Affitti brevi: quali sono i rischi della mancata adesione? Scopriamolo in questa guida dedicata alle locazioni brevi alla luce degli interventi normativi introdotti.
A partire dall’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN), tutte le strutture ricettive e gli immobili destinati ad affitti brevi per finalità turistiche devono registrarsi per ottenere questo codice obbligatorio, necessario per la promozione delle attività. Tuttavia, il processo di richiesta sta avanzando lentamente. Attualmente, solo il 34% delle strutture ha ottenuto il codice, creando un divario tra le regioni italiane. La Basilicata è la regione più virtuosa con il 59,9% delle richieste soddisfatte, mentre il Friuli Venezia Giulia si trova in fondo alla classifica con appena il 13,1%.
Affitti brevi: le differenze regionali
Dai dati del Ministero del Turismo emerge una forte discrepanza tra le diverse regioni italiane. In testa alla classifica troviamo la Basilicata, con quasi il 60% delle strutture già dotate di CIN, seguita dalla Lombardia (43,8%) e dal Molise (40,1%). Anche la Calabria (36,9%), la Sardegna (36,9%), il Lazio (36,4%) e la Campania (35,9%) mostrano percentuali incoraggianti, superando la media nazionale.
Dall’altro lato della classifica, alcune regioni presentano numeri decisamente più bassi. Il Friuli Venezia Giulia è la regione con la minor adesione, con solo il 13,1% delle strutture che ha ottenuto il codice. Marche, Liguria e Trentino-Alto Adige si collocano poco più in alto, con una percentuale di adesione intorno al 28%.
Affitti brevi: i rischi legati alla mancata adesione
L’ottenimento del CIN è fondamentale per le strutture che intendono continuare a operare nel settore degli affitti brevi. La mancanza di questo codice potrebbe infatti portare a sanzioni e alla sospensione dalle piattaforme di prenotazione online. Gli operatori del settore, come Giambattista Scivoletto di Bed-and-Breakfast.it, sottolineano l’urgenza di adeguarsi alle normative, mettendo in guardia sulle gravi conseguenze economiche che potrebbero derivare dalla non conformità.
Le sanzioni previste per chi non ottiene il codice includono multe salate e l’esclusione dai circuiti di prenotazione più utilizzati, come Airbnb e Booking.com. Ciò potrebbe danneggiare gravemente le strutture, soprattutto in un mercato competitivo come quello turistico italiano.
Affitti brevi: una procedura complicata?
Un altro fattore che potrebbe spiegare il basso tasso di adesione è la complessità del processo di richiesta del CIN. La procedura, suddivisa in due fasi, richiede prima la registrazione nella banca dati regionale e l’ottenimento di un Codice Identificativo Regionale (CIR), per poi passare alla richiesta del CIN attraverso il portale ministeriale. Questo processo, non immediatamente chiaro per molti operatori, potrebbe aver rallentato l’adesione, specialmente per i piccoli proprietari o per chi si affaccia per la prima volta al mercato degli affitti brevi.
Scivoletto ha anche sollecitato il Ministero del Turismo a fornire maggiori chiarimenti sul processo, poiché molti operatori non sono ancora del tutto informati o trovano difficoltà a navigare il sistema di registrazione.
Affitti brevi: le prospettive future
Alla luce dell’attuale tasso di adesione, molti operatori del settore temono che oltre la metà delle strutture ricettive non riuscirà a mettersi in regola entro le scadenze previste. Se il ritmo delle registrazioni non aumenterà significativamente nei prossimi mesi, molte strutture potrebbero trovarsi escluse dal mercato turistico, con conseguenti ripercussioni sull’intero settore degli affitti brevi.
Per ovviare a questo problema, le associazioni di categoria stanno facendo pressione sul governo affinché vengano semplificate le procedure di richiesta e che ci sia una maggiore sensibilizzazione sull’importanza del CIN.
In ogni caso, gli operatori devono agire rapidamente per evitare sanzioni e perdite economiche. Gli investitori nel settore turistico dovranno quindi monitorare attentamente la situazione e prepararsi a conformarsi alla normativa in tempi brevi, pena l’esclusione dalle principali piattaforme di prenotazione e una significativa riduzione delle opportunità di business.
Dunque, in conclusione, l’implementazione del CIN per gli affitti brevi rappresenta un passaggio cruciale per la regolamentazione del settore turistico in Italia. Sebbene il processo sia ancora in corso, con molte strutture che non hanno ancora ottenuto il codice, la conformità a questa normativa è essenziale per garantire la trasparenza e la legalità nel mercato degli affitti brevi. Con il tempo che stringe e il rischio di sanzioni imminenti, è fondamentale che gli operatori del settore si informino e completino la procedura al più presto, per evitare conseguenze negative sul proprio business.