Uno, due, tre, quattro e a cinque mi sono fermato. Non avevo più voglia di contare le chat a cui partecipo. La discussione sull’utilità o la dannosità di questo mezzo di connessione tra persone è tornato di moda in questi giorni quando la presidente del consiglio Giorgia Meloni si è arrabbiata perché il contenuto di una chat dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia è finita sulle pagine dei quotidiani. Sul tema sono intervenuti Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera, e Marco Follini su La Stampa. Nella rubrica quotidiana “Il Caffè”, Gramellini afferma che il vero mistero non è scoprire perché un parlamentare su 184 ha rivelato le confidenze del partito, ma come mai gli altri 183 se le sono tenute per sé.

Quando Saragat sospettava degli omuncoli e De Gasperi non si fidava di Dossetti

Quando Saragat sospettava degli omuncoli e De Gasperi non si fidava di DossettiFollini, abituato alle navigazioni della Prima Repubblica, allarga la riflessione e afferma che non c’è leader che, giunto a un certo punto del suo cammino, quando la salita si impenna e il fiato si dirada, non finisca per prendersela con i suoi seguaci. E fa una sfilza di nomi, da Giuseppe Saragat, che se la prese con gli omuncoli del suo Psdi, ad Alcide De Gasperi che sospettò che Giuseppe Dossetti passasse informazioni riservate ad Aldo Moro. La storia è piena di ingrati. E’ l’ingratitudine dei gratificati.

Stefano Bisi