La nuova ricetta del Governo del “Meno tasse per chi lavora” fa parte della linea strategica per combattere l’evasione fiscale. Così, accanto al “meno tasse per chi lavora” troviamo “più tasse per i furbetti”, ovvero per tutti coloro che cercano strade secondarie sperando di farla franca.

Gli strumenti che dovrebbero far parte del calderone di misure rivolte ai lavoratori sono tanti, a partire proprio dal concordato preventivo biennale. Ma nonostante le sue innumerevoli potenzialità e benefici, sembra ancora convincere poco (o nulla).

Accanto a questo strumento del Fisco dal doppio volto, ci sono anche misure che già hanno accompagnato le buste paga dei lavoratori lo scorso anno e che, forse, ci saranno anche nel 2025, a partire dal taglio del cuneo fiscale e contributivo.

C’è da chiedersi solo una cosa: queste misure avvantaggiano davvero i lavoratori?

“Meno per tasse per chi lavora”, ma è davvero così?

Il gettito fiscale italiano sta passando un periodo roseo, grazie alle nuove assunzioni registrate negli ultimi mesi. Si tratta, per la maggior parte, di nuovi assunti al loro primo lavoro e ciò significa nuove tasse per il Governo. Secondo le stime e gli ultimi dati, si parla di circa 30.000/40.000 nuovi posti di lavoro che, proprio nella maggior parte dei casi, coinvolgono nuove leve ancora sconosciute al fisco.

Giovani lavoratori che inizieranno a pagare per la prima volte le tasse e contribuiranno a far crescere il gettito delle imposte dirette. I fondi, tanto ricercati, servono per coprire le uscite dal mondo del lavoro e, quindi, pagare le pensioni, ma anche a coprire alcune misure.

L’obiettivo del Governo, in ogni caso, è abbassare le tasse per tutti, con un occhio di maggiore riguardo verso chi lavora. Le misure messe in campo per perseguire questo obiettivo sono tante, a partire dal taglio del cuneo fiscale che, con tutta probabilità, sarà rinnovato anche per il 2025.

Le entrate fiscali sono tante e stanno contribuendo alla crescita di un tesoretto interessate. L’aumento dei lavoratori dipendenti contribuisce a procedere in questa direzione. Soprattutto le assunzioni a tempo indeterminato vanno a garantire entrate stabili e durature, ma nonostante ciò in Italia si fa sempre molto uso dei contratti a termine, soprattutto nel mondo della scuola.

Abbiamo parlato del taglio del cuneo fiscale, ma un’altra misura che va verso la direzione di premialità dei lavoratori è il concordato preventivo biennale, considerato quasi subito un grande flop.

Insomma, da una parte, i lavoratori, durante l’ultimo anno, hanno avuto buste paga un po’ più pesanti, ma il dubbio sul prossimo anno rimane: sarà la stessa cosa o dovremmo aspettarsi un destino diverso?

Chi pagherà più tasse?

Se i lavoratori onesti e che lavorano dovrebbero pagare meno tasse, o almeno questa è l’intenzione del Governo, i furbetti dovrebbero pagarne di più.

Chi cerca, infatti, di percorrere strade secondarie per pagare di meno dovrebbe essere beccato e costretto a pagare più. Ed ecco che, ancora una volta, si torna a parlare di concordato preventivo biennale, come se chi non aderisse avesse qualcosa da nascondere.

In realtà non è così, o almeno non lo è sempre. Tra i vantaggi del concordato c’è una sanatoria vantaggiosa per gli anni precedenti. Nonostante questo, come già detto, il numero degli aderenti sarà, con tutta probabilità, diametralmente inferiore a quello sperato dal Governo.

Chi non aderisce pagherà di più e su questo non ci sono dubbi. Per chi non accetta l’accordo proposto dal Fisco, saranno previste nuove misure, in particolare, per chi guadagna di più.

Come non dimenticare la lotta all’evasione fiscale, altro punto cardine del Governo. Le nuove strategie di contrasto sono tante, a partire dai maggiori controlli su POS e scontrini. Sotto la lente d’ingrandimento finiscono anche i content creators, per i quali sono previsti maggiori controlli.