Tra gli obiettivi e le intenzioni dell’Esecutivo c’è sempre il progetto ambizioso e non di facile e immediata attuazione di alzare le pensioni minime sopra i 621 euro e allora ci si domanda se aumenteranno davvero nel 2025.
Più che un aumento, si tratta anche di una riconferma perché se il Governo non interviene, l’aumento varato nel 2024 scadrà e dall’anno prossimo l’assegno sarà addirittura più basso. Un passo indietro sarebbe impensabile, soprattutto considerando la fascia di popolazione coinvolta. Tuttavia, non bisogna disperarsi subito perché, nelle ultime ore, sono emersi nuovi piani del Governo. Si prevede non solo una conferma, ma anche un aumento.
Aumenteranno le pensioni minime nel 2025?
Il Governo sta lavorando a un aumento delle pensioni minime dal 2025. Una vecchia promessa che, prima o poi, sarà mantenuta – o almeno queste sono le intenzioni.
Non bisogna prendere la questione delle pensioni minime alla leggera, in quanto l’aumento del 2024 ha una data di scadenza e se il Governo non provvede l’anno prossimo gli assegni saranno più bassi.
Ma le intenzioni del Governo sono chiare: l’Esecutivo sta lavorando a un intervento che le porti a oltre i 621 euro, oltre a confermare l’aumento del 2023/24, che ha portato le pensioni a 614,77 euro.
Si potrebbe andare anche oltre gli importi attuali, dando in aggiunta alla rivalutazione rispetto all’inflazione che dovrebbe essere dell’1% un ulteriore incremento.
Cosa aspettarsi nel 2025? Le pensioni minime aumenteranno davvero? Dobbiamo aspettarci, forse con tutta probabilità, una riconferma dell’importo, in modo tale da non tornare marcia indietro. Inoltre, potrebbe esserci un nuovo mini bonus, almeno secondo le intenzioni del Governo trapelate nelle ultime ore.
Quanto costa aumentare le pensioni minime
Le pensioni minime sono state aumentate con la Legge di Bilancio del 2023. L’aumento era stato disposto in via transitoria per il 2023 e anche per il 2024.
Proprio per questo motivo, per la data di scadenza fissata alla fine del 2024, ci si pone il primo obiettivo di non ridurre gli importi dal 2025.
Nel 2023, c’era stato un +1,5% all’assegno, che diventava +6,4% per gli over 75. Spostandoci a quest’anno, non ci sono state distinzioni d’età: tutti coloro che ricevevano un assegno pari o inferiore al minimo hanno avuto un aumento del 2,7%. Aumento che, sommatosi alla rivalutazione INPS ha portato all’importo di 614,77 euro. Inoltre, ricordiamo anche l’aumento della pensione nel mese di ottobre 2024.
Il capitolo costi è sempre quello più ostico. Il costo per l’aumento delle pensioni minime, nel 2024, è stato di 379 milioni di euro.
Qual è il destino delle pensioni
Siamo sulle spine non solo per le pensioni minime, ma anche per gli attuali anticipi pensionistici. Si pensa a una riconferma dell’Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. Non si sa bene se saranno confermate così come sono oppure se saranno applicate regole più stringenti.
Si studia, inoltre, l’adozione di un nuovo semestre di silenzio assenso per il conferimento del TFR alla previdenza integrativa. Un semestre che varrà sia per i nuovi assunti che per tutti coloro che avevano già un’occupazione.
In mancanza di comunicazione, il trattamento di fine rapporto dovrebbe andare al fondo di previdenza della categoria.
Ancora in fase di discussione la possibilità per i lavoratori pubblici con 65 anni e una contribuzione di 42 anni e 10 mesi di restare al lavoro, pur potendo accedere alla pensione anticipata.
La possibilità di restare al lavoro, comunque, sarebbe solo su base volontaria. L’intenzione è quella di uniformare il sistema pubblico a quello privato, per cui il datore di lavoro ha la possibilità di decidere di far pensare i dipendenti solo al compimento di 67 anni, mentre è il lavoratore che decide di andarci prima se ha maturato i requisiti per l’anticipata.