La Gpa (gestazione per altri) divide la comunità Lgbtqia+. L’approvazione definitiva del ddl promosso da Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia, che rende la maternità surrogata ‘reato universale’ vede, da un lato, le proteste di una parte consistente della comunità omosessuale a cui si contrappone, dall’altro, Arcilesbica, con la segretaria nazionale Stella Zaltieri Pirola che attacca quella che definisce senza mezzi termini una pratica “disumana“.
Intervenuta nella trasmissione ‘Calibro 8‘, condotta da Francesco Borgonovo su Radio Cusano Campus, la segretaria ha aperto un fronte di scontro con quanti, invece, continuano a battersi anche dopo l’approvazione del testo in Senato, in primis le Famiglie arcobaleno. Queste ultime sono accusate di scambiare “i desideri” con “diritti che non sono possibili“.
Una posizione netta, quella di Arcilesbica, che si dice, invece, a favore dell’autoinseminazione, che salvaguarderebbe i diritti del bambino e, allo stesso tempo, eliminerebbe la componente più burocratica e commerciale della Gpa.
Arcilesbica contro la Gpa, Zaltieri Pirola: “Anche quando sono solidali, le donne lo fanno per soldi”
Da Arcilesbica arriva, dunque, un convinto ‘sì’ al reato universale, accolto invece con vibranti proteste dalle Famiglie arcobaleno e dalle forze politiche di opposizione.
Come spiega la segretaria nazionale, il motivo è legato allo sfruttamento del corpo della donna, che con la Gpa diventerebbe una ‘merce’ da acquistare in una ‘compravendita’ regolamentata dal sistema capitalistico attraverso procedure burocratiche, avvocati e cliniche. “Una pratica macchinosa oltre che disumana, per i bambini e per la madre“, dice chiaramente Zaltieri Pirola.
Nessuna solidarietà, quindi, come vorrebbe una proposta alternativa di regolamentazione avanzata proprio dalle Famiglie arcobaleno. Perché, incalza ancora la segretaria, “anche quando la gestazione per altri è solidale, in realtà un pagamento c’è” e ciò significa che “le donne lo fanno per soldi“. Arcilesbica, infatti, si era detta favorevole alla maternità surrogata nel suo congresso del 2012, ma solo se altruistica, volontaria e gratuita.
Nella gestazione per altri, infatti, è prevista la stipula di un vero e proprio contratto tra la coppia (o il singolo individuo) che chiede la ‘surrogazione’ e la partoriente. Discorso diverso, invece per l’autoinseminazione, nella quale, spiega Zaltieri Pirola, la scelta trova la sua origine nell’affetto tra persone (omosessuali ma anche eterosessuali) e non in uno scambio commerciale. Persone legate da un’amicizia che “decidono, senza sesso se non lo desiderano, di fare un figlio insieme e di gestirlo insieme“.
La maternità surrogata e le divisioni nella comunità Lgbtqia+
In questo modo viene anche rispettato il diritto del bambino a conoscere le proprie origini (cosa non sempre possibile con la gestazione per altri, nella quale la ‘madre surrogata’ del bambino perde ogni diritto sul nascituro).
Qualcuno potrebbe obiettare se questa posizione faccia venire meno il diritto degli omosessuali a costruirsi una famiglia. Per Zaltieri Pirola e Arcilesbica ciò non è affatto vero in quanto tale diritto è già tutelato, proprio grazie a pratiche come l’autoinseminazione, e accusa chi protesta all’interno della comunità Lgbtqia+ di “vedere la discriminazione da tutte le parti“.
Ne esce un movimento bloccato e “ripiegato su se stesso” nell’erronea convinzione che “i desideri” possano diventare “diritti in automatico“. Un’idea che ha portato la comunità “a chiedere una serie di diritti che non sono possibili“.