A Napoli, questa sera, 9 ottobre 2024, nella centralissima piazza Municipio, il sindaco Gaetano Manfredi, il suo consigliere per la cultura Vincenzo Trione e la curatrice Silvana Annichiarico hanno inaugurato una installazione di arte moderna che sta scatenando un vero e proprio caso politico. L’installazione si chiama ‘Tu si ‘na cosa grande’ ed è firmata da Gaetano Pesce, uno degli scultori, nonché designer e architetto, più importanti degli ultimi decenni nel panorama internazionale scomparso lo scorso aprile a New York a 84 anni.

L’installazione, che ha preso il posto della Venere degli stracci di un altro grande artista contemporaneo, Michelangelo Pistoletto, raffigura due cuori stilizzati trafitti da una freccia e un Pulcinella alto 12 metri che ricorda un Pierrot, ma ai napoletani ancor di più un fallo. Nelle ultime ore, così, si è scatenato un vero e proprio putiferio: la città, come spesso capita per le opere di arte contemporanea, si è spaccata tra sostenitori e denigratori e, di conseguenza, tra difensori e critici dell’amministrazione comunale che l’ha voluta al grido: “Così spendono i nostri soldi?!”: l’opera è costata circa 200 mila euro.

A Napoli una opera d’arte contemporanea a forma di fallo diventa un caso

Napoli è una città abituata a polemiche anche molto accese sulle opere d’arte contemporanea che di volta in volta ospita. Come sui social, nei suoi bar, non è affatto raro che, mentre si sorseggia un caffè, si rimanga coinvolti in una discussione dove tutti – senza distinzione d’età o di ceto – sentono il dovere di intervenire sull’ultima opera che fa bella mostra in una delle sue piazze. Proprio come per le polemiche che nascono per le partite di calcio, magari se un rigore c’era o non c’era: tutti dicono la loro. E qualche volta corrono a giocare al lotto.

Magari come questa volta, perché i napoletani si sono spaccati sul Pulcinella di Gaetano Pesce: a detta di molti, somiglia più che altro a un gigantesco fallo piantato nel bel mezzo della città, nella centralissima piazza Municipio, ai piedi del Maschio Angioino, lo spazio scelto dall’amministrazione Manfredi per ospitare le nuove opere d’arte. Trent’anni dopo, è stata la risposta dell’attuale primo cittadino ad Antonio Bassolino che, prima di aprire il museo di arte contemporanea Madre, cosa che avvenne nel 2005, nel 1994 si inventò piazza del Plebiscito chiusa alle auto e aperta, di volta in volta, alle installazioni di Mimmo Palladino, Anish Kapoor, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Rebecca Horn, Richard Serra e molti altri: dalle montagne di sale alle capuzzelle che emergevano dalla pavimentazione in pietra lavica della piazza più iconica di Napoli, un bel vedere. Ma soprattutto sempre un bel discutere.

La politica napoletana e l’arte

Ora, ricordato che sempre e comunque è bello ciò che piace, che l’ultima opera di Pesce è un omaggio a Napoli, un ultimo atto d’amore per quella città e quella cultura da cui l’artista (che nacque a La Spezia) ha tratto tanta ispirazione, che ci ha lavorato due anni con molta dedizione e che per sua volontà l’ha donata ai napoletani come un auspicio alla fertilità di cui è intrisa la cultura partenopea, è impossibile non rimarcare che la politica napoletana è da almeno un trentennio legata mani e piedi all’arte contemporanea. Non solo per le installazioni come quelle di Pesce e Pistoletto (cui un senza dimora diede fuoco, “un atto politico”, commentò non a caso l’artista) ma anche per le stazioni della metropolitana. Tanto belle, progettate dalle archistar più importanti del mondo e impreziosite di opere d’arte davvero affascinanti (tanto che uno storico dell’arte come Achille Bonito Oliva disse che la metro era diventata “un museo obbligatorio”), ma anche tanto poco funzionali, tanto che appena ieri, 8 ottobre, un esperto di trasporti come Roberto Calise ha scritto che a Napoli si è scambiato il mezzo per il fine: tanta arte e poco trasporto.

Il commento del sindaco Manfredi: “Anche a me è sembrato un fallo”

Da qui a dire che la politica utilizza l’arte una volta per incantare e un’altra per ‘distrarre’ i napoletani, il passo evidentemente è breve. Ma tant’è, il sindaco Manfredi, a proposito dell’opera di Pesce, ha confessato che quando l’ha vista anche lui ha pensato che somigliasse più a un fallo che ad altro. E comunque ha tenuto a sottolineare che “l’arte deve fare discutere”. In una “città eccitante” come Napoli, come molti hanno rimarcato sui social, missione compiuta. Ancora una volta.