Professione Avvocato: il rapporto dell’Avvocatura 2024 stilato da Cassa Forense mette in evidenza che i numeri sono in evidente calo e c’è perdita di appeal.
Nel corso degli ultimi due anni abbiamo assistito ad una forte contrazione: ciò significa che i legali stanno gradualmente abbandonando la professione e si stanno cancellando dagli Albi. Rispetto ad un tempo la professione dell’Avvocato ha reso appeal. Come mai? Colpa della crisi? Cosa sta accadendo? Per rispondere a queste domande analizziamo la fotografia scattata dal rapporto CENSIS.
Professione Avvocato: numeri in calo: il rapporto CENSIS
Secondo la fotografia scattata dal rapporto CENSIS, si è assistito ad un calo del numero di avvocati. A scoraggiare i consulenti legali sarebbero proprio i costi della professione, ma facciamo un passo indietro e analizziamo i numeri. Se nel 1985 in Italia il numero di consulenti legali era pari a 0,7 ogni 1.000 abitanti, nel 2024 la media è pari a 4 avvocati ogni 1.000 abitanti. Nel corso degli ultimi due anni si è assistito ad una contrazione degli iscritti all’Albo degli avvocati, i quali sono diminuiti dell’1,3 percento nel corso dell’ultimo anno.
Il rapporto Censis mette in evidenza che lo scorso anno a cancellarsi dall’albo sono state soprattutto le donne con un’anzianità di iscrizione pari a 14 anni. Molte consulenti legali hanno preferito abbandonare la professione e tentare nuove opportunità lavorative, grazie ai bandi concorsuali pubblici. Oltre ad aspetti di natura squisitamente economica, bisogna sottolineare il fatto che molti ex avvocati hanno scelto di abbandonare una professione che non avrebbero mai voluto esercitare.
Molti laureati in Giurisprudenza hanno deciso di intraprendere una professione senza troppo interesse e senza troppa passione. In queste casistiche, la cancellazione dall’Albo degli Avvocati permetterà agli ex professionisti legali di svolgere un’attività più gratificante e magari più remunerativa. L’attuale saturazione del mercato andrà gradualmente diminuendo fino a giungere ad un punto di equilibrio.
Professione Avvocato: i costi di gestione scoraggiano i professionisti
Come qualsiasi altra attività imprenditoriale e professionale, la gestione dell’attività di avvocato comporta il sostenimento di costi, i quali sono una delle principali motivazioni di abbandono della professione. I costi sostenuti sono ritenuti non proporzionali ai guadagni. Quasi il 35% degli intervistati ha sottolineato di voler abbandonare la professione legale nel prossimo recente futuro a causa degli eccessivi costi da sostenere.
La maggioranza dei legali italiani condivide lo studio con altri colleghi ed altri professionisti per dividere le spese di locazione, condominio, luce e servizi vari, ma non è sufficiente. Un consulente legale si trova a sostenere le spese relative all’iscrizione all’Albo degli Avvocati, ai contributi previdenziali della Cassa Forense, oltre agli oneri per la tenuta della contabilità.
Tra gli altri costi che devono essere sostenuti dagli avvocati ci sono i costi per gli strumenti di lavoro, PEC, firma digitale, formazione obbligatoria e la polizza assicurativa professionale cogente. Si tratta di una vera e propria attività imprenditoriale, che richiede responsabilità e professionalità.
Professione Avvocato: inadeguatezza dei compensi professionali
Il rapporto Censis ha messo in evidenza l’inadeguatezza dei compensi percepiti dai legali. Un tempo, svolgere la professione di avvocato garantiva guadagni elevati perché i professionisti erano pochi. Oggi lo scenario è totalmente differente: ci vogliono almeno 20/25 anni di gavetta e di duro lavoro prima che l’avvocato riesca a raggiungere redditi medio-alti e una soddisfazione di natura economica.
Dopo 45 anni di attività, secondo l’ultimo report Censis, sarà possibile maturare un reddito pari a 45mila euro. In venti anni un giovane che decide di intraprendere la professione legale dovrebbe farsi una famiglia ed avere un minimo di stabilità economica. Gli elevati costi della giustizia e le lungaggini dei processi costituiscono ulteriori motivi per cui gli avvocati fanno fatica a riscuotere i crediti dalla clientela. Molto spesso i clienti sono insoddisfatti dall’“l’appello che dura da troppi anni” o dalla “causa non è andata in decisione”.
Lo stesso discorso vale anche per i legali che devono riscuotere i crediti per gratuito patrocinio o dalla Pubblica Amministrazione. I tempi di liquidazione sono superiori ai 120 giorni. Nella maggior parte dei casi il consulente legale è costretto ad intraprendere lunghe procedure esecutive per recuperare il credito spettante e non sempre vanno a buon fine.