La Camera dei Deputati si appresta a dare il primo via libera al Ddl Lavoro, un provvedimento fortemente osteggiato dalle opposizioni e dai sindacati che nel pomeriggio di oggi – martedì 8 ottobre 2024 – sono scesi in piazza per un sit-in di protesta davanti Montecitorio.
La votazione è prevista per la serata di oggi, poi il provvedimento passerà al Senato per l’approvazione definitiva. Come già alla Camera, anche a Palazzo Madama, il centrosinistra e il Partito Democratico promettono di dare battaglia.
“Ci troviamo di fronte a un Governo che pensa che il sistema produttivo del nostro paese debba competere sulla scala internazionale su salari bassi e scarse tutele, anziché su innovazione e lavoro stabile.”
Spiega a Tag24.it il deputato del Partito Democratico, capogruppo in Commissione Lavoro, Arturo Scotto che sottolinea come la battaglia contro le nuove norme che il provvedimento punta a introdurre rappresenti solo un tassello di una più ampia lotta per la riaffermazione del ‘lavoro giusto’ che – attualmente – è la madre di tutte le battaglie del centrosinistra.
“Il lavoro giusto, dignitoso, il lavoro ben pagato è la sfida fondamentale della sinistra, la sinistra esiste se si occupa di queste cose, altrimenti è semplicemente un’espressione astratta, una dichiarazione di intenti. La sinistra o rimette le mani nella giungla del lavoro povero e precario, e prova a mettere in campo una grande bonifica del lavoro precario oppure non ha senso che esista.”
Ha dichiarato il deputato campano.
Ddl Lavoro, Scotto: “Trasforma il mercato del lavoro in un supermarket della precarietà”
Una ‘riforma del lavoro precario’ da contrastare a tutti i costi?
“Trasforma il mercato del lavoro in un supermarket la precarietà, si aggravano ulteriormente le condizioni dei lavoratori stabili e intermittenti, si elimina qualsiasi tetto alla somministrazione consentendo alle aziende di avere il 100% di lavoro somministrato. Si allargano le maglie alla stagionalità e non le si vincolano più a determinate condizioni come accadeva prima”.
Spiega Arturo Scotto che sottolinea come tutte queste misure che il Parlamento si appresta a licenziare da qui a qualche mese (una volta concluso anche l’iter al Senato) aumentino la precarietà dei contratti di lavoro in Italia con tutte le conseguenze che tale precarizzazione comporterebbe per le condizioni dei lavoratori.
Tra i punti critici contenuti nella riforma del lavoro, voluta dal centrodestra di Governo, ci sono anche l’eliminazione delle clausole ostative suo contratti misti con l’introduzione del regime forfettario, ma soprattutto la tanto contestata norma dell’eliminazione del divieto di dimissione in bianco che di fatto facilita i licenziamenti da parte delle aziende soprattutto per le donne.
Una riforma del lavoro che, sottolinea Scotto, la maggioranza ha portato avanti senza nessun confronto o apertura verso le proposte delle opposizioni.
“Siamo dentro un quadro di precarizzazione del lavoro e rispetto alle proposte avanzate dall’opposizione non è stato preso in considerazione nulla e non si interviene sui contratti a termine. È un’idea sbagliata che il nostro Paese già sta pagando da anni e continuerà a pagare perché non è possibile garantire produttività e qualità del lavoro se si vive in una condizione di precarietà permanente”.
Pdl riduzione ore lavoro, Scotto: “Speriamo maggioranza interloquisca.”
Ma la battaglia della sinistra per il ‘lavoro giusto’ passa necessariamente anche dalla lotta al lavoro povero e dalla salvaguardia dei posti di lavoro, sempre più minacciati dall’avvento di tecnologie come l’intelligenza artificiale.
Nelle scorse settimane i partiti di centrosinistra hanno presentato una proposta di legge per la riduzione delle ore di lavoro. Una proposta che prevede la trasformazione del Fondo nuove competenze, in un Fondo per la riduzione dell’orario di lavoro e nuove forme di prestazione lavorativa.
Tale fondo dovrebbe finanziare gli accordi tra le parti sociali che possono ridurre l’orario di lavoro fino a 32 ore. Si tratterebbe, quindi, di un sostegno incentivato a una sperimentazione che dovrebbe durare un triennio alla fine del quale se i singoli settori hanno superato il 20% della sperimentazione, con un Dpcm si procederebbe a una riduzione dell’orario di lavoro, dopo il triennio, fino al 10% dell’orario attuale.
Una proposta che va nella direzione di quanto già si sta facendo in molti paesi europei e in alcune grandi aziende anche italiane e che, oltre a migliorare il processo di conciliazione tra tempi di lavoro e vita privata, vuole anche tutelare i posti lavori minacciati dall’incalzare dell’intelligenza artificiale.
Una proposta su cui il capogruppo democratico in Commissione Lavoro spera di riuscire a trovare un’interlocuzione anche con la maggioranza.
“Come commissione di lavoro abbiamo avviato un ragionamento sugli effetti dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro. Uno degli effetti è la riduzione del lavoro e la fine di una serie di figure professionali. Non c’è mai stato un salto tecnologico nella storia dell’umanità che non sia stato accompagnato da una consistente riduzione dell’orario. Dunque, noi mettiamo a disposizione una proposta che è unitaria, vogliamo sperare che la maggioranza interloquisca. Noi siamo aperti, non abbiamo pregiudizi, siamo disponibili a discutere la nostra proposta, auspichiamo che la maggioranza non se ne esca, come è stato fatto con il salario minimo, con la negazione del problema.”
Salario Minimo, Scotto: “Non lo vogliono perché convinti che l’Italia possa competere soltanto se ha scarse tutele”
Altro tema caldo che vede agli antipodi le posizioni di maggioranza e opposizione è quello del salario minimo. Fino a oggi sono falliti tutti i tentativi dell’opposizione di far approvare dal Parlamento una proposta che prevedesse l’introduzione nei contratti di lavoro di un tetto minimo della retribuzione oraria. L’ultimo in ordine di tempo, la scorsa settimana, con la bocciatura dell’emendamento delle opposizioni, proprio al collegato Lavoro, per l’introduzione del salario minimo a 9 euro. Proprio oggi il Parlamento ha bocciato anche una proposta di ordine del giorno delle opposizioni sempre a tema salario minimo.
Perché è così difficile far accettare il salario minimo alla maggioranza?
“Perché sono convinti che l’Italia possa competere sulla scala globale soltanto se ha scarse tutele, dunque precariato, salari bassi e un’idea secondo cui l’impresa che ti dà lavoro è un’impresa deve essere libera da tutti i lacci e laccioli del contratto. È un’altra idea del mercato del lavoro. Noi abbiamo una generazione che ha conosciuto prevalentemente lavori part time e lavori precari, sono i ragazzi tra i 15 e i 35 anni.”
Ha concluso Arturo Scotto.