico ben prima dell’attacco russo contro l’Ucraina e da allora la tensione verso i media considerati antagonisti (secondo l’ottica russa) è aumentata. Non soltanto i giornalisti italiani contro cui è scattato un ordine di cattura internazionale, ma anche registi, attori e altre personalità culturali sono finite nel mirino della propaganda e della giustizia russe.

Rae non ha fatto eccezione, considerando che è diventata un personaggio scomodo per aver raccontato Navalny in un modo poco gradito alla Russia. Un fatto, questo, che per lei è il doloroso risultato di un imperativo che ne guida la sua attività cinematografica: l’arte può raccontare aspetti del mondo poco conosciuti:

Penso che raccontare la verità sia la cosa più importante: non sai mai come finirà, ma i documentari che mostrano la verità riescono a piantare un seme… Svelare e raccontare la verità è importante anche per il pianeta sul quale viviamo e per la nostra evoluzione. Problemi con la Russia? Già li avevo… Il mio telefono è stato hackerato diverse volte, non so se è stato il governo russo però sono sicura che è stato qualcuno a cui ho dato fastidio. Ho provato a tornare in Russia dopo “Navalny”, ma probabilmente mi arresterebbero…

L’ultimo messaggio di Navalny nel documentario e nel suo libro “Patriot: a memoir”

L’interesse sulla figura di Navalny, sulla sua attività politica e sul suo lascito anche culturale è in questo periodo molto alto. Di recente sua moglie, Yulia Navlnaya, aveva pubblicato sui suoi profili social la copertina ufficiale di “Patriot: a memoir”, l’unica autobiografia ufficiale sulla figura del dissidente politico russo.

Il docufilm di Rae ed il libro realizzato anche grazie all’aiuto di Navlnaya sono uniti dal fatto che tanto del loro materiale era di difficile accesso per gran parte del pubblico e quindi nuovo e mai visto prima. “Patriot”, però, è ancora più importante in questo senso perché Navalny ne scrisse gran parte dopo il suo arresto nel 2022.

Rae ha avuto modo di lavorare non soltanto con Alexei, ma anche con tutte quelle persone che avevano animato la sua associazione contro la corruzione in Russia, andando a mostrare come persone in posizioni apicali avessero fatto fortuna sulle spalle della popolazione e col favore anche di Vladimir Putin.

Libro e docufilm possono esser uniti in un unico pacchetto, andando a mostrare un ritratto di Navalny non soltanto da politico ma anche da marito, amico, persona che ha ispirato tanti. Anche se consapevole che sarebbe morto in prigione, Alexei aveva continuato nelle sue denunce per non lasciare il suo amato paese nelle mani di avidi sfruttatori.