Qual è la spiegazione del finale di Lucy, film di azione andato in onda ieri sera su Italia 1?
La protagonista, dopo aver assunto una potente droga che le consente di sfruttare il 100% delle capacità del suo cervello, Scarlett Johansson si trasforma in una sorta di superumana.
Riesce ad acquisire abilità straordinarie come telecinesi e telepatia, e la sua consapevolezza si espande a dismisura, portandola a comprendere l’universo in modo profondo e intuitivo.
Scendiamo nei dettagli e vediamo come finisce e cosa significa l’epilogo.
Spiegazione del finale del film Lucy
Nel finale di Lucy, la protagonista (Scarlett Johansson) utilizza il 100% delle capacità del suo cervello e raggiunge uno stato di onnipotenza. Sebbene sia ormai noto che il mito che l’essere umano utilizzi solo il “10%” del cervello sia scientificamente infondato, la trasformazione di Lucy è centrale per la trama.
Nella scena che viene prima di quella finale, Lucy va indietro nel tempo per osservare la formazione della Terra, le galassie e, infine, l’origine dell’universo stesso, il Big Bang. Lucy riesce a fare tutto questo utilizzando il 99% delle sue capacità cerebrali. Quando raggiunge il Big Bang, il film mostra che ha raggiunto il 100% e si è completamente smaterializzata.
Durante questo periodo, il suo corpo e la sua mente sono cambiati completamente a livello cellulare, e nel film stesso si vedono scene in cui le cellule si combinano e altri cambiamenti avvengono sia a livello molecolare che cosmico.
Successivamente, la scena ritorna alla stanza in cui Lucy si trovava con gli scienziati, ma il suo corpo fisico scompare proprio prima che Jang le spari. Dopo Jang viene colpito e “Lucy” riesce a produrre una chiavetta USB che ha in sé tutta la conoscenza che la donna ha accumulato e che ora è a disposizione dell’umanità.
Quando Del Rio chiede agli scienziati: “Dov’è?” Lucy risponde dallo schermo del cellulare di Del Rio: “Sono ovunque”. Questo a dimostrazione del fatto che adesso è diventata un essere onnipotente, simile a un dio.
Non è semplicemente trascesa in un nuovo essere fisico, ha apparentemente trasceso completamente lo spazio e il tempo.
Probabilmente il regista ha voluto trasmettere l’idea che nessun essere umano potrà mai utilizzare il 100% del proprio cervello, poiché ciò significherebbe diventare simile a un dio. Questo solleva interrogativi interessanti sulla natura dell’intelletto e del potenziale umano.
L’essere umano utilizza davvero solo il 10% del suo cervello?
La premessa principale del film Lucy è che il cervello umano possiede potenzialità enormi, molte delle quali rimangono inaccessibili e inutilizzabili per la maggior parte degli esseri umani. Tuttavia, l’idea che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello è stata completamente sfatata da diversi scienziati, e si è rivelata una leggenda.
Anche un articolo pubblicato sul Journal Nature, successivo all’uscita del film, ha contribuito a mettere in discussione questo mito. L’idea che gli esseri umani non sfruttino appieno le loro capacità cognitive è stato sempre un pensiero ricorrente tra filosofi e scienziati, ma la percentuale del 10% è stata citata per la prima volta nella prefazione di Lowell Thomas al libro di Dale Carnegie How to Win Friends and Influence People nel 1936.
Nel film, il farmaco miracoloso CPH-4 viene presentato come una sostanza chimica naturale prodotta in piccole quantità dalle madri incinte, utile per lo sviluppo rapido dello scheletro e del sistema nervoso dei feti.
Con esso viene creata una droga che sblocca le capacità cerebrali negli adulti. Il CPH4 esiste davvero, anche se non è il suo vero nome. Si tratta di una molecola rilasciata in quantità limitata dalle donne dopo sei settimane di gravidanza.
Nella realtà, la maggior parte dei processi che accelerano la crescita nei feti o nei bambini piccoli, se attivati negli adulti, potrebbero portare a conseguenze molto pericolose, come la crescita tumorale.