E’ uscito il nuovo libro di Monsignor Gianfranco Ravasi, consacrato arcivescovo e creato cardinale da Papa Benedetto XVI, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. “Ero un blasfemo, un persecutore e un violento. Biografia di Paolo” (Raffaello Cortina Editore, si concentra sulla figura dell’Apostolo, portandolo nel presente, in dialogo con il mondo contemporaneo e secolarizzato.

“Ero un blasfemo, un persecutore e un violento” di Gianfranco Ravasi

Il libro di Ravasi intreccia la figura di Paolo con la letteratura, l’arte e il cinema, con l’obiettivo principale di offrire una visione completa dell’avventura dell’Apostolo, senza separare il suo operato missionario dalla sua riflessione intellettuale, mettendone anche in luce il carattere umano.

Nel suo libro, Ravasi prende le distanze dall’idea – sostenuta da pensatori come Nietzsche, Renan, Gramsci e più di recente Augias – secondo cui Paolo sarebbe l’inventore o il fondatore del cristianesimo. L’opera analizza attentamente le tredici lettere attribuite all’apostolo e gli Atti degli Apostoli, in cui Paolo è protagonista della seconda parte. Ravasi mette in evidenza temi cruciali, come la forza provocatoria del cristianesimo nei confronti delle culture dominanti dell’epoca, quella greca e quella ebraica. Paolo propone una visione cosmopolita e inclusiva, attraversando confini culturali, etnici e sociali. Pur risentendo delle norme del tempo – come dimostrano alcuni passaggi sulle relazioni tra uomo e donna e sul ruolo degli schiavi – Paolo introduce idee rivoluzionarie. Nella Lettera ai Galati scrive: «Non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù».

Altri temi chiave affrontati da Ravasi includono il rapporto tra corpo e anima. Paolo rompe con l’idea greca di immortalità dell’anima, proponendo invece la resurrezione della carne come fulcro della fede cristiana. Ravasi esplora anche le riflessioni escatologiche di Paolo. Negli scritti ai Tessalonicesi, per esempio, l’apostolo mette in guardia contro le speculazioni sulla fine del mondo. Nella seconda lettera, appare il misterioso concetto del katéchon, la forza che frena l’avvento dell’iniquità, interpretata da Ravasi come un’espressione della volontà divina che governa la storia e tiene sotto controllo il male.

Infine, Ravasi sottolinea la dimensione poetica del pensiero di Paolo, evidente nell’inno alla carità della Prima Lettera ai Corinzi, reso celebre dal film Tre colori: Film blu di Kieslowski, e nell’inno della kènosis nella Lettera ai Filippesi, che celebra la morte e resurrezione di Cristo. La Lettera ai Colossesi introduce poi una visione grandiosa di Cristo come Signore cosmico, «nel quale tutto sussiste, è riconciliato e redento», offrendo una sintesi sublime della teologia paolina.

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