Chi è Olivia Maurel? Si tratta dell’attivista che combatte per abolire la pratica dell’utero in affitto, modalità con la quale lei stessa è nata e che da anni cerca di vietare universalmente.

Olivia infatti è nata da maternità surrogata, una ferita che l’ha accompagnata per gran parte della sua vita e che oggi l’ha portata ad essere la rappresentante della Casablanca Declaration, l’organizzazione impegnata nel suo contrasto.

Chi è Olivia Maurel: la sua storia

Olivia oggi ha 32 anni, è sposata, ha tre figli e vive a Cannes, in Francia.

Più volte però Olivia ha raccontato dell’incontro con sua madre che è rimasta stupita poiché non avrebbe mai immaginato di conoscerla. Solo grazie a quell’incontro la giovane donna ha potuto dare una spiegazione alla sensazione che l’ha sempre accompagnata e ha scoperto di avere molte cose in comune con lei, dalla passione per il colore viola al disturbo bipolare di cui soffrono entrambe.

L’esperienza che Maurel racconta è infatti quella di una bambina, oggi diventata donna che ha vissuto molto male l’essere nata da maternità surrogata e quindi l’essere cresciuta con una madre adottiva. Motivo per cui spesso lei stessa parla di “vendita” e non di “adozione”.

La storia di Olivia è poi simile a quella di tanti altri bambini o adulti nati tramite questa pratica. Al momento della sua nascita il padre aveva 37 anni e sua madre già 48 e nonostante i tentativi di concepire la coppia però non riuscì mai ad avere un figlio. Decisero quindi di assoldare una donna americana del Kentucky, che fornì gli ovuli e l’utero per la gestazione.

La vera storia di Olivia e della sua nascita sarebbe venuta alla luce solo quando la donna era già adulta, grazie al test del DNA, anche se lei stessa sostiene di aver sempre sospettato in cuor suo una cosa simile tanto da ricollegare alla maternità surrogata molti dei problemi avuti in fase di crescita e non solo. 

La donna infatti ha vissuto un forte trauma dell’abbandono che l’ha portata ha sviluppare delle dipendenze diventando anche oggetto di violenze e arrivando persino a tentare il suicidio.

La lotta per abolire l’utero in affitto

A un certo punto, dopo la scoperta che l’ha sconvolta, la donna, ha trasformato il suo dolore in rabbia e la sua rabbia in lotta. 

Secondo Olivia infatti la maternità surrogata, è una pratica atroce, una vera e propria mostruosità. La32enne, insieme alla sua organizzazione lotta per far capire le ragioni più importanti per cui abolire questa pratica farebbe in primis il bene del bambino, tutelando i suoi diritti e il suo equilibrio psichico.

I bambini vanno tenuti in primo piano e questo non si fa ancora abbastanza. La donna infatti parla di persone che non hanno mai dato il loro consenso ad essere “strappati” dalle madri al momento della nascita ed essere venduti a degli sconosciuti.

Durante i suoi interventi Olivia racconta che nel momento in cui è nata non ha sentito il calore di un abbraccio materno, ovvero alla donna che l’ha nutrita, che le ha parlato e di cui ho percepito le emozioni per nove mesi. Dal grembo materno, la donna si è infatti ritrovata ad essere “venduta” per concludere una transazione iniziata ben prima della sua nascita.

Nella sua lotta Olivia spiega poi che non ha nessun rancore nei confronti dei genitori adottivi, loro hanno usato un’opzione che gli è stata offerta e non hanno avuto la forza di resistere. La lotta non è contro le persone ma contro il sistema che così facendo sta cercando di legalizzare progressivamente la maternità surrogata prima per ragioni mediche come l’infertilità, poi per ragioni sociali.