Da ormai un anno i cittadini statunitensi sono sommersi da numeri, classifiche e grafici riguardanti le elezioni in Usa che si terranno il 5 novembre 2024. I sondaggi giocano un ruolo fondamentale nella vita di un Paese che si appresta ad andare al voto, figuriamoci se riguardano gli Usa. La corsa tra Donald Trump e Kamala Harris è seguita con grande interesse e tanta apprensione in tutto il mondo ed ogni giorno milioni di utenti si affidano a giornali, siti di informazione e centri statistici per cercare di capire chi potrebbe diventare il prossimo presidente degli Usa.

Ad oggi i sondaggi sono lo strumento migliore per capire in che direzione stia andando l’elettorato e quali possono essere gli umori – anche se solo momentanei. Tuttavia non sempre le rilevazioni si sono rivelate precise, soprattutto durante le elezioni statunitensi. Ecco alcuni casi nei quali le urne hanno smentito i sondaggi.

Elezioni Usa 2024, quando i sondaggi si sono rivelati sbagliati

Uno dei primi casi clamorosi in cui le rilevazioni hanno fatto cilecca risale al 1984. All’epoca il presidente degli Usa Ronald Reagan corse contro il candidato dem Walter Mondale. Il capo di Stato sopravvissuto pochi anni prima ad un attentato e fautore di politiche all’epoca rivoluzionarie per il Paese era favorito per la riconferma. I sondaggi però raccontavano una storia ben diversa a pochi giorni dal voto: nel mese di ottobre, Reagan era passato da 13 punti percentuali di vantaggio a 9.

Partita riaperta dunque? Le urne smentirono quanto raccontato dai numeri dei sondaggi: Ronald Reagan fu riconfermato con il 58,77% dei voti mentre il suo avversario dem rimase a quota 40%.

Il caso Bush-Clinton

Il secondo caso di sondaggi ‘bugiardi’ risale alle elezioni del 1992. Il presidente degli Stati Uniti George Bush Sr. sfidava Bill Clinton dopo 12 anni di vittorie repubblicane alle elezioni. Il cambiamento era nell’aria ma i sondaggi raccontarono una storia diversa: i consensi per Bush erano in crescita ed era convinto che l’Ohio – Stato che quattro anni prima lo aveva ‘portato’ alla Casa Bianca – sarebbe potuto essere decisivo per la sua riconferma.

I cittadini statunitensi dopo 12 anni di Gop alla Casa Bianca scelsero il democratico Bill Clinton come presidente. L’ex governatore dell’Arkansas registrò il 43% dei consensi contro il 37,45% di Bush. Il dem portò a casa 370 grandi elettori contro i 168 dell’ex presidente.

Le due vittorie di Bush jr non previste dai sondaggi

Negli anni 2000 i sondaggi non riescono a prevedere le due vittorie per Bush jr. Il figlio dell’ex presidente venne candidato dal Partito Repubblicano per tenere testa al convincete dem Al Gore. Nei mesi precedenti alle elezioni, gli esperti spiegarono che non ci sarebbe stata storia tra i due candidati: Gore avrebbe stravinto registrando tra il 52% ed il 55%. George W. Bush uscì vincitore – sebbene sia stato necessario il riconteggio in Florida – da quelle elezioni prendendo 271 grandi elettori. Una vittoria risicata e per niente prevista dalle rilevazioni dei mesi precedenti.

La storia si ripete nel 2004. Bush jr, provato dagli attentati dell’11 settembre e dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente, sembrava destinato alla sconfitta contro il candidato democratico John Kerry. In questo caso sembrava che finanche gli exit poll del 4 novembre 2004 non sorridessero al candidato repubblicano. Alla fine Bush fu riconfermato con il 50% dei voti contro il 48% del suo avversario.

La stagione Obama e i confronti con McCain e Romney

Finita la stagione di George W. Bush iniziò quella di Barack Obama. L’allora 47enne si presentò alle elezioni in un momento di grande impopolarità per i repubblicani e contro il loro candidato 72enne John McCain. Sebbene le intenzioni di voto degli statunitensi fossero chiare, un sondaggio reso noto dall’emittente radiofonica Npr rivelò che i due candidati erano in parità.

Secondo le rilevazioni, ad agosto Obama era in vantaggio in 14 Stati di tre punti e a ottobre McCain era avanti di due. La vittoria del candidato democratico, abbondantemente preannunciata, fu devastante: non solo Obama registrò il 7% su McCain nel voto popolare ma riuscì a portare a casa 365 grandi elettori contro i 173 dell’avversario.

Una storia non troppo dissimile avvenne quattro anni dopo, nel 2012. Obama sfidò il candidato repubblicano Mitt Romney. Nel mese di ottobre emerse da un sondaggio che l’imprenditore era in vantaggio rispetto al presidente degli Usa: Romney avrebbe registrato il 49% dei voti mentre Obama il 45%. Il presidente fu riconfermato con un vantaggio del 4% sul suo avversario e registrando incoraggianti risultati tra i grandi elettori.

Elezioni 2016, il sondaggio del NYT che dava il 91% delle possibilità di vittoria a Hillary Clinton

Hillary Clinton avrebbe dovuto vincere le elezioni con un consenso storico contro il suo avversario Donald Trump. Questo aveva previsto nel mese di ottobre 2016 il quotidiano statunitense New York Times che diede solo il 9% di possibilità di vincere al tycoon. Il voto popolare fu vinto dall’ex first lady con il 48% ma fu Trump a diventare presidente degli Stati Uniti grazie ai grandi elettori: 304 contro i 227 di Clinton.

I casi in cui i sondaggi si sono sbagliati non si fermano alle elezioni presidenziali. Nel 2022 poco prima del voto di medio termine il New York Times ha detto che il Congresso sarebbe diventato repubblicano: in quel caso hanno vinto i dem.

Sono tanti i fattori che possono condizionare al momento del voto l’umore dell’elettore, i sondaggi sicuramente sono uno strumento utile a capire cosa potrebbe succedere alle urne ma spesso possono non riflettere la realtà.