Ai corsi deontologici dell’Ordine dei giornalisti ci insegnano che non si devono pubblicare i nomi dei minori e le loro foto. Confesso di aver trasgredito a questa regola quando sono eventi gioiosi, dalle gare sportive a eventi culturali e festaioli ma, se mi fosse capitato, non avrei pubblicato nome, cognome e foto del quindicenne che si è suicidato a Senigallia perché bullizzato dai compagni di scuola.

Una domanda e una risposta sul dramma di Senigallia

Lo ha fatto un quotidiano autorevole, La Stampa, che ha raccontato il dramma di una famiglia e una comunità con estesi resoconti, che servono a richiamare l’attenzione sulle difficoltà di una generazione. Ma era necessario pubblicare nome, cognome e foto del ragazzino? Purtroppo lo prendevano in giro per il suo cognome che finisce con la ‘a’ e gli dicevano ‘sei una femminuccia’ racconta una ragazza al giornale. Un altro studente ricorda che dopo la scoperta del corpo senza vita ‘un ragazzo ha inveito contro uno dei bulli e gli ha detto “guarda cosa hai combinato’. E quello per tutta risposta lo voleva picchiare.

In tanti si interrogano su quello che è accaduto nelle Marche. In quanti si interrogano su come si utilizza l’identità di un minorenne per raccontare quel dramma?

Stefano Bisi