Un sistema in affanno, che lentamente perde la sua vocazione alla reintegrazione e all’educazione per abbracciare un modello punitivo chiuso in se stesso: è questa la fotografia del sistema carcerario minorile italiano fatta da Antigone a un anno dall’entrata in vigore del decreto Caivano.

Secondo l’associazione, da anni in prima linea per la difesa delle garanzie del sistema penale, le carceri minorili non sono mai state in crisi come oggi, data anche la crescita record di carcerazioni, aumentate in ventidue mesi del 48% nonostante non si sia registrato, nel Paese, un contemporaneo boom di casi di criminalità minorile.

Carceri minorili, la denuncia di Antigone: mai così tanti ingressi nonostante i numeri della criminalità siano stabili

Tra le prime conseguenze del dl Caivano, a un anno dalla sua approvazione, l’aumento degli ingressi nelle carceri minorili italiane – a settembre 2024 i giovani reclusi erano 569, contro i 392 dell’ottobre 2022 – e la comparsa di quei problemi di sovraffollamento che ormai sono la regola negli istituti penali del Paese.

Dei 17 Ipm sparsi in Italia, 12 risultano oggi sovraffollati, con i restanti 5 a un passo dal superamento della capienza disponibile. Un dato, questo, che per Antigone è comunque sottostimato, data la maggior tendenza a trasferire i ragazzi appena maggiorenni negli Istituti carcerari per adulti, con conseguenze importanti dal punto di vista della garanzia dei percorsi educativi che, per una piena reintegrazione dei giovani, dovrebbero essere assicurati in modo stabile e continuativo.

Ma i cambiamenti vanno oltre le previsioni normative o il peggioramento delle condizioni materiali. Come spiega in questa intervista Susanna Marietti, responsabile dell’osservatorio sulle carceri minorili di Antigone, a preoccupare è il cambiamento culturale che sta guidando la trasformazione del sistema carcerario minorile italiano che va allontanandosi, lentamente, da quelle buone pratiche che per decenni hanno reso l’Italia un punto di riferimento in tutta Europa.

Carceri minorili, Marietti (Antigone): “Il sistema che conoscevamo viene lentamente smantellato”

Dottoressa Marietti, il report di Antigone sull’emergenza negli Istituti Penali per Minorenni si apre con l’affermazione «Non avevamo mai visto nulla di simile». Può raccontarci cosa avete visto?

«Abbiamo visto un sistema che, andato avanti per 35 anni forte di una visione culturale precisa, si sta progressivamente smantellando. Se il sistema carcerario per adulti ha vissuto alti e bassi, il sistema penitenziario minorile italiano è stato, dall’entrata in vigore del Codice del 1988, una sorta di piccola oasi virtuosa.

Con questo, intendiamoci, non vogliamo dire che tutto fosse perfetto. Tuttavia, esisteva un sistema che cercava di approcciare i ragazzi con delle modalità di tipo educativo, facendo attenzione alle individualità, alle specificità dei percorsi di vita, nel rispetto di quel principio di “superiore interesse del minore” a cui si riferiscono tutte le convenzioni internazionali.

In questo sistema che sto descrivendo, i magistrati minorili avevano a disposizione una serie molto ampia di strumenti da adattare al tipo di reato commesso e alle necessità del singolo ragazzo. Con queste possibilità, le risposte erano raramente di tipo carcerario, tant’è che per moltissimi anni i ragazzi reclusi nei nostri istituti erano solo il 3% del totale in carico alla giustizia minorile.

Dall’insediamento del Governo – e in particolare dal decreto Caivano – si è invece avuta un’impennata di ingressi in carcere minorile. Oggi i giovani negli IPM sono 569, ma la cifra è falsata per difetto, dato che molto ragazzi sono stati trasferiti nelle carceri per adulti proprio grazie gli strumenti previsti proprio dal dl Caivano».

Carceri minorili, Marietti: “Da Caivano i giovani considerati come delinquenti”

Cosa è cambiato per le carceri minorili dall’entrata in vigore del Dl Caivano?

«Dal Dl Caivano si è assistito a un cambiamento non solo di tipo quantitativo, dato l’aumento degli ingressi, ma anche di tipo qualitativo. La risposta carceraria sta aumentando anche nel sistema minorile perché il giovane non è più considerato come una personalità in evoluzione ma come un delinquente da inchiodare al momento della commissione del reato.

