Giornata mondiale della salute mentale: stress, iper-lavoro e bassa autostima, sono le parole utilizzate per identificare le cause dell’aumento del malessere psicologico. La qualità delle ore trascorse sul posto di lavoro è sacra, incide sulle altre sfere della vita: affettiva, personale. Trascorriamo al lavoro un terzo della vita, e il rischio di portare l’insoddisfazione nelle altre sfere è alta. Eppure c’è ancora chi ha paura di uscire allo scoperto, altri che stigmatizzano problemi, sdoganati da personalità molto in vista, che vanno normalizzandosi. Nell’era del precariato, dell’instabilità, soffrire è “sano”, secondo lo psicologo dell’educazione, Cristian Pagliariccio. Il dolore rende più simili di quanto si pensi: le difficoltà con cui ci troviamo a fare i conti sono, più o meno, le stesse per tutti. Come cantava Lucio Dalla, in Disperato Erotico Stomp: “L’impresa eccezionale è essere normale.”

Giornata mondiale della salute mentale: i giovani hanno superato lo stigma

“Le fasce della popolazione che hanno superato lo stigma sono le stesse che ricevono pressioni dagli adulti, che hanno molti pregiudizi. L’instabilità è uno dei più importanti fattori di stress, ma non l’unico: a questo si aggiungono le violenze, i lutti, i traumi. E’ sano che si socializzi il dolore. Tra i giovani c’è chi realizza video, trovo ci sia una buona apertura, più che tra i 50enni che faticano a mostrare le proprie vulnerabilità – ha spiegato il dottor Pagliariccio – per paura di essere cacciati dal lavoro, o di non riuscire a trovare un’altra collocazione. Isolarsi non è un buon segnale, chi lo fa rischia di sviluppare un dolore mentale maggiore!”

Una buona autostima risolve in parte

Una buona autostima aiuta, ma non è tutto perché entra in gioco l’autoefficacia. Potrei avere tantissima stima di me, ma se alla lunga non riesco a trovare una quadra col problema, cioè a trovare competenze per vivere la vita, l’autostima non è sufficiente.”

Le ripercussioni sul sistema

Alla luce di una conclamata situazione destinata a cronicizzarsi e a mietere altre vittime, sarebbe bene agire per contrastare difficoltà di cui siamo consapevoli. Tuttavia, la scarsa accessibilità al sistema sanitario pubblico e i prezzi, spesso proibitivi, delle cure dei privati allontanano chi dovrebbe servirsene dall’avvicinarsi al servizio. I numeri non bastano a smuovere la politica, sorda alle richieste d’aiuto, da sempre lontana dalle esigenze dei cittadini, e incapace di gestire e soddisfare un malessere destinato a ripercuotersi sul sistema.

I problemi aumenteranno col tempo

La salute mentale non porta soldi, a differenza di altre aree dell’assistenza sanitaria, è molto penalizzata. I disturbi sono aumentati e si sono diversificati nelle nuove generazioni – ha spiegato Adriano Formoso – se stai male e non hai la forza di lavorare e persino cercare un lavoro, i governanti pensano di risolvere il problema col reddito di cittadinanza.”

Una persona su tre soffre

“Il disturbo depressivo dilaga soprattutto dopo il Covid e le persone non riescono a lavorare, soprattutto se si tratta di lavori manuali. Una persona su tre può soffrire di disagio psichico, ma nessuno fa nulla. Mi sono messo in proprio per seguire i casi, manca personale nelle strutture pubbliche, non ci sono educatori – ha detto Formoso – nel mio centro psicoanalitico di Garbagnate Milanese ho dei collaboratori che seguono gli adolescenti, molti di loro non hanno educatori. Individuare il luogo giusto dove curarsi è importante, non tutti hanno gli stessi strumenti.”

La situazione in Italia

In Italia abbiamo un clima e ritmi di luce che agiscono sui neurotrasmettitori, e un alimentazione che preserva la salute mentale rispetto ad altri Paesi dove si vive con sei mesi di buio, ma dove l’assistenza è maggiore che da noi. In Italia ci sono meno casi e meno assistenza – ha concluso Formoso – l’unica regione che riesce ad attivare la legge Basaglia è il Friuli Venezia Giulia: ho visto cose che in Lombardia, e nel Lazio, se le sognano.”