Un caso, un delitto, una storia. E poi i podcast, una serie tv Netflix e il documentario, in arrivo il 7 ottobre 2024, dove sono proprio loro, i veri fratelli Menendez, a raccontare i dettagli dell’omicidio dei loro genitori, José e Kitty Menendez, datato 1989.

Documentario sul caso dei fratelli Menendez: una vita uniti

I fratelli Menendez si raccontano a cuore aperto nel documentario Netflix. Il pubblico rilegge la loro storia: c’è chi li sostiene, chi crede alla loro versione e chi ancora, mette in discussione tutto. Il caso, dopo l’uscita della serie tv diretta da Ryan Murphy, si riapre e ci sono anche nuove prove da mettere sotto esame.

Nel documentario, Erik e Lyle continuano a ripetere di aver potuto contare solo su loro stessi e ribadiscono di aver ucciso loro padre, José, manager dell’RCA Records (45 anni) e la madre, Kitty (47 anni), poiché lui avrebbe abusato sessualmente di loro per tutta la vita e, la moglie, dal suo canto, sarebbe stata complice, non avrebbe fatto nulla, se non contribuire alle umiliazioni e ai momenti già emotivamente disastrosi di entrambi i figli.

Erik Menendez era letteralmente convinto che lui e suo fratello Lyle sarebbero stati reclusi insieme, nella stessa prigione, con l’arrivo della condanna all’ergastolo del 1996 per l’omicidio dei genitori.

Non poteva neanche lontanamente immaginare quanto questo desiderio non corrispondesse alla realtà.

Una prigionia separati: il racconto nel documentario Netflix

La decisione del Dipartimento di correzione della California è stata una pugnalata dritta nello stomaco: quella di tenerli separati, in due prigioni differenti e lontani dagli altri prigionieri, in quanto etichettati come detenuti di massima sicurezza.

È stato così fino al 2018, l’anno in cui, nel mese di aprile, hanno portato Lyle da Erik: non si vedevano da 22 anni e, durante l’incontro, non sono riusciti a trattenere le lacrime.

Nel documentario, Erik racconta così il momento della separazione:

“Lo hanno messo in un furgone. Non capivo perché mi stessero mettendo in un altro furgone.  Ho iniziato a urlare a Lyle e loro hanno chiuso la porta. È stata l’ultima volta che l’ho visto”.

Lo sciopero della fame di Erik e i tentativi di tornare insieme

Per quanti avessero visto la prima parte della serie tv sui fratelli Menendez diretta da Ryan Murphy, Monsters 2, c’è un accenno al fatto che Erik abbia completamente perso la voglia e la capacità di mangiare mentre è detenuto, prima del fatidico processo.

Tuttavia, nel documentario il fatto viene approfondito sotto un altro aspetto, che riguarderebbe una vera e propria protesta da parte del più piccolo dei fratelli.

“La nostra permanenza in prigione è stata tremendamente dolorosa. Mio fratello ha addirittura fatto uno sciopero della fame per cercare di tenerci insieme”. 

Racconta la voce di Lyle.

E le avrebbero provate tutte, in realtà, per poter condivedere quei momenti di solitudine e amarezza dietro le sbarre. Lyle aggiunnge anche che ha deciso di accettare l’intervista tv con Barbara Walters nel 1996, dopo la condanna, solo per:

“Cercare di supplicare che non ci separassero e mostrare quanto non volessimo che ciò accadesse”.

Non sapevano quanto ancora a lungo, entrambi, avrebbero dovuto aspettare.