Il tycoon è sul piede di guerra. A dire il vero, lo è dall’inizio della campagna elettorale per la Casa Bianca. Una corsa alle Elezioni Presidenziali modellata esattamente come si porterebbe avanti una battaglia. E, anzi, è proprio una guerra quella che Donald Trump ha in mente se rieletto: deportazione dei migranti clandestini e pena di morte agli immigrati che uccidono gli americani, il tutto racchiuso nel “semplice” nome di Operazione Aurora.

Eppure, il magnate non ha fatto suo solo il linguaggio bellico, ma si è appropriato anche di quello religioso – da vero fanatico. Come Sodoma e Gomorra, infatti, le città statunitensi sono vittime di vizi e illegalità, conquistate e invase dalle gang di immigrati. Da buon Salvatore, quindi, ha promesso ai suoi “discepoli” di salvarli e, con loro, le città, proclamando il prossimo 5 novembre 2024 come il “Liberation Day“.

“Operazione Aurora” di Trump: che cos’è e cosa c’entrano gli immigrati?

Continua il tour fra i salotti dei talk show e gli Stati americani di Donald Trump. Il 5 novembre si avvicina e la corsa alla poltrona dello Studio Ovale si fa sempre più serrata. Approdato ad Aurora, in Colorado, nella giornata di ieri, 11 ottobre 2024, il tycoon ha tenuto un comizio piuttosto duro e violento contro gli immigrati clandestini.

O, meglio, contro le gang selvagge di criminali, spesso migranti senza permesso di soggiorno. Sarebbero proprio queste a tenere Aurora in ostaggio della violenza e dell’illegalità. Così nuovi termini sono entrati nei “preferiti” dell’ex presidente e la città si è ritrovata a essere una “zona di guerra“.

Anzi, proprio per combattere tutto ciò, se rieletto, il magnate della Trump Tower ha intenzione di avviare l'”Operazione Aurora“. Riallacciandosi all’Alien Enemies Act del 1798, infatti, l’operazione darà avvio a una delle più grandi deportazioni di immigrati degli Stati Uniti, tutto per – sostiene Trump – “smantellare ogni rete criminale che opera sul suolo americano“.

Dietro di lui, le gigantografie di detenuti, identificati come membri di queste bande, in particolare, di El Tren de Aragua, una delle più potenti organizzazioni criminali attive in Venezuela. A capeggiare su tutto la scritta: “Deportare tutti i clandestini adesso“. “L’invasione verrà fermata“, conclude l’ex presidente.

Elezioni presidenziali Usa 2024: il 5 novembre sarà il Liberation Day di Trump

Dalle metafore belliche, però, Trump è passato al linguaggio religioso, sproloquiando di salvezza e schiavizzazione. Infatti, non ci può essere una deportazione di massa senza la conseguente liberazione dei cittadini fedeli. A lui, ovviamente.

Ebbene sì, perché il Giorno del Giudizio avverrà solamente alla sua rielezione a Presidente degli Stati Uniti. Per rimarcare tale epico gesto ha definito il 5 novembre 2024 – e giorno in cui gli americani esprimeranno il loro voto – come “Liberation Day“.

Nei suoi 90 minuti di discorso, questi i due temi cardine, ai quali, tuttavia, se ne aggiunge un terzo: la pena di morte. Per proseguire con l’allegoria, la condanna capitale sarà lo strumento con cui fare “pulizia” di quanti immigrati clandestini uccidano cittadini americani.

Una questione che, però, fa sorgere più di qualche dubbio. In primo luogo, il fatto se sia chiaro o meno all’ex presidente che tale condanna è stata definita come “disumana e violante del diritto alla vita” da tutti i Paesi occidentali. Secondo poi, quale possa essere il risvolto della medaglia: i cittadini americani che commetteranno lo stesso reato, saranno passibili di pena capitale?

Dall’amministrazione di Aurora: “Parole di Trump sono un’esagerazione. Gli immigrati commettono gli stessi reati (in percentuale) degli americani”

Certo, l’arringa di Trump ha sicuramente colpito l’elettorato e non per la sua veemenza e profonda convinzione. Ma a smentire le sue parole proprio l’amministrazione della città innalzata a simbolo della sua operazione.

A margine del suo discorso, infatti, i funzionari locali di Aurora dichiarano che le parole usate dal tycoon non siano altro che un’esagerazione. Dimostrando che gli immigrati – sia con permesso di soggiorno, che illegali – non commettono in percentuale più crimini dei cittadini americani.

Dunque, l’idea di gang selvagge che scorrazzano per la città del Colorado è sbagliata. E, per di più, confutata anche la “lista” di edifici o zoneconquistate dalle bande” utilizzata da Trump: nessuno degli immobili menzionati è sotto il dominio di criminali.

Il sindaco Mike Coffman ha, quindi, invitato l’ex presidente a visitare la città prima di parlarne:

Non vedo l’ora che tu venga qui per dimostrarti che la narrativa che viene presentata a livello nazionale su questa città non è vera, che non ci sono complessi di appartamenti sotto il controllo di bande, che la città non è sotto il controllo di bande, di bande venezuelane

Così ha scritto il primo cittadino.

Intanto, la battaglia contro Kamala Harris prosegue e nessuna certezza sembra affacciarsi all’orizzonte. Manca, ormai, poco meno di un mese alla notte di Guy Fawkes.