Per trovare una spiegazione a “Joker Folie à Deux”, il film di Todd Phillips che sta facendo discutere tra critiche e applausi, la musica e la musicoterapia potrebbero fornire una chiave di lettura. Partendo da questo presupposto – senza il rischio di anticipare troppi dettagli della pellicola arrivata nelle sale italiane il 2 ottobre 2024 – si può vedere come il racconto dei disturbi mentali che affliggono il personaggio principale, Arthur Fleck alias Joker, abbia una connessione profonda con le canzoni del film.

“Joker Folie à Deux” non a caso è un jukebox musical, in cui il protagonista, insieme a Lee Quinzel (Harley Quinn, interpretata da Lady Gaga), si lascia intravedere nella sua vera essenza, quando incarna il performer, tra musica e illusioni. Si accende e brilla in tutta la sua magnificenza, come già era accaduto nel primo film, nella famosa scena in cui Joker balla sulle scale sulle note di “Rock and Roll Part 2” di Gary Glitter.

Nel secondo capitolo sulla storia dell’acerrimo nemico di Batman si ripresenta la stessa dinamica, in modo più intimo e profondo: Joker diventa l’antieroe fragile e imperfetto, che grazie alla musica e all’amore si sente invincibile ma allo stesso tempo vulnerabile.

Tag24 ha chiesto alla dottoressa Paola Sbardellati, psicoterapeuta presso l’ospedale San Pietro Fate Bene Fratelli di Roma e presidente dell’Associazione “La cura si fa arte”, in che cosa consiste la musicoterapia, quali sono gli effetti in relazione al trattamento dei disturbi mentali, come ad esempio quelli che affliggono l’acerrimo nemico di Batman e terrore di Gotham.

Spiegazione di “Joker Folie à Deux”, il ruolo delle canzoni

La scelta delle canzoni in “Joker Folie à Deux” è fondamentale per la spiegazione della personalità del protagonista, Arthur Fleck/Joker. La leggendaria voce all'”olio d’oliva” di Frank Sinatra nell’iconica “That’s Life” è il manifesto della pellicola: un sali e scendi continuo tra gioia e dolore, realtà e follia, invincibilità e fallimento. Tutti binomi che fanno parte della personalità di Joker, tra fragilità, voglia di riscatto e malvagità.

L’amore vero ma dettato dalla follia e che nasconde bugie negli inediti di Lady Gaga (parte del nuovo album dell’artista); il canto dei detenuti di Arkham in sottofondo nel film, “When the Saints Go Marching In”, come leitmotiv che ricorda l’arrivo del giorno del Giudizio, per riscattarsi. Ma i criminali possono davvero chiedere giustizia? Questi sono i paradossi che spiegano l’intero film e che ne racchiudono l’altalenante significato.

Senza fare troppi spoiler, una scena in particolare di “Joker Folie a Deux” colpisce in modo significativo e offre uno spunto di riflessione. Arthur (Joaquin Phoenix), nel corso della pena che sta scontando nel manicomio criminale di Arkham, ad un certo punto viene premiato per la sua buona condotta dagli agenti del penitenziario con la possibilità di partecipare alle sedute di musica.

Alla notizia è visibilmente felice, soprattutto perché una volta, passando per il corridoio, Joker riesce a sbirciare nella sala dove si svolgono le lezioni di canto e i suoi occhi incrociano lo sguardo di Harley Quinn/Lee Quinzel (Lady Gaga).

Scatta l’amore a prima vista. I sentimenti per la giovane donna e la passione per il mondo dello spettacolo, tra musica, cabaret e sketch, regalano momenti di gioia ed euforia ad Arthur Fleck. Da triste e malinconico che era, il protagonista della pellicola diretta da Todd Phillips, torna nei panni dello scatenato, folle onemanshow.

Che cos’è la musicoterpia?

Che cos’è la musicoterapia? Come si svolgono le sedute? La psicoterapeuta Paola Sbardellati ha spiegato a Tag24 che consiste in un pratica utilizzata per migliorare, in generale, il tono dell’umore di una persona.

“Un esempio pratico: quando noi ascoltiamo la musica il più delle volte possiamo sintonizzarci sul ritmo, su una melodia e questa tende a predisporre il nostro umore su un tono sicuramente migliore.
Spesso cerchiamo le canzoni che possono in qualche modo rasserenarci”.

