Una notizia piovuta improvvisamente, arrivata sotto forma di mail ai sindacati e come volantino attaccato alle porte vetrate: il Poliambulatorio San Raffaele Termini di Roma chiude i battenti, ma a farne le spese sono i medici e gli infermieri che ci lavorano e tutta l’utenza, che si vedrà portar via alcuni servizi ambulatoriali utili.
La chiusura è programmata per il prossimo 15 ottobre 2024, ma la battaglia per i lavoratori si prospetta molto più lunga. Infatti, la Direzione del San Raffaele si è detta impossibilitata a ricollocare in qualche altra sede o polo i medici e gli infermieri del presidio della stazione. Con Massimiliano Rizzuto, responsabile Fp Cgil Roma Lazio – Sanità privata, Tag24 ha tratto un quadro della situazione, in attesa del tavolo fra sindacati, Regione Lazio e Direzione San Raffaele che si terrà il prossimo 23 ottobre 2024.
Chiude il Poliambulatorio San Raffaele di Roma Termini: la battaglia dei dipendenti per il ricollocamento
Stare a Roma Termini costa troppo. O meglio, affittare locali nella stessa struttura che ospita la principale stazione della Capitale ha un costo non indifferente. Questo secondo quanto dichiarato dalla Direzione del San Raffaele, che proprio in via Giolitti 16 avrà – fino al prossimo 15 ottobre 2024 – un poliambulatorio specializzato.
I residenti dell’Esquilino, dunque, dovranno dire addio alla sede dell’Ala Mazzoniana e cercarsi un nuovo posto dove poter fare ecografie, visite specialistiche, analisi ed esami. Una chiusura che destabilizza non gli abitanti del quartiere che – inevitabilmente – si riverseranno sulle strutture pubbliche limitrofe, già sovraccaricate.
E i medici, gli infermieri e i dipendenti amministrativi del poliambulatorio che fine faranno? Se l’è chiesto Tag24 che ha chiesto a Massimiliano Rizzuto della FP CGIL Roma come si evolverà e che conseguenze avrà sul quartiere la chiusura della sede di Termini.
Come spiega Rizzuto, infatti, il San Raffaele “agisce nello stringente rispetto della normativa. Non ti agevola in alcun modo: se bisogna mandare una mail, la manda e basta“. È così, che il sindacato è venuto a conoscenza della chiusura del presidio medico per “una questione legata al canone d’affitto. Per loro non c’è alcuna possibilità di andare avanti, è diventato troppo alto e, quindi, chiudono il poliambulatorio. Nessuna avvisaglia precedente“.
Previsto un tavolo tecnico con la Regione e il San Raffaele: si cerca l’accordo
Certo, è pur vero che il San Raffaele è una struttura privata e come tale può decidere in qualsiasi momento di chiudere una sede, se da questa non riesce a trarre profitto. Dunque, si entra nell’ambito della “cessazione di attività” e, sottolinea Rizzuto, non si può parlare di vero licenziamento:
“Parliamo, però, di una cessazione di attività di una struttura che ha molteplici attività assistenziali. Quindi, a nostro avviso, tutte le risorse andrebbero ridistribuite. In più, noi apprendiamo dal loro sito che il San Raffaele si sposterà da qualche altra parte, quindi, implementando in un altro luogo. Tra l’altro, pare, che alla Pisana, abbiano acquisito nuove strutture edili. Perciò, se tu implementi, non vedo perché non possa impegnarti a ricollocare i lavoratori.
Ciò che noi abbiamo detto al Gruppo è di ricollocare chi può già esserlo e per gli altri un impegno a trovargli un posto in 12-18 mesi da qualche altra parte. Ma loro (dicono) che non hanno alcuna possibilità di ricollocamento. La mia paura è che questi dipendenti possano essere risistemati senza accordo, perché con un accordo significa dar loro un posto con criterio. Ad esempio, tenendo in considerazione la residenza“.
Da qui, la richiesta di FP CGIL, UIL e CISL di convocare un tavolo con la Regione, l’assessorato al lavoro e il Serap che, appunto, amministra il San Raffaele. Data prevista per la videocall il prossimo 23 ottobre 2024. La speranza dei sindacati è che si possa intraprendere la via della cassa integrazione per cessata attività e dare ai dipendenti quante più mensilità possibili, a mo’ di supporto economico in attesa di trovare un nuovo lavoro.
Non solo – aggiunge il sindacalista – l’opzione migliore sarebbe che, una volta finita questa, interverrebbe la NASPI, qualora si perdesse definitivamente il lavoro. In ogni caso, l’obiettivo cardine è trovare un accordo fra le parti in causa:
“Purtroppo noi non abbiamo contezza reale del numero preciso di dipendenti che lavorano nel poliambulatorio. È possibile, infatti, che alcune attività fossero effettuate da liberi professionisti, che quindi hanno un contratto di natura diversa e peculiare. Per questi, si parla di semplice interruzione di rapporto“.
Rizzuto: “Per i lavoratori sarà una strada in salita”
Il problema, conclude Rizzuto, è che in situazioni del genere, aziende come il San Raffaele “vogliono comportarsi come pubbliche quando devono prendere soldi dalla Regione, ma come privati quando devono gestirli“.
La sfortuna vuole che le conseguenze di tali comportamenti ricadano su lavoratori e cittadini. È sulla loro pelle – anzi, in questo caso, salute – che si cerca di guadagnare. Tornano in mente, sul punto, le parole del primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo, che a La Stampa nel 2023 diceva “La salute è diventata un lusso“:
“Parliamo di un servizio a pagamento. E la sanità è costosissima nel privato, ma offriva diversi servizi. In un certo senso è un’alternativa. Una possibilità di scelta, giacché se un servizio è presente, sarò io a scegliere o meno di usufruirne, secondo il costo e le mie possibilità economiche“.
Dice, intanto, Rizzuto. La questione rimane quantomai aperta e incerta e si prospetta una “lunga strada in salita” – per usare le parole del sindacalista.