C’è anche da dire che negli ultimi anni è molto cambiata l’utenza del carcere ed è aumentata la percentuale di minori stranieri non accompagnati. Per questa categoria la situazione è estremamente difficile: i ragazzi vengono prima sbattuti in carcere, poi spediti da nord a sud come se fossero pacchi, senza alcuna cautela nel proteggere quei legami che si creano con i volontari e il personale delle strutture».

Ipm, Marietti: “Cresce l’uso di psicofarmaci e aumenta il ricorso all’isolamento”

L’inchiesta di Antigone sulle carceri minorili riporta un dato allarmente sull’aumento del 30% della “spesa per persona” per l’acquisto di farmaci antipsicotici in ben cinque IPM.

«È allarmante, sì. Sappiamo come il problema degli psicofarmaci riguardi anche le carceri per adulti. Il problema è quando la somministrazione diventa soluzione di ogni problema, anche non di origine psichiatrica. In un momento delicato quale quello presente, caratterizzato dallo smantellamento del welfare, si tende a voler neutralizzare i problemi che esistono, somministrando psicofarmaci e facendo ricorso sempre più frequentemente all’isolamento».

Quali opportunità sono offerte ai minorenni e ai giovani adulti in carcere?

«Le condizioni dei 17 Istituti per minori in Italia sono molto diverse fra loro, per cui è difficile generalizzare. A Roma ci sono ampi spazi aperti attorno alle palazzine, c’è un campo da calcio e anche una palestra, ma esistono altri problemi. Ad Acireale, invece, dove la struttura è antica, gli spazi sono più piccoli ma le attività sono più variegate.

Quello che potremmo definire carente, in generale, è la formazione professionale dedicata ai ragazzi, sulla quale le Regioni investono sempre meno. Esistono difficoltà anche per la formazione scolastica. Per le altre attività, specialmente quelle gestite dal volontariato, diciamo ci vuole fortuna. In alcune carceri ci sono più associazioni, in altre meno. Non c’è una regia centralizzata a livello istituzionale che si impegni a garantire che il tempo della pena sia tempo pieno di significato».

Proposta Salis di abolizione delle carceri minorili, Marietti: “Occorre ragionare su fattibilità, altrimenti è slogan”

Tra le poche dichiarazioni sulle condizioni delle carceri minorili in Italia c’è stata quella dell’europarlamentare Ilaria Salis, la quale ha proposto di chiudere tutti gli Ipm. Cosa ne pensa?

«Penso che si faccia un danno enorme a un giovane recluso in quattro mura e che sia una fatica pensare di allontanare un ragazzino dalla società per poi reinserirlo. In questo senso, ogni possibilità di scontare la pena in modo non segregante è a mio avviso preziosa. Detto ciò, è chiaro che occorre ragionare sulla fattibilità di una simile proposta che, altrimenti, rimane solo uno slogan. Occorre capire in che modo agire sul Codice per i minori e trovare soluzioni sostenibili».

C’è stato un confronto tra Antigone e i livelli istituzionali sui temi sollevati? Se sì, qualcuno ha condiviso la vostra analisi sugli effetti negativi prodotti dal decreto?

«I risultati a cui siamo arrivati sono addirittura rivendicati. Lo stesso capo del Dipartimento di giustizia minorile, Antonio Sangermano – tra le firme del decreto Caivano – ha affermato che l’ampliamento del ricorso alla custodia cautelare anche per i minori, il quale ha portato a un aumento dei ragazzi in carcere, dimostra come gli strumenti previsti fossero davvero necessari. In queste parole riscontriamo una distanza culturale e, in qualche modo, una conferma che la direzione intrapresa è esattamente quella voluta».

La narrazione dei media su baby gang e giovani devianti ha contribuito alla criminalizzazione di ragazzi e ragazze?

«Sì, in qualche modo . Avremmo bisogno di un’informazione più corretta, basata sui numeri: in Italia non c’è emergenza criminale minorile, non c’è un’allerta baby gang. Le cose dovrebbero essere raccontate meglio, senza rincorrere sempre gli scoop».