Ultrablu è un’associazione situata nell’elegante rione Prati, di Roma, a ridosso di Borgo Pio, dove troviamo, ad accoglierci, una grande vetrina che lascia intravedere libri, pareti colorate da quadri e un bar. Fondata da Virgilio Mollicone e Monica Nicoletti, nel 2015, ha una specifica mission: far sì che la neuro-diversità venga riconosciuta come ricchezza e venga superata la ghettizzazione, che separa i ragazzi con neurodivergenze, o neuroatipici, del disturbo dello spettro autistico. Ne abbiamo parlato col fondatore, Virgilio Mollicone: ecco come ne parla.

Ultrablu, un’idea che germoglia nel 2015 grazie ad un’incontro

“L’idea di Ultrablu germoglia nel 2015, quando, come insegnante in un liceo artistico, conosco due
giovani studenti, Simone Cassese e Andrea Calcagno, entrambi nello spettro autistico
. Riconoscendo il loro talento peculiare e unico, e constatando quanto questo non sia valorizzato, nelle scuole e nella società in generale, nasce l’impulso di creare uno spazio dedicato. Nel marzo 2017, questo impulso si concretizza con la fondazione dell’associazione Ultrablu, e nel giugno dello stesso anno apre l’atelier: uno studio condiviso per la neurodiversità.”

La diversità è una risorsa

“Qui, giovani e giovanissimi autori emergenti, e neurodivergenti, sviluppano una propria ricerca in diversi ambiti della creatività, tra disegno, pittura, scrittura, sia con tecniche tradizionali sia in digitale, fumetto, video e animazione. La convinzione fondante è che la diversità sia una risorsa naturale, e costitutiva dell’essere umano. L’iniziativa si propone di raggiungere l’autonomia, e l’autodeterminazione, delle persone neurodivergenti, in un contesto dove meno dell’11% di esse lavora, e praticamente quando lo fanno quasi nessuna attingendo ai propri talenti peculiari.”

Quale approccio avete sviluppato?

“Ultrablu vuole offrire soluzione attraverso un approccio olistico, e sinergico alla cultura e all’espressione artistica. La nostra proposta innovativa fonde armoniosamente un atelier per le arti
visive e performative, una libreria curata con sapienza, un caffé che invita alla convivialità, uno
spazio espositivo dinamico, e una casa editrice all’avanguardia. Questa convergenza di elementi crea
un ambiente effervescente in cui la neuro diversità può esprimersi liberamente.”

Quali sono le novità?

“Stiamo per inaugurare un atelier dedicato ai bambini dai 4 agli 11 anni, ampliando così il suo raggio d’azione verso le generazioni più giovani. Il progetto di punta è Ultraleggibili: innovativa piattaforma digitale che mira a rivoluzionare l’accessibilità alla lettura, rendendo i contenuti fruibili a un pubblico ampio, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale per personalizzare l’esperienza di lettura, adattando i contenuti alle esigenze specifiche di ciascun utente. Un progetto che rappresenta la risposta innovativa di Ultrablu alla sfida globale della literacy, invitando a riscoprire il piacere della lettura in un formato accessibile e contemporaneo.”

 Quali istituzioni aiutano Ultrablu nel favorire l’inclusione?  

 Abbiamo ottenuto un importante riconoscimento istituzionale dal valore innovativo e sociale: il finanziamento  attraverso il bando PNRR Next Generation EU per il progetto Ultraleggibili. 

Come velocizzare l’affermazione della cultura della neurodivergenza nel mondo?

“Bisognerebbe adottare un approccio multidimensionale: occorre amplificare la visibilità di progetti pionieristici, come Ultrablu, veri e propri catalizzatori di cambiamento culturale. La collaborazione simbiotica tra individui neurodivergenti, e neurotipici, in ambiti creativi e professionali può fungere da modello di coesistenza effettiva. L’organizzazione di eventi e mostre che mettono in luce le prospettive uniche della neurodivergenza può contribuire a plasmare una nuova narrativa culturale. L’integrazione della comprensione della neurodivergenza nei curricula educativi può gettare le basi per una società più consapevole dove tutti convivono alla pari. Si parla di disabilità, la più conosciuta è quella motoria, ma c’è un mondo di neurodivergenti che non sembrano trovare una collocazione riconosciuta. Basti pensare alle ultime paraolimpiadi, in cui la rappresentanza di atleti paralimpici con disabilità cognitiva era impercettibile.”

Cosa manca perché la neurodivergenza trovi il suo riconoscimento?

“Il pieno riconoscimento della neurodivergenza richiede ancora un cambio di paradigma a livello sociale e culturale. È necessario superare la dicotomia riduttiva tra “normalità” e “diversità”, abbracciando invece un modello di neuro diversità che riconosca il valore intrinseco di ogni configurazione neurologica. Occorre implementare politiche di coesistenza più che di inclusione, poiché il concetto di inclusione presuppone un’esclusione e una successiva accettazione. È cruciale aprire spazi di leadership e partecipazione attiva per le persone neurodivergenti in tutti i settori della società. La ricerca scientifica deve approfondire la comprensione delle potenzialità uniche legate alla neurodivergenza, superando il paradigma del deficit.”

Come immagini Ultrablu nel futuro?

“L’obiettivo è promuovere l’autodeterminazione delle persone neurodivergenti. Crediamo fermamente che siano loro a dover prendere in mano il proprio destino, plasmando il futuro secondo le loro prospettive uniche e i loro talenti straordinari. In questo percorso, vogliamo essere una fucina di idee, un laboratorio di pratiche innovative, un punto di incontro dove le barriere tra il ‘tipico’ e il ‘divergente’ si dissolvono, lasciando spazio a una nuova comprensione della mente umana e del suo potenziale. In definitiva, il nostro sogno per Ultrablu è che diventi la prova vivente che un mondo più inclusivo è realizzabile.”