Cos’è successo a Liliana Resinovich? Si è tolta la vita oppure è stata uccisa? Quando? Perché? Sono solo alcuni degli interrogativi che ancora avvolgono il caso della sua morte, conosciuto, nelle pagine di cronaca, con il nome di “giallo di Trieste“. Un caso che con il passare del tempo non ha fatto altro che infittirsi. Ecco le ultime notizie.

Le ultime notizie sul caso di Liliana Resinovich: dalla vertebra rotta alle analisi sul luogo del ritrovamento

La mattina del 14 dicembre 2021 Liliana Resinovich uscì dall’abitazione in cui viveva insieme al marito Sebastiano Visintin, al numero 2 di via Verrocchio, nel rione San Giovanni di Trieste, e si avviò, a piedi, verso via Damiano Chiesa.

Fu immortalata dalle telecamere di videosorveglianza di un negozio di frutta di via San Cilino, venendo avvistata per l’ultima volta nei pressi di piazzale Gioberti; poi scomparve. Una ventina di giorni più tardi fu trovata morta nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico della zona, con la testa avvolta in due sacchetti di plastica e il corpo in due grandi buste nere.

Si pensò subito a un caso di suicidio. Gli investigatori arrivarono alla conclusione che la donna si fosse allontanata volontariamente da casa e che si fosse poi tolta la vita, senza presentarsi all’appuntamento che aveva con l’amico Claudio Sterpin (secondo il quale intrattenevano una relazione extraconiugale), né nel negozio di telefonia in cui gli aveva detto di doversi recare.

Dopo le opposizioni presentate dai suoi familiari, che hanno sempre escluso la possibilità di un gesto volontario, mettendo in evidenza come la donna, in quel periodo della sua vita, fosse serena, il giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti ha respinto la richiesta di archiviazione delle indagini riguardanti la sua morte avanzata dalla Procura.

Il nuovo fascicolo d’inchiesta ipotizza il reato di omicidio. Resinovich è morta, ufficialmente, per asfissia. I suoi vestiti erano puliti. La sua salma non presentava morsi di animali o insetti. Tutti elementi che farebbero pensare che il suo corpo non si trovasse lì da molto. Anche perché, in caso contrario, qualcuno lo avrebbe visto. Da una prima perizia era emerso, in effetti, che poteva essere deceduta pochi giorni prima. I nuovi accertamenti cambiano tutto.

I dubbi sulla data e le modalità del decesso

Lo scorso settembre il quotidiano triestino Il Piccolo ha fatto sapere che dai risultati della nuova autopsia eseguita sul suo corpo (riesumato) sarebbe emerso che in realtà la 63enne potrebbe essere morta il giorno della scomparsa.

Il suo corpo si sarebbe conservato perché in quel periodo, nel punto in cui si trovava, avrebbe fatto molto freddo. Qualcosa, però, non torna. Questo il motivo per cui i familiari di Liliana hanno incaricato, attraverso i loro consulenti, lo zoologo Nicola Bressi di analizzare l’area.

A riportarlo è sempre Il Piccolo, a cui l’esperto ha spiegato:

È altamente improbabile che quel corpo, carne a tutti gli effetti per un animale, possa essere rimasto lì per venti giorni, nemmeno per una sola settimana, senza che alcun animale abbia dato un morso o, per curiosità, abbia leggermente spostato i sacchi, per annusare, per capire cosa ci fosse lì sotto.

Secondo lui, in pratica, sarebbe stato portato lì poco prima. Se fosse vero – e anche la data della morte venisse ufficialmente collocata a dicembre – bisognerebbe chiarire dove sia stato tenuto il corpo e da chi. Tra le ipotesi, quella che possa essere stato congelato o comunque conservato in un luogo freddo.

Potrebbe significare che fu uccisa. A farlo pensare, anche il fatto che – secondo un’indiscrezione della trasmissione Storie Italiane – avesse una vertebra rotta e altre lesioni (una tumefazione della palpebra destra, un’infiltrazione su lingua e orecchio sinistro, tra le altre) precedenti alla morte e non compatibili con una caduta.

La famiglia ipotizza che possa aver avuto una colluttazione con qualcuno, che abbia perso i sensi e che poi sia stata assassinata. Ecco cosa diceva l’avvocato Nicodemo Gentile a Tag24. Si aspettano ora sviluppi.