Quante volete abbiamo pensato e desiderato di separare il lavoro dalla vita privata? Forse davvero tante e, alla fine, questo pensiero comune a molti lavoratori potrebbe essere ascoltato, grazie a una proposta di legge sul diritto alla disconnessione depositata alla Camera da un gruppo di parlamentari del PD.

Se spostiamo il nostro sguardo oltre i confini nazionali, ci rendiamo conto che molti Paesi hanno già provveduto in tal senso. In molte cose, l’Italia arriva sempre in ritardo, ma l’importante è che arrivi.

La proposta di legge, così come è stata concepita, rimarca il diritto dei lavoratori, sia autonomi che dipendenti, a non ricevere comunicazioni fuori dall’orario di lavoro. C’è molto di più e nel testo vedremo quali sono tutti i punti principali della proposta.

Cosa prevede la proposta di legge sul diritto alla disconnessione

Alcuni parlamentari del PD hanno pensato bene di presentare una proposta di legge sul diritto alla disconnessione, per riempire un vuoto normativo, in altri Paesi già adottato.

L’obiettivo principale della proposta di legge è quello di prevedere una demarcazione netta tra la vita privata e la vita lavorativa: da qui il numero della proposta di legge “Lavoro, poi stacco“.

I lavoratori hanno il diritto a non ricevere telefonate, e-mail, messaggio o qualsiasi altra comunicazione dal datore di lavoro o dal personale con compiti direttivi fuori dall’orario di lavoro. In generale, hanno il diritto a non ricevere comunicazioni per un periodo minimo di dodici ore dalla fine del turno lavorativo.

Solo se fossero motivate da necessità di urgenza, il lavoratore dovrebbe leggerle e adempiervi, ma alla ripresa dell’orario di lavoro.

La proposta di legge non si ferma qui. Si parla anche della dotazione degli strumenti digitali per le imprese con più di 15 lavoratori assunti, solo se le comunicazioni di servizio e la prestazione lavorativa avvengano prevalentemente attraverso strumenti digitali. In questo caso, sarebbe compito dei datori di lavoro fornire la strumentazione necessaria e farsi carico dei costi di gestione.

Cos’è il diritto alla disconnessione

Quando parliamo di diritto alla disconnessione, parliamo del diritto dei lavoratori a non ricevere nessuna forma di comunicazione all’infuori dell’orario di lavoro.

Per comunicazione, si fa riferimento a qualsiasi forma di contatto tra i lavoratori e il datore di lavoro: e-mail, messaggi, telefonate o piattaforma di collaborazione.

Chi sono i destinatari? La proposta di legge si riferisce a tutti i lavoratori: autonomi, professionisti e dipendenti. Soprattutto i lavoratori autonomi e i professionisti ne andrebbero a beneficiare. Gli ordini e le associazioni professionali, eventualmente, dovrebbero adeguare i propri codici deontologici. L’adeguamento sarebbe previsto entro sei mesi nel caso dell’eventuale entrata in vigore della legge.

Esiste in Italia questo diritto?

A differenza di molti altri Paesi, in Italia il diritto alla disconnessione non è affatto definito, se non per un breve cenno nella legge n. 81/2017 sul lavoro agile. Non esiste una legge quadro che definisca questo diritto e, allora, si lascia, come sempre, tutto nelle mani degli accordi collettivi di lavoro.

Tutta un’altra storia in altri Paesi europei che, già da anni, hanno adottato misure adeguate. Per esempio, in Francia è stata approvata, nel 2016, la “Loi du Travail“. Seguono nell’elenco anche la Spagna, il Belgio e l’Irlanda, dove sono state introdotte norme analoghe.

Manca ancora una normativa a livello comunitario, ma il 21 gennaio 2021 il Parlamento europeo ha riconosciuto il diritto alla disconnessione come un diritto fondamentale.

Quali sono le sanzioni previste se non si rispetta il diritto

La proposta di legge prevede anche un piano sanzionatorio per chi non si adegua e non rispetta la norma.

Se i datori di lavoro non rispettano il diritto alla disconnessione, rischiano sanzioni amministrative pecuniarie che vanno da 500 euro a 3000 euro, per ciascun lavoratore interessato.