Tagliata la testa al clan del boss mafioso Antonio Massimino: la Corte di Cassazione di Agrigento ha emesso 14 condanne definitive nei confronti di altrettanti imputati, membri fedeli e cuore della cosca siciliana. Con il verdetto arrivato in serata oggi, 3 ottobre 2024, si conclude la lunga inchiesta della DIA denominata “Kerkent“.

Agrigento, smantellato il clan del boss Antonio Massimino: 14 condanne

È arrivata questa sera, 3 ottobre 2024, la sentenza della Corte di Cassazione di Agrigento, che ha messo fine all’indagine chiamata “Kerkent“: colpito dritto al cuore il clan mafioso sotto l’egida di Antonio Massimino.

Per lui condanna a 20 anni per traffico di droga e associazione mafiosa, ma la sua posizione si potrebbe ulteriormente aggravare dopo il processo per sequestro di persona e violenza sessuale, insieme a Salvatore Ganci, 50 anni. Secondo l’accusa, Ganci avrebbe “assoldato” Massimino per spaventare un uomo vicino al clan, “reo” di aver truffato il 50enne acquistando un’automobile del suo negozio con un assegno falso.

Dalle indagini, sarebbe emerso che il boss avrebbe, così, sequestrato la moglie del colpevole e l’avrebbe palpeggiata senza consenso. A rivelare l’episodio proprio la donna, che avrebbe collaborato con le forze dell’ordine per arrestare Massimino e i suoi complici.

Condanna annullata per Luca Siracusa

Nel maxi processo che vede seduti al banco degli imputati ben 16 persone, l’unica condanna annullata dalla Cassazione riguarda il 48enne Luca Siracusa. L’uomo, tuttavia, sarà soggetto a un nuovo processo con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Attraverso Siracusa, infatti, Massimino avrebbe ricavato i finanziamenti necessari per le sue attività illecite. Eppure il 48enne sarebbe dovuto rimanere estraneo al giro d’affari della famiglia, come ordinato dal boss Cesare Lombardozzi. Prima di morire, nel 2017, Lombardozzi avrebbe imposto a Massimino di tenere all’oscuro Siracusa poiché fratello del genero.

Per questo motivo, l’accusa ha chiesto 8 anni per Siracusa, davanti al quale, adesso, si apre una nuova strada.

Ecco chi sono gli altri 14 condannati

È lunga, però, la lista degli imputati per associazione di stampo mafioso e traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’inchiesta “Kerkent” ha portato a scrivere sul registro degli indagati i nomi di:

  • Andrea Puntorno: condannato dalla Cassazione a 4 anni;
  • Antonio Messina: condannato a 9 anni e 4 mesi;
  • Sergio Cusumano: 8 anni e 4 mesi;
  • Giuseppe Tornabene: per lui la pena è di 8 anni e 4 mesi;
  • Giuseppe Messina: condannato a 12 anni, 10 mesi e 20 giorni;
  • Fabio Contino: la cui sentenza è di 8 anni;
  • Calogero Rizzo: 4 anni;
  • Alessio Di Nolfo: 11 anni e 4 mesi di reclusione;
  • Eugenio Gibilaro: condannato a 7 anni e 4 mesi;
  • Marco Davide Clemente: 9 anni e 2 mesi;
  • Francesco Vetrano: con la condanna più lunga a 16 anni e 1 mese (dopo quella del boss Massimino);
  • Domenico Mandaradoni: condannato a 4 anni;
  • Liborio Militello: sentenza a 8 anni di reclusione;
  • Gregorio Niglia: 4 anni.

Altri 4 nomi, tuttavia, non figurerebbero iscritti nel registro degli indagati, ma sarebbero sorvegliati speciali. Si tratta di James Burgio, Domenico La Vardera, Salvatore Capraro e Gerlando Massimino, il figlio 35enne del boss mafioso e considerato “socialmente pericoloso” dalla Corte di appello di Palermo.

Lo scorso luglio 2024, un altro blitz antimafia ha messo le manette a sette persone, accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa Nostra. Fra gli accusati anche il dirigente regionale Maurizio Costa.