Navi e aerei da guerra cinesi hanno circondato Taiwan nella notte tra ieri ed oggi 14 ottobre 2024. Il timore del governo, che ha diramato la massima allerta, è che Pechino possa invadere l’isola e mettere a repentaglio la sua sovranità nazionale. Una mossa plausibile quella della Cina che, approfittando di un momento di crisi dovuto ai conflitti nell’est Europa e nel Medio Oriente, può tornare ad avanzare una sua storica pretesa: il dominio su Taiwan.
La storia che lega Taipei e Pechino è lunga quasi ottant’anni e vede coinvolti anche gli Stati Uniti. La Cina ritiene che l’isola sia un proprio territorio e da tanto tempo cerca di annetterla, al momento Taiwan è uno Stato a riconoscimento limitato.
Perché la Cina vuole Taiwan: una storia lunga quasi ottant’anni
Oggetto di conquista da parte dei giapponesi alla fine del Novecento, l’isola di Taiwan ha ospitato l’ex dittatore nazionalista Chiang Kai-shek nel 1949 che portò con sè riserve auree e militari e proclamò la Repubblica di Cina con capitale a Taipei. L’ex esponente del Kuomintang fuggì a Taiwan dopo la vittoria del Partito Comunista di Mao Zedong nella guerra civile cinese.
Sebbene i due Paesi intrattengano oggi relazioni, la Cina non ha mai smesso di ambire al dominio dell’isola. Il primo tentativo di attaccare Taipei risale al 1949 mentre nel 1950 ci furono tentativi di sbarco da parte delle truppe di Pechino falliti. Anche l’esercito taiwanese negli anni successivi, con l’appoggio degli Usa, condusse operazioni militari ai danni della Cina meridionale.
I soldati di Taipei, allocati nel Myanmar, furono costretti al ritiro quando Naypyidaw si appellò alle Nazioni Unite. Nel 1954 Chiang Kai-shek spostò 58mila soldati a Kinmen, un arcipelago tra la Cina e Taiwan, ed altri 15mila nelle isole Matsu. La disposizione delle truppe provocò la ‘prima crisi dello stretto di Formosa‘, Pechino di tutta risposta minacciò di invadere Taipei.
Gli Usa avvertirono il nuovo governo cinese di non intervenire ma l’appello di Washintgon rimase inascoltato: nel 1954 l’esercito di Pechino intervenne dando il via a un’escalation nello stretto. L’anno successivo Mao ordinò la fine dei bombardamenti su Kinmen e Matsu dando il via a un triennio di stabilità.
La seconda crisi dello stretto di Taiwan
Nel 1958 ci fu un nuovo tentativo di invasione da parte della Cina. I bombardamenti misero a dura prova l’esercito taiwanese che ha potuto contare meno – rispetto alla prima crisi – sull’aiuto militare statunitense. Nel corso di questa seconda fase della guerra, Usa ed Urss preferirono non intervenire direttamente sul campo di battaglia. Il 6 ottobre 1958, dopo un mese di scontri, Mao dichiarò il cessate il fuoco.
Con la morte di Chaing Kai-Shek nel 1975 e di Mao nel 1976, le relazioni tra Pechino e Taipei divennero molto meno tese e per un periodo sembró che la Cina avesse abbandonato le ambizioni di conquista dell’isola.
Una terza crisi si è registrata nel 1995 dopo quasi vent’anni di relativa calma quando l’esercito cinese ha sparato dei missili nelle acque a nord dell’isola.
Le nuove tensioni tra il 2020 e il 2021
L’ambizione cinese di riconquistare Taiwan è tornata in auge sotto la presidenza di Xi Jinping che nell’ottobre 2021, durante i festeggiamenti per i 110 dalla rivoluzione del 1911 contro l’Impero Qing, ha parlato di ‘riunificazione‘. L’anno successivo la speaker della Camera dei rappresentati degli Usa Nancy Pelosi si è recata a Taiwan portando ad un peggioramento dei rapporti tra Cina ed Usa. Nell’agosto del 2022, l’esercito cinese ha dato il via a nuove esercitazioni militari vicino all’isola facendo temere un’escalation di tensione.
Nei giorni successivi all’inizio delle esercitazioni, sono stati sparati missili non troppo distanti da Taiwan e Pechino ha interrotto le cooperazioni militari ad alto livello con gli Usa. Nel 2024 le esercitazioni militari cinesi intorno all’isola proseguono, sono due ora le date che si guardano con grande apprensione: il 2027 e il 2049.
#Taiwan has deployed mobile radars at strategic locations to monitor Chinese naval operations during #China's Exercise Joint Sword 2024B.
— Indo-Pacific News – Geo-Politics & Defense (@IndoPac_Info) October 14, 2024
Taiwan's Navy deployed HF-2 anti-ship missiles at the Port of Hualien, in eastern Taiwan. pic.twitter.com/kRvvzY3TH3
Il 2027 e il 2049 sono date cruciali
Tra tre anni, secondo l’ammiraglio americano Usa John Aquilino, la Cina potrebbe essere pronta a un’invasione via mare dell’isola. Le recenti esercitazioni sono servite all’esercito di Pechino per prepararsi a un’operazione militare che aprirebbe un nuovo fronte di guerra sul Pacifico. Nel 2049 si festeggerà la vittoria di Mao sui nazionalisti e sembra che il premier Xi Jinping sia intenzionato ad annettere Taiwan entro quella data.
Perché la Cina è interessata a Taiwan: i motivi strategici della possibile invasione
La riconquista di Taiwan potrebbe arricchire la Cina e fornirle un’importante finestra sull’Oceano Pacifico. Se Taipei dovesse essere annessa, Pechino otterrebbe il controllo di un’area fondamentale per i commerci e conquisterebbe la 23esima economia mondiale. Un’operazione, quella che vorrebbe portare a termine la Cina, la cui posta in gioco è molto alta dal punto di vista economico e soprattutto militare.
La conquista di Taiwan potrebbe però mettere a rischio il rapporto con gli Stati Uniti che hanno fatto dell’isola un avamposto nel Pacifico dopo la Seconda Guerra Mondiale. Taiwan è un hub fondamentale per il commercio mondiale ed è nota per la produzione di semiconduttori avanzati: importanti componenti per la costruzione di computer, smartphone ed auto. La conquista del principale centro di produzione di microchip potrebbe avere effetti devastanti sull’economia mondiale.
⚠️ #China has launched military drills, warplanes and warships encircle #Taiwan pic.twitter.com/yyhJLKzFRI
— Culture War (@CultureWar2020) October 14, 2024