Chiara Ferragni è nell’occhio del ciclone (ormai) da mesi. Il caso Pandoro- a cui si è poi aggiunto quello delle uova di Pasqua- ha portato l’imprenditrice digitale e fashion blogger a essere indagata dalla Procura di Milano per truffa aggravata.

Solo pochi giorni fa è stata comunicata la chiusura delle indagini. A questo punto la Ferragni, così come le altre persone indagate- ossia Alessandra Balocco, ad dell’azienda dolciaria produttrice del pandoro; Fabio Salvatore Maria D’Amato, ex ‘braccio destro’ di Ferragni; Francesco Cannillo, presidente e amministratore delegato di Dolci Preziosi- potranno essere ascoltati o presentare memorie difensive. Il pm potrebbe decidere per l’archiviazione oppure per il rinvio a giudizio.

C’è però chi non è d’accordo con l’accusa di truffa aggravata. “Ci sono dei fraintendimenti di fondo” sottolinea a TAG24 l’avvocato penalista Giuseppe Di Palo, che gestisce un profilo Instagram da migliaia di follower.

“Non so quale sia stato il ragionamento del Pubblico Ministero nello specifico caso di Chiara Ferragni, ma è doverosa una precisazione: non bisogna fare confusione tra pubblicità ingannevole da un lato e truffa dall’altro”.

Chiara Ferragni indagata, l’avvocato Di Palo: “Non è truffa aggravata: non c’è la minorata difesa”

“Il fatto che ci sia una comunicazione fuorviante non determina automaticamente la truffa” ribadisce l’avvocato Di Palo. Nel caso dell’influencer ci sono alcuni elementi a sostegno dell’ipotesi che il reato di cui è accusata non possa configurarsi come truffa aggravata.

“Secondo me è da escludere l’aggravante che viene contestata, in gergo definita ‘minorata difesa’, prevista dall’articolo 61 numero 5 del codice penale. Ma cosa significa? Sta a indicare che il consumatore, in questo caso il soggetto truffato, si trova in una posizione di notevole svantaggio. Ormai da qualche anno a questa parte le vendite che vengono effettuate online, o tramite comunicazione online, determinano automaticamente questa aggravante. Questo perché molto spesso, quando facciamo acquisti online, non sappiamo chi si nasconde dall’altra parte. C’è uno schermo tra l’acquirente e il venditore: così il consumatore, il potenziale truffato, viene messo in una posizione di evidente svantaggio”.

Scenario che, invece, non si sarebbe verificato per ciò che riguarda Ferragni e Balocco, sostiene l’avvocato.

“Dietro questa vendita ci sono due brand molto importanti, certamente non anonimi, e i canali utilizzati sono stati quelli ufficiali. Chiara Ferragni, oltre a essere una persona riconoscibile, è un brand fortissimo. La stessa cosa vale per Balocco. La minorata difesa, in questo caso, secondo me non esiste. Non ci sono consumatori che hanno querelato: bensì denunce da parte di associazioni a tutela dei consumatori, che quindi hanno determinato l’apertura del procedimento”.

Se l’aggravante dovesse essere esclusa, quale ne sarebbe la conclusione?

“Se eliminiamo questa aggravante e la procedibilità diventa a querela, non essendoci una persona offesa che si ritenga truffato dalla condotta di Chiara Ferragni, il procedimento dovrà essere necessariamente archiviato se nella fase di indagini. Oppure ci sarà un proscioglimento se si dovesse andare a processo”.

Il Pubblico Ministero ha avvisato gli indagati della chiusura delle indagini preliminari lo scorso 4 ottobre.

“Non è un rinvio a giudizio ma un atto con il quale, nella maggior parte dei casi, per la prima volta l’indagato viene messo a conoscenza delle accuse formali della procura della Repubblica. A questo punto ci sono 20 giorni di tempo per predisporre una difesa e offrire una ricostruzione diversa. Qualcosa potrebbe essere sfuggito al pm; oppure alcuni elementi potrebbero essere stati omessi dalle indagini. O ancora Chiara Ferragni potrebbe decidere di chiarire la sua posizione tramite un interrogatorio. Il pm, quindi, potrebbe anche chiedere l’archiviazione“.

Non succede spesso, evidenzia il legale: ma è comunque una possibilità.

“Che l’influencer possa essere rinviata a giudizio è un’opzione, perché, d’altra parte, il PM probabilmente ha già maturato le proprie convinzioni che, tuttavia, possono cambiare. Però anche altri avvocati, che si sono pronunciati sulla vicenda, sono concordi nel ritenere che non ci sia una truffa da un punto di vista sostanziale”.

L’avvocato che rende il diritto penale “a portata di tutti”

Il profilo Instagram dell’avvocato Di Palo- che ha uno studio a Casoria, in provincia di Napoli- è seguito da oltre 197mila follower. Diversi gli argomenti trattati: dalla riflessione sulle notizie di cronaca (come la strage di Paderno Dugnano) alla spiegazione della differenza tra patteggiamento e rito abbreviato, ad esempio. Non mancano risposte a domande del tipo: quali sono gli aspetti legali del dissing tra Fedez e Tony Effe?

“La materia della quale mi occupo, il diritto penale, è molto complicata. Spesso, tra l’altro, colpisce in maniera molto forte tutti coloro che si ritrovano in qualche modo coinvolti in procedimenti penali sia dalla parte di indagati e imputati, sia dalla parte invece di chi subisce le conseguenze di un reato” spiega Di Palo.

“Spesso si ha un’idea sbagliata di ciò che avviene all’interno dei procedimenti giuridici, a volte avallata anche da un certo tipo di informazione. Il lavoro del giudice e dei pubblici ministeri, così come delle conseguenze di un reato, sono percepiti in maniera distorta” aggiunge.

“‘L’hanno arrestato ieri e oggi è già fuori’ è una frase molto comune. Ecco, l’idea è quella di far comprendere perché quella determinata persona è in libertà. Non perché viviamo in un paese in cui non si puniscono i cattivi, ma perché può esserci stata una diversa interpretazione del caso in quello specifico frangente. La vicenda può essersi sviluppata diversamente rispetto a come era stata illustrata da una fonte d’informazione”.