Ci si auspicava un lieto per fine per Martina Albano, scomparsa da Treviglio in provincia di Bergamo il 17 settembre 2024, ma non è stato così.
Dopo quasi venti giorni vissuti inizialmente all’insaputa dei familiari nel “Bosco della Droga” di Rogoredo, quartiere periferico di Milano, la giovane aveva fatto ritorno momentaneamente a casa per lavarsi, mangiare e chiedere denaro contante ai genitori.
Con i soldi guadagnati, chiesti anche ad uno dei suoi migliori amici e conoscenti, la 27enne avrebbe potenzialmente saldato alcuni suoi debiti con i pusher all’interno della villa, teatro a cielo aperto di tentati stupri, aggressioni e spaccio di sostanze stupefacenti.
Il parco pubblico, è situato a metà con Porto di Mare, nelle vicinanze dell’abbazia di Chiaravalle e alla città di San Donato Milanese.
Pochi giorni fa, un ultimo rientro all’abitazione del padre, con la richiesta esplicita di essere aiutata a disintossicarsi, mediante l’entrata nel centro SERD della vicina Treviglio, struttura che ha come missione la prevenzione, cura e riabilitazione dei tossicodipendenti nella società.
Un responsabile del Servizio per le Dipendenze, avrebbe “temporeggiato”, invitando la ragazza ad un futuro appuntamento nel mese di novembre, rivelandosi l’ennesima volta in cui Martina viene rifiutata dalle istituzioni che dovrebbero fornirle una mano concreta.
Ormai rassegnata ha preferito non abbandonare più il mondo delle droghe, ma di rimettere in moto definitivamente il circolo vizioso di cui, purtroppo, continua ad essere schiava.
Tag24 ha intervistato in esclusiva Michele, padre della giovane su questa drammatica vicenda. Una storia di rifiuto, abbandono e sofferenza.
Martina Albano, scomparsa da Treviglio, in provincia di Bergamo il 17 settembre: intervista al padre della 27enne
Al telefono con Tag24, Michele, padre di Martina Albano è fortemente risentito nei confronti del SERD di Treviglio: “Martina era finalmente ritornata a casa e per un attimo ho creduto realmente che fossimo giunti finalmente alla fine di questa storia” e con un tono di amarezza aggiunge “Ovviamente mi sbagliavo, la situazione si è aggravata ulteriormente“.
“Mi assumo tutte le responsabilità di quanto sto per dire. Mia figlia era disposta ad avviare un percorso di riabilitazione al SERD di Treviglio e come le avevo già raccontato nelle precedenti interviste, tutte le comunità a cui avevamo fatto domanda l’avevano rifiutata. È accaduto nuovamente anche questa volta, ma in modo differente”.
“Il responsabile ha temporeggiato, nonostante fosse a conoscenza della gravità della situazione, non ci è stato dato nessun aiuto. Ci sono voluti giorni per convincerla ad incontrarlo” prosegue il papà.
“Martina è scappata di nuovo di casa, non sappiamo dov’è, ma avrà ricominciato a drogarsi”
“Di tutta risposta, ha invitato Martina a ritornare per un altro appuntamento a novembre. Mi domando come si fa a teorizzare un incontro con una distanza così lunga, di addirittura un mese? La risposta è semplice: è scappata di nuovo di casa, non sappiamo dov’è, probabilmente nel parco di Rogoredo a drogarsi nuovamente”.
“Sono tutte ca****e papà, non mi accoglieranno nemmeno qui, in questo SERD. Mi sono rassegnata, non credo più in nulla, tantomeno che qualcuno possa aiutarmi”.
“Sono parole forti, come può immaginare, ed è un dolore enorme immaginare che Martina abbia ripreso a drogarsi. Si è sentita abbandonata da chi dovrebbe fornirle l’aiuto necessario ad uscirne da questo brutto momento della sua vita”.
“Spero che torni spontaneamente a casa, non sappiamo più come fare. Poche ore fa ha chiesto nuovamente soldi al suo migliore amico, li chiede mediante messaggi ed altri numeri telefonici anche a me, ma non posso più acconsentire sapendo il potenziale utilizzo. Che sia soltanto un escamotage per assumere sostanze, estorsione o altro, è una persona che ha bisogno di supporto. Temo il peggio, mi creda“.