Correva l’anno 2012 quando la notizia partita dalle mura di Milanello di una rissa tra due giocatori in allenamento sconvolse l’intero ambiente Milan. Il tutto successe davanti a una trentina di tifosi e un’intera troupe di Sky a riprendere l’evento in diretta. Sulla panchina del Milan, all’epoca, sedeva Massimiliano Allegri, che fu costretto a sospendere la sessione d’allenamento per placare gli animi. Questi due giocatori dal carattere sibillino erano il difensore statunitense Oguchi Onyewu e Zlatan Ibrahimovic, non un nome qualunque. Per anni, c’è stata una domanda che ha attanagliato i tifosi rossoneri: Cosa è successo realmente nella rissa tra Oguchi Onyewu e Zlatan Ibrahimovic? Oggi, a svelarlo, è stato l’ex numero 7 del Milan Alexandre Pato nel corso del podcast ‘Fala Brasolho’. Di seguito, riportiamo le sue dichiarazioni.

Il retroscena sulla rissa tra Oguchi Onyewu e Zlatan Ibrahimovic svelato da Pato

Alexandre Pato è tornato a parlare della sua straordinaria avventura con il Milan e, in particolare, dell’episodio in cui Oguchi Onyewu e Zlatan Ibrahimovic vennero alle mani dopo un contrasto di gioco durante un allenamento a porte aperte. Di seguito, riportiamo le parole dell’ex giocatore brasiliano rilasciate al podcast ‘Fala Brasolho’:

Ibrahimovic è andato a prendere la palla e Onyewu è andato a marcarlo, poi Onyewu senza volerlo ha colpito il piede di Zlatan. Solo che il piede di Ibra è enorme no? E l’entrata di Onyewu non è proprio tranquilla capisci? Non ha colpito così per caso, ha preso la caviglia di Ibra. Onyewu ha continuato a giocare, noi capivamo, Onyewu aveva fatto così, ma senza cattiveria, l’ha fatto perché voleva prendere la palla. Onyewu stava appena tornando da un infortunio, immagina, era un po’ insicuro. Corri, ma hai un po’ di paura, fai un contrasto e lo fai male. Onyewu ha controllato la palla di spalle e sentiamo un rumore. Arriva Ibra ed entra con entrambi i piedi per fargli male e ho detto: ‘Cavolo, cos’è successo?’. Sono caduti entrambi per terra, Oguchi si è rialzato, ma lui era davvero buono. Ibra si è rialzato e ha iniziato a insultarlo in svedese. Poi ha provato a prenderlo e buttarlo giù. Onyewu lo ha preso e lo ha ribaltato

Quella rissa, diventata la notizia della settimana per quasi tutte le maggiori testate sportive, avvenne proprio in un momento di grande difficoltà per il Milan, che nel giro di un paio di settimane aveva perso con il Real Madrid in Champions League e con la Juventus in campionato. Queste sconfitte, evidentemente, avevano lasciato dei malumori interni venuti fuori con questa assurda rissa, che, 12 anni dopo, non è stata ancora dimenticata.

La carriera di Oguchi Onyewu

Oguchi Onyewu era un difensore centrale con una grande forza fisica. Nato a Washington, Onyewu ha origini nigeriane. I suoi genitori si erano trasferiti negli Stati Uniti nel 1970 per frequentare l’Università di Howard. È rimasto nel mondo del calcio come allenatore di secondo livello ed è diventato vice-direttore sportivo della Federazione statunitense. Seguendo la sua immensa passione per il calcio, da bambino si iscrive alla IMG Soccer Academy di Bradenton, in Florida, dove segue il cosiddetto residency program che offre l’opportunità di usufruire di lezioni e allenamenti professionali. 

La convocazione alla Rappresentativa Under 20 americana,  gli apre le porte dell’Europa. Inizia la sua carriera da giocatore professionista nelle file del Metz, in Ligue 2 francese. Possiamo dividere la carriera di Onyewu in due parti. La prima, che lo ha visto essere uno dei migliori nel suo ruolo fra Francia, Belgio (con lo Standard Liegi) Inghilterra (con il Newcastle), e con la Nazionale statunitense. E poi la seconda che, dopo una lesione al tendine rotuleo che si procura in Nazionale, segna il suo tramonto. L’esperienza italiana con il Milan, infatti, è ricordata di più per quella rissa che per le sue prestazioni. Dopo altre esperienze allo Sporting Lisbona, Malaga, QPR, Sheffield West e Charlton decide di chiudere la carriera in MLS. È rimasto nel mondo del calcio come allenatore di secondo livello ed è diventato vice-direttore sportivo della Federazione statunitense.