Recentemente, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di aggiornare la rendita catastale degli immobili: un argomento che ha allarmato i cittadini, i quali si preoccupano delle possibili conseguenze: cosa succede quando aumenta? L’incremento, naturalmente, va a impattare direttamente sulle tasse, facendole lievitare.

Gli effetti verrebbero percepiti soprattutto nelle grandi città, con una stima dal 16% al 18% e anche fino al 30%, in particolari condizioni.

L’aggiornamento delle rendite catastali, quindi, porterà a un aumento delle imposte. Chi ha beneficiato dei bonus edilizi rischia maggiormente e nel testo spiegheremo perché.

Cosa significa aggiornare la rendita catastale

Le parole del Ministro Giorgetti hanno messo in allarme i cittadini che hanno eseguito lavori agevolati con il superbonus solo perché è subito saltato all’occhio il conseguente aumento delle tasse. Sicuramente, è una situazione alquanto spiacevole, ma bisogna capire, prima di tutto, che cosa significa aggiornare la rendita catastale.

Tutti (o quasi) sapranno che gli immobili sono suddivisi in gruppi, categorie e classi. La rendita catastale ha lo scopo di identificare il valore di un immobile.

Gli immobili che sono stati ristrutturati, automaticamente, hanno un valore di mercato maggiore rispetto a prima dell’esecuzione dei lavori. È il caso anche degli immobili oggetto di lavori agevolati.

Per questo motivo, il Fisco potrebbe innalzare la classe degli immobili che hanno subito lavori di ristrutturazione con il superbonus. Non dimentichiamo, poi, i cosiddetti immobili fantasma, ovvero quelli che non sono affatto censiti. L’innalzamento della classe comporta la necessità di aggiornare la rendita catastale e, di conseguenza, l’aumento della stessa.

Cosa succede quando aumenta la rendita catastale

La tanto temuta riforma del catasto e il conseguente aggiornamento della rendita catastale comportano diverse conseguenze, a partire dalle tasse. Sul piano delle imposte, come vedremo, ci saranno degli aumenti su più fronti.

Secondo le regole attualmente, in vigore, chiunque abbia effettuato o effettui lavori di ristrutturazione che comportano un aumento del valore dell’immobile dovrebbe aggiornare la rendita catastale.

L’aggiornamento ha due obiettivi: da una parte punta a regolarizzare gli immobili non censiti e dall’altra parte ad adeguare i valori delle proprietà che hanno subito interventi di ristrutturazione e riqualificazione.

Ci sono conseguenze anche sulle stesse vendite degli immobili ristrutturati con il superbonus. Entro 10 anni, chi vende una casa oggetto di lavori agevolati, dovrà pagare l’imposta sul guadagno in conto capitale. Inoltre, anche la stessa imposta per la rivendita sarà influenzata dall’aumento della rendita catastale.

Secondo i dati dell’ENEA, sono ben 496.315 gli edifici interessati. Per avere un’idea, i condomini interessati sono 245.034 e gli edifici indipendenti, più che altro villette a schiera, sono 117.371. Si contano anche nove castelli.

Aumento della rendita significa aumento delle tasse

L’aumento delle rendite catastali impatta direttamente sulle imposte da pagare. Un aumento della classe dell’immobile ha effetti sull’ISEE e sul reddito lordo ai fini IRPEF. Infatti, anche la prima casa rientra nel reddito.

L’IMU ne risentirà? In questo caso, il discorso cambia, in quanto si paga solo sulle seconde case e sulle abitazioni principali classificate nelle categorie A/1, A/8 e A/9.

Pensiamo, per ora, solo alle seconde case. Dobbiamo pensare a un aumento dell’imposta proporzionale all’aumento della rendita. Inoltre, ci sarà anche un aumento dell’imposta di registro e dell’imposta di successione.

Secondo le prime stime, l’aggiornamento delle rendite catastali potrebbe comportare un aumento del valore delle case tra il 16% e il 18%, in caso di passaggio a una classe superiore. Invece, nel caso di aumento di due classi, ci sarà un aumento del 30%.

Una variazione di questo tipo potrebbe verificarsi nelle grandi città, maggiormente interessate all’aumento del valore degli immobili dopo i lavori di strutturazione, come Roma e Milano. L’aumento si fa sentire anche nelle città più piccole, anche se in misura minore.