Avevamo lasciato l’opposizione pronta a uscire compatta dall’Aula al momento del voto e la maggioranza alla conta finale per raggiungere i 363 voti necessari per portare a casa il risultato. Su tutti, indistintamente, l’ombra di un sospetto: la destra con la sua ricerca di eventuali ‘talpe’, la sinistra con il suo tentativo di ‘disarmare’ eventuali ‘franchi tiratori’ che, nel segreto dell’urna, avrebbero potuto favorire la maggioranza di Governo.

Tutti fuori e rischio azzerato nel centrosinistra.  Il centrodestra, invece, alla fine ha deciso di votare scheda bianca dopo il fallimento di tutte le trattative. Un modo per non ‘bruciare’ il nome di Francesco Saverio Marini, l’uomo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole portare nelle stanze della Consulta.

Elezione giudice Corte Costituzionale, niente da fare per Francesco Saverio Marini

Alle 12,30 il Parlamento si è riunito in seduta plenaria (deputati e senatori insieme) a Montecitorio e come da copione, la votazione – l’ottava – si è conclusa con l’ennesima fumata nera. Nessun colpo di scena rispetto alle dichiarazioni della vigilia: maggioranza presente ha votato scheda bianca, la minoranza – altrettanto compatta – è uscita fuori dall’Aula tra le accuse di ‘ricatto’ della maggioranza.

Alla fine le schede bianche sono state 323 su 342 presenti. Non essendo stata raggiunta la maggioranza prescritta per nessun candidato, bisognerà provvedere a una nuova elezione, la nona, la cui data sarà stabilità nei prossimi giorni.

La destra vota scheda bianca e opposizione esce dall’Aula

Il centrodestra ci ha provato fino alla fine a trovare il 363 voti necessari per eleggere Francesco Saverio Marini alla Corte Costituzionale, ma alla fine ha dovuto alzare ‘bandiera bianca’ o meglio scheda bianca, quella che tutti i deputati e senatori della coalizione di maggioranza hanno consegnato al segreto delle urne. L’annuncio della scelta della maggioranza è arrivata pochi minuti prima dell’inizio delle votazioni, giustificata come un voto contro ‘la propaganda’.

E’ l’ultima volta – fanno sapere i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato – che si asterranno dall’esprimere una preferenza.

Assenti, come da copione, i deputati e i senatori di Pd, M5s, Avs, Azione, Italia Viva e + Europa che, con la scelta di uscire dall’aula al momento del voto hanno sventato il ‘blitz’ della maggioranza per la votazione odierna, l’ottava che si conclude con un nulla di fatto, a riprova dell’importanza strategica rivestita dai giudici della Corte Costituzionale (cinque dei quali nominati appunto dal Parlamento) che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si dovranno pronunciare sulla costituzionalità e ammissibilità dei referendum proposti dalle opposizioni. In ballo l’abrogazione della contestata Legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata e la modifica della legge sulla cittadinanza italiana.
Quando si parla di blitz della maggioranza si intende il tentativo smentito dai diretti interessati di votare compatti Francesco Saverio Marini puntando sull’effetto sorpresa che non avrebbe consentito al centrosinistra di organizzarsi e quindi facilitato la possibilità di intercettare i voti dei franchi tiratori necessari per l’elezione. La fuga di notizie ha, invece, consentito al centrosinistra di organizzarsi.