Gli studi di neuropsicologia evidenziano che la musicoterapia, nell’ambito del trattamento di una patologia e di disturbi specifici, è molto utile perché va a sviluppare una serie di cambiamenti all’interno della qualità cerebrale. La dottoressa Sbardellati ha spiegato che:

“In sostanza vengono colpite varie aree del cervello: le zone interessate, secondo i risultati delle indagini scientifiche, sono quelle dedicate al movimento, quindi pensiamo al cervelletto lato e frontale o l’amigdala, l’organo deputato a stabilizzare le emozioni. Viene così stimolata la corteccia cerebrale e in questo senso, la musicoterapia crea nella persona una maggiore reattività“.

Quali sono gli effetti della musicoterapia sui disturbi mentali?

Il discorso della reattività stimolata dalla musicoterapia è collegato alle patologie, per cui l’obiettivo del trattamento, come spiegato dalla psicoterapeuta:

“Potrebbe essere quello di far uscire la persona da una situazione di chiusura, dal proprio “bozzolo”, perché spesso i disturbi di personalità fanno sì che il soggetto si isoli, come quasi denominatore comune questi implicano il ritiro dalle relazioni sociali. Pertanto la musicoterapia ha il fine di stimolare la persona ad essere più interattiva e più predisposta a socializzare.

Il tratto specifico di alcuni disturbi di personalità è proprio la socialità. Ci sono caratteristiche che predispongono la persona a essere immobile nel suo mondo, nel suo piano di realtà. In caso di situazioni con elementi importanti, psicotici, il soggetto vive in una realtà tutta sua, mentre il parametro che noi psicoterapeuti abbiamo per poter capire se effettivamente una persona è in un versante sano o neurotico è quando questa è a contatto con la realtà, che è una e unica per tutti.

Diversamente, per le persone affette da problemi mentali così non è e pertanto si cerca di riabilitarle. L’obiettivo della musicoterapia è proprio quello di riabilitare i pazienti sul piano sociale, soprattutto per migliorare la loro qualità di vita“.

Musicoterapia in “Joker Folie à Deux” e i disturbi di Arthur Fleck

Mentre si trova recluso nel manicomio criminale di Arkham, le guardie carcerarie consentono ad Arthur Fleck di partecipare a dei momenti ricreativi di gruppo, dove c’è musica e si canta in coro, accompagnati da un pianoforte. Una sessione di musicoterapia, in cui il protagonista del film sembra rinascere, riscoprire il suo vero “io” e trovare l’amore, dopo che aveva passato un periodo tra depressione e silenzi.

L’incontro con Harley Quinn e la musica cambiano la vita di Joker dentro Arkham. Le luci del mondo dello spettacolo, gli sketch, il canto e il ballo rianimano il protagonista del film, che è a tutti gli effetti un animale da palcoscenico.

Oltre alla gioia, Joker sembra aver recuperato anche la serenità e la sua sicurezza, proprio grazie alla musica. I disturbi mentali solitamente associati al cattivo della storia di Batman sono schizofrenia, depressione, disturbo da stress post traumatico (per via degli abusi subiti, nell’infanzia da sua madre e per tutta la vita dagli altri, tra derisioni e bullismo) e di personalità borderline. La musica è una via di fuga per disturbi di questo genere? La dottoressa Sbardellati ha illustrato che:

“Intervenendo con trattamenti come la musicoterapia in persone che soffrono di disturbo come il border, il post traumatico da stress o oppure la schizofrenia, si tende a far sì che abbiano dei benefici di natura fisica. E’ stato dimostrato che alcune melodie e ritmi vanno a migliorare la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e gli ormoni dello stress. Tutte questi aspetti fisiologici producono un benessere che poi la persona percepisce come psicologico: si sente meglio, quindi è ben predisposta a quello che è la partecipazione alle attività quotidiane e nonché all’interazione.

Migliora la comunicazione e lo stato catatonico in cui spesso si trovano le persone che soffrono di schizofrenia, quando un soggetto non ha voglia di fare nulla, in una sorta di immobilismo. Alcuni ritmi, con una stimolazione della corteccia cerebrale, tendono a produrre il bisogno di muoversi. Migliorando queste funzioni, la persona si sente quasi liberata, sganciata da quello che è il suo mondo oscuro dove spesso si rifugia e alimenta tutta una serie di sensazioni e di immagini paranoiche.

Un’altra conseguenza prodotta è la predisposizione a socializzare. Uno degli obiettivi fondamentali della musicoterapia con questi disturbi è proprio quello di un’integrazione sul piano delle relazioni interpersonali. Chiaramente in casi del genere occorre intervenire non soltanto con questo tipo di approccio per migliorare la vita del paziente, ma anche con un trattamento farmacologico, terapia psicologica o di sostegno”.