Gli Stati Uniti e Israele sono alleati strategici da lungo tempo. Washington ha sostenuto Tel Aviv in numerose fasi critiche della sua storia. A un mese dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, le azioni dell’amministrazione americana in Medio Oriente, in particolare il suo sostegno a Israele, potrebbero influenzare l’esito del voto.
Il sostegno degli Stati Uniti a Israele
I legami tra Stati Uniti e Israele sono profondi e durano da oltre 75 anni, radicati in una partnership storica, economica e strategica. Gli Usa hanno sostenuto la creazione di uno stato ebraico dopo la Seconda guerra mondiale. L’allora presidente Harry Truman nel 1948 è stato il primo leader mondiale a riconoscere Israele.
La relazione tra i due paesi si è rafforzata ulteriormente dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967, in cui Israele ha sconfitto una coalizione di stati arabi. Durante la Guerra Fredda, il rapporto tra Washington e Tel Aviv veniva visto come una forza stabilizzatrice nella regione. Dopo gli attacchi dell’11 settembre, i legami strategici si sono ampliati, includendo collaborazioni non solo nel settore tecnologico, ma anche in ambito di interessi e valori condivisi, come l’impegno comune per la democrazia. Attualmente, gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale di Israele.
L’amministrazione Biden è rimasta un attore centrale nella mediazione tra Israele e Hamas durante il conflitto durato circa un anno. Sin dallo scoppio della guerra a Gaza, e poi con l’espansione del conflitto al Libano meridionale, gli Stati Uniti hanno ribadito il loro “incrollabile sostegno” al diritto di Israele di difendersi contro le minacce. Allo stesso tempo, Washington ha espresso preoccupazioni per l’eventualità di un conflitto più ampio in Medio Oriente e ha costantemente invitato le parti a negoziare un cessate il fuoco, tentando di evitare un’ulteriore escalation che destabilizzerebbe ulteriormente la regione.
Gli equilibri regionali
Mentre l’escalation in Medio Oriente prosegue, il governo israeliano ha intensificato gli attacchi contro Hezbollah, lanciando una nuova fase delle operazioni militari. L’amministrazione Biden ha dichiarato di non essere stata informata in anticipo sull’attacco aereo israeliano che ha ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, un’azione che ha segnato un punto di svolta nelle ostilità. In questo contesto, il presidente statunitense ha rinnovato il suo appello per un cessate il fuoco, sottolineando la necessità di una soluzione diplomatica per evitare un’escalation ulteriore del conflitto. Tuttavia, poche ore dopo, Israele ha lanciato l’offensiva di terra nel sud del Libano. Questo sviluppo ha messo in luce un crescente divario tra i due alleati storici.
Il presidente Biden si è mostrato ottimista riguardo alla situazione in Medio Oriente, affermando di non credere che ci sarà una guerra totale nella regione. Ha sottolineato la necessità di intensificare gli sforzi diplomatici per mantenere gli equilibri.
La situazione si è complicata martedì 2 ottobre, quando l’Iran ha lanciato missili contro Israele. Tel Aviv sta attualmente valutando un possibile attacco di ritorsione, che potrebbe includere colpi contro le strutture petrolifere iraniane. Biden, in una dichiarazione del 3 ottobre, ha chiarito che gli Usa non sosterrebbero un eventuale attacco israeliano contro i siti nucleari iraniani, rimarcando l’importanza di evitare un allargamento del conflitto.
Che cosa comporta il sostegno di Washington a Tel Aviv?
Il sostegno di Washington a Israele rimane saldo ma le relazioni tra i leader dei due paesi sembrano essere più tese che mai. Nonostante l’incrollabile appoggio del governo statunitense, il sostegno pubblico americano alle azioni di Israele sta diminuendo. Un sondaggio del Pew Research Center, condotto tra il 16 e il 22 settembre, rivela che un numero crescente di americani ritiene che la risposta militare di Israele stia andando troppo oltre. Questo cambiamento nell’opinione pubblica riflette una crescente preoccupazione per l’impatto umanitario del conflitto e l’escalation militare nella regione.
L’opinione pubblica statunitense gioca un ruolo cruciale ad un mese dalle elezioni presidenziali. La vicepresidente democratica Kamala Harris è in corsa per la Casa Bianca contro l’ex presidente repubblicano Donald Trump. Entrambi i candidati non possono vantare una vittoria certa. Un sostegno esplicito dell’amministrazione dem a Israele potrebbe avere un impatto significativo sui risultati elettorali, considerando le recenti tensioni.
Durante i mesi primaverili, gli Stati Uniti hanno assistito a incessanti proteste pro-Palestina da parte degli studenti, evidenziando un crescente dissenso nei confronti della posizione di Washington. Inoltre, stati chiave come il Michigan, storicamente indecisi, potrebbero rivelarsi determinanti, in quanto ospitano una significativa popolazione arabo-americana che segue con attenzione gli sviluppi del conflitto.