Presentato in anteprima all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti Extra, “La Storia del Frank e della Nina” è il nuovo film della regista Paola Randi. In questa commovente storia drammatica possiamo assistere alla disperazione di tre giovani ragazzi che trovano salvezza in un inaspettato legame d’amicizia.
“La Storia del Frank e della Nina”, recensione
Nella periferia di una Milano spenta e grigia c’è un giovane ragazzo col cuore triste, trafitto dalla meschinità dei suoi coetanei e dalla totale assenza anche del più minuscolo briciolo di speranza nel futuro. Non ha amici, ha lasciato la scuola, è stato bocciato più volte, passa le sue giornate da solo, immerso in un silenzio assordante che lo assilla come un tormento. I suoi ex compagni lo chiamavano Gollum (Gabriele Monti), come il personaggio de “Il Signore degli Anelli”, e non per ragioni d’affetto. Quel nomignolo gli è rimasto appiccato addosso come del miele rappreso. Gollum non parla, da diciotto anni ci prova, ma tutte le volte che apre bocca per cercare di proferire anche soltanto una parola ne viene fuori un suono buffo e sgraziato. E così se ne sta zitto, vergognandosi di se stesso, assorto nei suoi pensieri vispi e saltellanti come dei grilli. Benché a volte sbagli i verbi, è appassionato di letture: ruba frasi, vocaboli, interi paragrafi da libri abbandonati che trova in giro e poi li scrive sui muri della città con una bomboletta. Un modo di diffondere le sue idee attraverso le parole degli altri, sostituendole alla sua voce strozzata e soffocata dalla paura di esprimersi.
Vive in un piccolo appartamento in un palazzone lungo lungo, con sua madre che durante la settimana lavora a tempo pieno, la nonna ormai anziana e malata, il padre, mezzo sordo, disoccupato da cinque anni che passa tutto il suo tempo davanti alla tv accesa a volume assordante, la sorella più grande e suo marito che non possono permettersi un affitto, e il fratellino ancora piccino. Un caos deprimente, nel quale però l’amore non manca anche se dimostrato male, che rappresenta l’incarnazione della disperazione più nera dei giorni nostri. Ed è proprio per questo che Gollum passa più tempo possibile fuori casa, scappando dal dolore e dal disordine, con l’aria disincantata su quel tenero faccino avvilito. Un giorno per caso conosce Frank (Samuele Teneggi), un ragazzo alto, coi capelli tinti di un biondo chiaro quasi giallo, istrionico e maledettamente affascinante. Ha una storia strana, particolare, e sembra che al mondo non gli sia rimasto nessuno, neanche i genitori, nonostante abbia soltanto 17 anni. Si fa ben volere da tutti e, anche se non ha mai finito il liceo, è riuscito a intrufolarsi all’università e a convincere le segreterie a farlo assistere alle lezioni. Per quanto detesti l’intero sistema scolastico, ama studiare, è molto colto e per guadagnare un po’ di soldi vende temi ai ragazzi fuori dai licei. Frank è dannatamente ammaliato dal silenzio di Gollum e dal suo modo di diffondere la cultura attraverso l’inchiostro di una bomboletta spray. Gollum, dal canto suo, è estasiato dalla personalità e dall’aspetto del suo nuovo amico, quasi in una maniera infantile, vedendolo come un eroe dei fumetti. Tra i due si instaura da subito un profondo legame, un sodalizio che viaggia svelto sul filo di una grande stima reciproca.
Insieme conosceranno una ragazza, Nina (Ludovica Nasti), sinta, scappata dai genitori per sposare un uomo molto più grande di lei che si fa chiamare Duce (Marco Bonadei). Nina è ancora piccola e si è sposata che aveva appena quattordici anni, convinta che il suo sposo potesse salvarla e renderla felice. Ma ben presto quel matrimonio precoce tra una bambina e un adulto si è poi rivelato un incubo, tra maltrattamenti e molestie che hanno finito per rovinarle la vita. Duce e Nina hanno una figlia di circa due anni di nome Maria, ma la madre è ancora così giovane che sembra quasi una bimba che gioca a fare la mamma. Nina non è riuscita neanche a terminare le medie, è stata bocciata due volte in seconda e poi ha gettato la spugna. Lavora facendo le pulizie ad ore e ha una grande passione per la fotografia; ama particolarmente scattare ritratti alle persone che incontra. Quelle immagini le tiene per sé, le custodisce gelosamente per ritrovare un po’ di poesia quando se ne sta rintanata nel bagno di quella casa che divide con un mostro. Tra i tre, anzi quattro compresa Maria, sboccia un amore forte e incondizionato che li lega a doppio filo regalandogli attimi di gioia pura in mezzo all’angoscia più cruda. Nina chiederà a Frank di prepararla per gli esami di seconda e terza media, di modo da poter poi scappare dal marito violento, salvando lei stessa e la sua piccina. Inizieranno così a vedersi tutti i pomeriggi per studiare, di nascosto da Duce.
“La Storia del Frank e della Nina”, critica
Sesto film alla regia per Paola Randi che durante l’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha presentato in anteprima il suo “La Storia del Frank e della Nina”, nella sezione Orizzonti Extra. Uscito nelle sale italiane lo scorso 3 ottobre, questo film, definito dalla Randi stessa “un romanzo di formazione per sognatori”, ci narra di una bellissima amicizia e di un amore che nascono nel dolore più cupo e nel grigiore dell’esistenza afflitta dal peso della brutalità e della meschinità umana. La storia, raccontata tramite il voice over del protagonista Gollum, ci parla di diverse tematiche: non soltanto dell’importanza che possono avere i forti legami d’amicizia, che in molti casi racchiudono in sé salvezza e una ritrovata speranza per la vita, ma anche dell’attuale alienazione giovanile che conduce sempre di più all’isolamento e all’abbandono dei percorsi scolastici, o delle difficoltà economiche che devono fronteggiare le famiglie in un sistema di affitti dalle cifre insostenibili e dalle soluzioni abitative inadeguate.
Ci mostra inoltre il fenomeno della depressione in età avanzata causata dalla perdita del lavoro e dall’incapacità di trovare un nuovo impiego, perdendo di fatto la percezione del senso della propria esistenza, o degli abusi mentali e fisici subiti in una realtà di violenze domestiche.
“La Storia del Frank e della Nina” è una dolcissima fiaba contemporanea per ragazzi, ma anche per adulti che sentono il bisogno di una tenera coccola. Peccato per il finale, decisamente irrealistico e raffazzonato che guasta un po’ il tutto. Tre virgola quattro stelle su cinque.