Sospendere temporaneamente il diritto d’asilo per gli immigrati che arrivano in Polonia. Questa è la proposta che potrebbe essere avanzata nei prossimi giorni dal premier polacco Donald Tusk. Il primo ministro ha parlato della sospensione temporanea del diritto d’asilo nel corso di un comizio tenuto nella sede del suo partito Coalizione Civica.

L’obiettivo del premier è quello di limitare il flusso di immigrati irregolari che arrivano dall’est Europa, in particolare dalla Bielorussia e dalla Russia. Varsavia e il suo governo appoggiano l’Ucraina di Zelensky in guerra contro la Russia da due anni e la tattica di Minsk e Mosca è quella di destabilizzare la Polonia e i Paesi limitrofi alleati della Nato inviando migranti al confine.

Perché la Polonia valuta la sospensione del diritto d’asilo per gli immigrati?

Una scelta sofferta ma necessaria per arginare la ‘guerra ibrida‘ portata avanti Russia contro Varsavia. Il premier Donald Tusk ha annunciato di voler prendere in considerazione la sospensione del diritto d’asilo per gli immigrati. Non è stato ancora comunicato quando la legge potrebbe essere proposta all’interno del Parlamento polacco o se si tratterà di una misura che sarà applicata da subito.

L’unico ostacolo alla legge potrebbe essere l’Unione Europea ma Tusk ha detto che farà di tutto affinché anche Bruxelles venga incontro alle esigenze della Polonia. Il motivo per il quale il premier vuole l’entrata in vigore di una norma speciale contro l’immigrazione è dovuta alla necessità di contrastare i flussi migratori che arrivano dalla Russia.

La Russia e la Bielorussia inviano immigrati a confine con la Polonia: il motivo

La Polonia è dal 1999 un Paese membro della Nato ed uno dei più fedeli alleati degli Usa in Europa. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina del 2022, Varsavia non ha esitato a schierarsi dalla parte di Kiev contro l’esercito di Mosca. Negli ultimi anni il governo polacco ha inviato aiuti di ogni tipo all’Ucraina e ospita diverse basi della Nato dove i soldati svolgono esercitazioni imponenti.

Il Paese tuttavia confina con la Bielorussia, storico alleato di Mosca con cui Varsavia non è mai stata in buoni rapporti. Poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, in Polonia si è verificata una crisi migratoria: moltissime persone di varie nazionalità superavano il confine polacco-bielorusso. Negli anni Varsavia ha inasprito le sue posizioni contro l’immigrazione clandestina e si sospetta che la Russia e la Bielorussia inviino migranti nel territorio polacco per destabilizzare l’Unione Europea.

A dare conferma di questa teoria sono le nazionalità dei migranti. Molte delle persone che vogliono entrare in Polonia dal confine est sono per lo più nordafricani, subsahariani, mediorientali o asiatici. Si ritiene che la Russia paghi viaggi a decine di migliaia di migranti dal loro luogo natio per farli arrivare in Bielorussia e farli spostare verso la Polonia o altri Stati.

I numeri della crisi migratoria

Già lo scorso anno il giornale britannico The Guardian aveva parlato della crisi migratoria a confine tra il Russia e Bielorussia e gli Stati alleati della Nato. Il governo finlandese nel dicembre 2023 ha dovuto militarizzare il proprio confine est per evitare l’arrivo di migranti che non avrebbe economicamente potuto sostenere.

Il mese scorso sono stati segnalati 2500 immigrati che hanno superato il confine tra Polonia e Bielorussia. Nel corso di quest’anno sono state 26mila le persone arrivate nel territorio polacco dall’est. Secondo quanto riportato dalle autorità locali, i militari bielorussi hanno permesso ai migranti di attraversare il confine.

L’opzione del rimpatrio non è sempre possibile. Varsavia non può rispedire i migranti nei propri Paesi d’origine senza ascoltare e valutare le motivazioni che gli hanno portati a giungere in Polonia perché ciò non consentirebbe il rispetto degli standard internazionali sui diritti umani.

Varsavia è inoltre nell’occhio del ciclone perché negli scorsi anni le guardie di frontiera hanno commesso abusi sui migranti che cercavano di attraversare il confine. In un contesto simile, la sospensione del diritto d’asilo sembra l’unica opzione rimasta al governo Tusk.