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Patrimoniale tassa super ricchi

Patrimoniale: le ragioni del sì e del no, nuova tassa sui super ricchi nel 2025? Ecco chi paga il conto

Guai in vista per gli italiani, ma anche no. Il disastro della patrimoniale potrebbe manifestarsi ancora una volta; pochi sarebbero immuni agli effetti della nuova tassa sui super ricchi. E pensare che non è raro che il governo italiano ricorra a nuove forme di tassazione per recuperare risorse. Ora però l’asticella si potrebbe estendere a livello europeo: a guardarsi le spalle saranno solo i percettori di redditi alti? Vediamo insieme come potrebbe funzionare la nuova tassazione sui risparmi degli italiani.

Patrimoniale: tassa sui super ricchi nel 2025?

La dichiarazione secondo cui gli economisti sono favorevoli a una patrimoniale sui redditi alti porta con sé molte contraddizioni.

Se poi si tassano le principali fonti di reddito a livello europeo, il problema si allarga e non riguarda più solo il nostro Paese.

Ma per gli italiani, però, potrebbe avere un impatto enorme. Non è certo un mistero che il Presidente del Brasile, Lula, durante il G20 a Rio de Janeiro, abbia dichiarato di voler introdurre una tassa sui grandi patrimoni, un tentativo di far contribuire maggiormente coloro che possiedono di più per far fronte al debito pubblico.

La Francia non è rimasta a guardare: il 1° ottobre, il presidente Michel Barnier ha spiegato che i nuovi progetti per i circuiti finanziari prevedono la necessità di attivare un piano per congelare risorse attraverso un contributo speciale da parte delle aziende e sui redditi più alti.

In che cosa consiste la patrimoniale?

Dopo la patrimoniale del 1992, gli italiani non hanno mai ripreso fiato; la paura di un congelamento dei risparmi è tutt’altro che rientrata. Il caso vuole che l’imposta straordinaria applicata sull’ammontare dei depositi sul conto corrente, libretti di risparmio, buoni fruttiferi e così via abbia lasciato un segno indelebile.

Una nuova tassazione, seppur prevista per i super ricchi, fa rimbalzare la tensione in tutti, pronti a intercettare le reazioni del governo italiano. Ora la proposta è sul tavolo di discussione e potrebbe finire in un faldone per essere ridiscussa in un secondo momento; se non altro, la tassa sui super ricchi sarebbe il frutto di una miccia che ha portato solo polvere.

D’altra parte, il governo italiano sembra intenzionato a rialzare o riequilibrare le accise, tassare le case e adottare altri provvedimenti per mantenere la stabilità dei conti pubblici.

Nuovo Patto di Stabilità: resilienza e sostenibilità

Patrimoniale, nuova tassa super ricchi

Che il governo italiano stia cercando di domare una situazione non del tutto florida lo si era capito da tempo, ma ora si fa sempre più evidente la necessità di affrontare nuove sfide.

Il ruolo della maggioranza politica, messo sotto osservazione da diversi economisti, diventa indispensabile in questo contesto, specie adesso mentre si cerca di individuare i principali interventi previsti nella Manovra finanziaria 2025, volti a rafforzare la continuità delle regole fiscali allontanandosi dagli schemi metodologici del passato.

Con il rinnovo del Patto di stabilità, si gioca un ruolo fondamentale per l’economia del Paese, con l’obiettivo di fare un salto di qualità e rafforzare la credibilità del Paese nel panorama europeo. Secondo quanto riportato da Formiche.net, “il concetto principale ruota sull’intreccio tra resilienza e sostenibilità”, due elementi che rappresentano il piedistallo su cui si fonda sia il Recovery Fund che il nuovo Patto di stabilità.

Il governo italiano è pronto ad affrontare diverse sfide per la costituzione di progetti orientati alla crescita del Paese, ma soprattutto alla sostenibilità nel lungo termine. Scelte che garantiranno il benessere e lo sviluppo futuro.

Quali sono le imposte patrimoniali in Italia?

La vera domanda, però, a questo punto è: quante tasse, sotto forma di patrimoniale, ci sono? A oggi, non esiste una sola patrimoniale generale, ma bensì diverse forme di tassazione, come ad esempio l’IMU (Imposta Municipale Unica), il canone RAI, l’imposta di bollo e così via.

A questo proposito, si sottolinea che il sistema fiscale è improntato sul principio regressivo; questo porta a una tassazione più rigorosa per i redditi medio-alti rispetto a quelli alti.

Si pensi, ad esempio, che l’aliquota applicata per i redditi superiori a 15.000 euro è del 32%, mentre per i redditi che oscillano tra 28.000 e 50.000 euro è pari al 35%.

Una disparità è dovuta al fatto che le tasse sui redditi da capitale sono al 26%, risultando quindi ridotte rispetto a quelle applicate sui redditi da lavoro, che non superano il 43%.

In sostanza, l’introduzione di una nuova tassa sui redditi alti andrebbe a colmare questa disparità e sarebbe perfettamente in linea con le disposizioni normative contenute nell’articolo 53 della Costituzione.

Detto questo, è possibile che tra qualche trimestre possa essere applicata una nuova tassazione che dovrebbe interessare i redditi più alti, al fine di frenare il debito pubblico.

D’altra parte, diversi economisti sono favorevoli all’introduzione di una nuova tassazione progressiva, stimata intorno al 7%, che regalerebbe al Paese qualche boccata d’ossigeno in più.


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Antonella Tortora

Ho iniziato ad occuparmi della stesura di articoli fin dal 2017, concentrandomi dapprima nel settore fiscale per imprese e famiglie, per poi allargare i miei interessi su un orientamento previdenziale. Redattrice Senior per giornali online scrivo in ottica SEO, temi di economia, pensioni, lavoro e diritto.

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