Il freddo sta iniziando a bussare alle nostre porte, in regione sicuramente più che in altre, ed è tempo di conoscere il calendario dell’accensione dei riscaldamenti.

Se al Sud Italia le temperature sono ancora (quasi) pienamente estive e la siccità in alcune zone della Sicilia sembra non avere fine, al Nord Italia e anche in alcune zone del Centro il maltempo è ormai protagonista, con alcuni giorni già dal carattere più autunnale.

Così come negli anni passati, l’Italia è divisa in sei zone: ogni zona ha una data ben precisa di accensione e di spegnimento dei termosifoni. Si tratta di date obbligatorie e in caso di trasgressione non mancano sanzioni, come previsto dalla direttiva UE. In aggiunta, possono anche applicarsi sanzioni condominiali o da parte degli enti locali.

Calendario accensione dei riscaldamenti 2024

Soprattutto per chi vive in città, ormai, non si tratta più di una novità. Ogni anno, l’accensione o lo spegnimento dei riscaldamenti sono soggetti a un calendario preciso.

Il ricorso al riscaldamento domestico è soggetto al decreto del Presidente della Repubblica n. 74/2013. Una normativa che va ad affrontare proprio la gestione degli impianti termici.

Il territorio italiano viene suddiviso in sei zone che hanno date di accensione dei termosifoni che variano dal 15 ottobre al 1° dicembre e anche di spegnimento, variabile tra il 15 marzo e il 15 aprile.

Quali sono le zone?

  • Zona A: Lampedusa, Porto Empedocle e Linosa. Accensione dei termosifoni dal 1° dicembre, per massimo 6 ore giornaliere, e spegnimento entro il 15 marzo;
  • Zona B: province di Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani. Accensione dal 1° dicembre, per massimo 8 ore al giorno, e spegnimento al 31 marzo;
  • Zona C: territori di Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari e Taranto. Accensione dal 15 novembre, per massimo 10 ore al giorno, e spegnimento al 31 marzo;
  • Zona D: province di Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Vibo Valentia, Viterbo. Accensione dal 1° novembre, per massimo 12 ore al giorno, e spegnimento al 15 aprile;
  • Zona E: province di Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Lecco, Lodi, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Verona, Vicenza. Accensione dal 15 ottobre, per massimo 14 ore al giorno, e spegnimento al 15 aprile.
  • Zona D: territori di Belluno, Cuneo e Trento. Non sono previsti limiti.

Perché si deve seguire un calendario

L’Italia è divisa in sei zone proprio per via della differenza climatica, accentuata particolarmente tra il Nord e il Sud del Paese. Le stesse regole cambiano in base al contesto.

Siamo entrati nella stagione autunnale e, nonostante ciò, in alcune zone del Sud Italia sembra essere ancora estate. Proprio questa differenza climatica porta necessariamente a stabilire date differenti di accensione.

D’altra parte al Nord Italia l’autunno si percepisce più prepotentemente e, in molte zone, le temperature sono già scese di parecchi gradi. Per accendere i riscaldamenti e rendere le proprie case più calde bisognerà attendere ancora un po’.

La temperatura massima ammessa all’interno di una casa riscaldata dagli impianti deve essere di 19 gradi, con una tolleranza di 2 gradi.

Ci sono regole precise anche per chi vive in condominio in merito all’utilizzo del riscaldamento centralizzato. In questo caso, occorre far riferimento al proprio regolamento condominiale.

In linea generale, l’ultima parola tocca sempre ai singoli Comuni. Potrebbero essere previste deroghe comunali, ma solo al sopraggiungere di presupposti tali da giustificare un cambiamento.

Per capirci, con un aumento delle temperature per lungo tempo i sindaci dei Comuni coinvolti potrebbero chiedere, a ragione, di posticipare la data di accensione dei riscaldamenti. Lo stesso esempio possiamo farlo anche nel caso opposto, ovvero quando il caldo tarda ad arrivare e allora potrebbe essere necessario richiedere di posticipare la data di spegnimento. La primavera scorsa si è acceso questo problema, con il ritorno del freddo che ha comportato la riaccensione dei riscaldamenti ad aprile.