Nonostante la sua giovanissima età, da diverso tempo Facebook è considerato il fanalino di coda dei social, dove sono rimasti solo boomer e complottisti. Perché? Un fenomeno strano se si pensa che lo scorso 4 febbraio 2024, l’app ideata da Mark Zuckerberg ha compiuto i suoi primi vent’anni: praticamente un’adolescente.

In sostanza dovrebbe essere un giovane punk ribelle, eppure Facebook sembra spaventare i suoi coetanei. I giovani lo considerano “cringe”, al punto da scappare a gambe levate sugli altri social. Instagram è la tana dei Millennials, mentre TikTok è la casa della GenZ. X (ex Twitter) e Threads restano fuori dai giochi, classificandosi come app usate da intellettualoidi e radical chic.

L’esodo dei ragazzi ha reso Facebook praticamente “Boomer book”, landa desolata dove l’ultimo baluardo di civiltà sono genitori, nonni e complottisti. In una realtà dove generazioni diverse abitano la stessa galassia ma in pianeti lontani e differenti, c’è ancora speranza di riuscire a incontrarsi senza scambiarsi per alieni?

Tag24, per capire se ormai per Facebook è giunto il tempo della “Messa di requiem” di Mozart, ha analizzato il fenomeno insieme a Marino D’Amore, docente di Sociologia e processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi Niccolò Cusano.

Benvenuti su Facebook, il pianeta dei boomer dove i giovani si sono estinti

“Dimmi che social usi e ti dirò chi sei” è una predizione che potrebbe funzionare per scoprire chi sono gli utenti che popolano le app. Abuso di emoticon, improbabili foto per il “Buongiornissimo”, post polemici e complottisti: questo oggi è pianeta Facebook abitato da boomer. Da un primo sguardo, o meglio scroll, i giovani sembrano aver tutti – o quasi – abbandonato la nave.

Le nuove generazioni vedono “cringe” (per i boome: “imbarazzante”) chi usa ancora Facebook, classificando gli users come nonni, genitori e zii ai quali teneramente di solito si ritrovano a spiegare come si usa la tecnologia. Utenti che comunque non si arrendono di fronte alle difficoltà e cercano di stare al passo con i tempi. Il risultato? Una realtà molto diversa da quella che troviamo su Instagram e TikTok, le app considerate “young and cool”.

Perché su Facebook ci sono solo i boomer? Il motivo risiede principalmente nel panorama di prodotti offerti dalle app: su Instagram e TikTok spopolano le immagini e i video, tra storie e reels, bastati su una tipologia di comunicazione più veloce e d’impatto a livello visivo, rispecchiando perfettamente la società del presente. Su Facebook, nonostante alcuni tentativi di restayling e “svecchiamento” come Dating e Market Place, è ancora la parola scritta a dominare la scena. Una prassi caduta in disuso oggi: tutto ciò che ci circonda nella realtà fuori e dentro di noi si esprime raccontandolo in un attimo, proprio come i 60 secondi delle stories su IG.

Perché su Facebook ci sono i boomer?

Facebook è morto? Lo usano solo i boomer e davvero non c’è più speranza di vederlo rinascere e tornare tra i cavalli di punta della scuderia delle app di Meta e Zuckerberg? Forse c’è uno spiraglio di luce, nonostante le poco promettenti premesse di oggi.

Il professor Marino D’Amore, docente di Sociologia e processi culturali e comunicativi all’UniCusano, ha spiegato che la percentuale maggiore di boomer presenti su “Faccialibro” si riscontra per via della naturale evoluzione della tecnologia e per il cambiamento delle preferenze tra gli strumenti di comunicazione:

“Facebook ha vent’anni. Quando c’è un social nuovo, automaticamente diventa maggiormente attraente per una determinata generazione. Su Instagram e TikTok si usano molto meno le parole e più le immagini e i video. La “migrazione”, in questo senso, è normale nei nuovi luoghi digitali”.

Poi ha aggiunto:

“Nonostante tutto però Facebook è la nazione digitale più popolosa al mondo, oggi ha quasi 3 miliardi di utenti, anche se meno in crescita rispetto al passato. I boomer, per non rimanere troppo indietro rispetto al mondo digitale, si sono arroccati in una sorta di comfort zone su Facebook.

Quella che prima era una rockstar, oggi è un po’ un social da balera. Del resto tutto invecchia e ha una data di scadenza, anche le app, proprio perché – come diceva il sociologo Zygmunt Bauman – viviamo in una società liquida, in continua evoluzione”.

“Condividi se sei indignato” e la mania dei complottisti su Facebook

Oltre ai boomer, sul pianeta Facebook abitano i complottisti, che continuano a battere sulla tastiera post pieni di indignazione, alla velocità della luce. Lamentarsi non passa mai di moda, soprattutto nei vari gruppi presenti sul social, dove il confronto è un terreno fertile e la possibilità di fare polemica è praticamente infinita.

Una botta di vita che scuote Facebook e lo rianima dalla quiete in cui sono assopiti i boomer, come una sorta di defibrillatore. Ma perché i complottisti si sono radunati su Facebook? Secondo il professor Marino d’Amore la ragione è molto semplice.

“Il complottismo solitamente è sempre stato un fenomeno di nicchia. Quando è riuscito a diffondersi è perché ha avuto a disposizione una platea. E Facebook rappresenta un pubblico molto invitante perché è potenzialmente globale. Siamo davanti a un trend squisitamente sociologico, dove si cerca di fare gruppo e di costruire senso di appartenenza“.

In epoche passate persone di questo tipo venivano spesso rilegate ai margini della società, classificate come “gli scemi del villaggio” o “strani”. Grazie a internet oggi le persone possono dire con maggiore facilità quello che vogliono e c’è più possibilità di fare gruppo “virtualmente” con qualcuno che la pensa allo stesso modo, o che semplicemente vada dietro all’ultima tendenza.

Tra le altre app che stanno cambiando c’è anche Instagram, che di recente sta facendo i conti con il fiorire di nuove piattaforme di compravendita illegale di follower, like e commenti.